Fonte: facebook
di Michele Pizzolato – 23 febbraio 2015
– prima del Jobs Act c’erano più di 40 forme contrattuali diverse, una sola tutelata ex art.18. La possibilità di assumere con licenziamenti senza reintegro c’era anche prima ed era pure troppa. Chi dice quindi che si assume perché hanno tolto la tutela del reintegro non sa di cosa parla. Negli ultimi anni le assunzioni a tempo indeterminato non erano certamente maggioritarie;
– con il Jobs Act, come testimonia studio UIL, le agevolazioni fiscali alla assunzione con contratto a tutele crescenti possono essere significativamente superiori agli indennizzi per licenziamento dopo 3 anni. Per i casi così quindi avrebbero trovato un sistema per rendere conveniente il licenziamento dopo tre anni!…
– con il Jobs Act rimangono quasi tutti i contratti precari precedenti, in piu’ hanno precarizzato con le tutele crescenti il tempo indeterminato e hanno pure permesso i licenziamenti senza giusta causa, individuali e collettivi per i contratti esistenti. Ciò si tradurrà in possibilità di licenziamenti sui contratti più onerosi (lavoratori più anziani e meno collocabili), o in interventi di riduzione del salario con il ricatto del licenziamento.
Quindi: il Jobs Act ha solo precarizzato il tempo indeterminato rendendo licenziabili senza giusta causa tutti. L’unico incentivo a passare a tutele crescenti e’ nel potenziale assurdo vantaggio economico ottenibile col licenziamento post 3 anni. Poiché però una impresa assume solo se ha mercato – e in modo precario poteva assumere anche prima – le nuove assunzioni:
– o saranno precarie più di prima, se rispondenti ad una ripresa economica, lo vedremo;
– o saranno in sostituzione materiale (licenziamenti) o economica (riduzioni di salario) di altri lavoratori.
In ambedue i casi un peggioramento.