Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos
Fonte: i gessetti di Sylos
al Centro solo posti in piedi
Che il M5S non fosse più un partito antisistema lo si era capito da tempo, anzi oggi appare il più governativo, come abbiamo già scritto, e finora abbiamo attribuito la metamorfosi al mero “trasformismo”, malattia tipica della politica italiana. Adesso dobbiamo aggiornare la nostra analisi, e mettere in conto una vera e propria trasformazione ideologica. Infatti in una recente intervista Luigi Di Maio ha dichiarato che il suo partito rappresenta “una forza moderata, liberale, attenta alle imprese, ai diritti …”. Quindi si considera come un leader di Centro. E così dopo Fi, Iv, la componente ex Dc del Pd, la componente giorgettiana della Lega, e tante altre isolette, il cosiddetto Centro della politica italiana si arricchisce di un’altra componente, il M5S, e diventa sempre più affollato.
E’ evidente che il loro modello ideale è la Dc. Sennonché, come ho sostenuto tante volte, io non penso che in Italia possa più esistere un Centro vero, e ancor meno un centro tipo Dc, per il semplice motivo che quella politica poggiava (dagli anni ’70 in poi) su un dato di fatto non più ripetibile: la dilatazione senza limiti della spesa pubblica. Era la spesa pubblica che costituiva il lubrificante atto ad appianare tutte le divergenze tra le forze politiche e tra le classi sociali; e questo consentiva una capacità di mediazione che ha assicurato a quel partito un’egemonia cinquantennale. Ora molti la rimpiangono, ma costoro evidentemente non si rendono conto della natura di quella “abilità” nella mediazione e da cosa era resa possibile, come pure non si avvedono che essa è stata una delle cause della dilatazione del nostro debito.
Oggi, con i vincoli di bilancio esistenti e con le forti diseguaglianze che si sono cristallizzate, una forza politica deve dire da che parte batte il suo cuore. Ma se la posizione politica di Centro non è più sostenibile, perché ci sono tante forze che si dichiarano “centriste”? Penso che stia accadendo lo stesso fenomeno che abbiamo registrato per le affermazioni tipo “non vi sono più differenze tra destra e sinistra”, oppure “destra e sinistra sono categorie novecentesche superate dalla Storia”, affermazioni che ormai costituiscono un indice sicuro per classificare la persona o la forza politica che le afferma come di “destra”. Allo stesso modo oggi dire che si è “di centro”, vuol dire in pratica essere “di destra”.
Tornando al M5S, è evidente che la svolta di Di Maio ha motivazioni elettoralistiche ma, sinceramente, ho qualche dubbio che gli effetti sperati si realizzeranno, in quanto ho il sospetto che quelle forze moderate e imprenditoriali al cui sostegno ambiscono difficilmente cambieranno opinione su di loro, e li considereranno sempre dei ragazzi senz’arte né parte.
Un’altra cosa va messa in evidenza per inquadrare oggi il personaggio Di Maio. Alla domanda “Come potrebbe entrare Conte [nel partito]. Si creerà una carica apposta per lui?”, la risposta è stata: “Un modo si trova sempre”. Una risposta che vuol dare l’immagine di un boss e praticone della politica, per il quale le regole e la forma sono categorie che un “vero” leader modella a suo piacimento, se proprio ne deve tener conto. Però, caro ministro Di Maio, certe cose, se proprio vuole apparire come un veterano della politica, si fanno ma non si dicono; e il volerle dire prima ancora di farle, suscita solo tenerezza: quella del bambino che si atteggia a grande.