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di Giuliana Nerla, Capogruppo del Gruppo Consiliare del Comune di Montegiorgio – 11 ottobre 2014
Quando monta la rabbia popolare, la classe dirigente, che controlla tutti i mezzi di informazione, dirotta tale rabbia verso piste marginali o addirittura che le portano ancora più potere!
E’ quanto è capitato per le elezioni delle province: togliamo gli elettori, i manifesti, le liste dei candidati affisse pubblicamente… cosa resta? I partiti! Presidenti e consiglieri provinciali non saranno più votati dal popolo ma da sindaci e consiglieri comunali, e oltre a loro possono essere eletti gli amministratori provinciali uscenti. In questo modo le segreterie del partito unico dalle due coalizioni riescono a far occupare tutte le poltrone a chi è a loro gradito, sulla base di accordi fra partiti o fra correnti dello stesso partito il cui contenuto sfugge ai cittadini! Se non riuscivano infatti a controllare interamente il voto del popolo, riescono a controllare con facilità il voto dei sindaci e consiglieri eletti nelle loro file, che per colpa della retorica del voto utile sono la quasi totalità! Figuriamoci ad esempio se un consigliere comunale del PD non voti secondo le indicazioni della segreteria PD!
Se votasse il popolo potrebbe essere eletto un candidato che non gode particolarmente dell’appoggio del suo partito, ma che controllerebbe la gestione della cosa pubblica divulgando ai cittadini ogni informazione, anche la più scomoda per la classe dirigente! Oppure un esponente di un partito piccolo non appartenente ad una delle due coalizioni, che racconterebbe ai cittadini una versione dei fatti diversa dalla loro! Ma adesso le segreterie di partito non corrono più rischi e il loro potere cresce!
Tutto è stato fatto con l’approvazione della gente, la cui rabbia è stata dirottata contro i politici eletti dal popolo, che ha quindi accettato supinamente, quando il 25 maggio è stata chiamata a votare per le europee, di non votare anche per le province. Complice anche la presa in giro dell’abolizione! Con quanta insistenza i mezzi di comunicazione hanno detto e ridetto: “province abolite”, con tanto di stime di risparmi alle casse statali! Ma se le province fossero state davvero abolite (o almeno svuotate di funzioni) perché mai tra il 28 Settembre e il 12 Ottobre, si vota per i presidenti, da rinnovare ogni 4 anni, e per i consiglieri, da rinnovare ogni 2 anni, delle 64 Province italiane? E perché mai i tre organi delle province, che sono, oltre al Presidente e al Consiglio, anche l’Assemblea dei sindaci (in Provincia di Fermo il Consiglio sarà di dieci e l’Assemblea dei sindaci di quaranta membri) usufruiranno del pagamento di tutti gli oneri connessi al loro status di amministratori compresi permessi retribuiti e ricchi rimborsi?
I cittadini che ancora credono all’abolizione potrebbero farsi una passeggiata intorno agli stabili che ospitano gli uffici provinciali, o visitare i relativi siti internet, per rendersi conto che l’unica cosa abolita è il loro voto.
Possibile che le province non sono state svuotate dello loro funzioni? Ma non è che le funzioni sono invece aumentate?
Le “riforma” prevede esercitino “funzioni di area vasta” (pianificazione di trasporti, ambiente, rete ed edilizia scolastica, ecc.), “funzioni diverse” attribuite da Stato e Regioni, ed eventualmente “funzioni di stazione appaltante”!
Inizialmente tutti i mezzi di comunicazione, con tanto di stime di risparmi, sostenevano che sarebbero restate solo le “funzioni di area vasta”! Ma le “funzioni diverse”, dopo una miriade di incontri e documenti, ad oggi sono le stesse in passato già esercitate, quindi tutto resta così com’è! Nei prossimi mesi qualcosa potrebbe cambiare? Forse, ma non quanto la gente si aspetta! Ad esempio la competenza dei Centri per l’impiego potrebbe tornare alla Regione come in passato! In ogni caso vi faremo sapere, ma intanto sappiate che l’enorme possibilità di esercitare “funzioni di stazione appaltante” è stata di recente incentivata da modifiche al Codice dei contratti. E’ così che nella Provincia di Fermo (come in molti altri casi in Italia) i Comuni, eccetto il capoluogo, non espleteranno più autonomamente nessuna gara, né per appaltare una grande opera né per comperare una sedia, perché se ne occuperà la Provincia!
Le funzioni, al momento, sono quindi aumentate e non diminuite! Ci fa gridare allo scandalo il fatto che la gestione delle gare sia stata spostata da un ente controllato direttamente dai cittadini a un ente non che non lo è! Anche se l’unica funzione delle province dovesse essere quella di gestire le gare dell’intero territorio rivendichiamo il diritto dei cittadini, e non delle sole segreterie di partito, di scegliere gli amministratori che controllino nella loro interezza i procedimenti di gara. La “riforma” della pubblica amministrazione (L. Renzi/Madia n. 114/14) riguarda anche le province?
Si, perché offre loro diverse possibilità, fra cui quella di assumere il 30% dei Dirigenti fuori dal ruolo e quella di costituire uffici di staff con retribuzioni sganciate dal titolo di studio, quindi un non laureato potrebbe essere pagato da dirigente, su incarico politico. Queste nuove possibilità, che non ci troverebbero d’accordo neanche se fossero a costo zero, comporteranno spese di cui nessuno ha informato i cittadini, che non potranno più neanche controllare questi nuovi incarichi! Sono infatti venute meno, ancor prima della Riforma del Titolo V Cost. che si preannuncia comunque improponibile, quelle regole di trasparenza e di dialettica maggioranza/opposizione che garantivano il passaggio di informazioni da dentro a fuori il palazzo!
La verità è che in Italia è in atto un grande attacco alla democrazia e la “riforma” delle provincie, così com’è, è parte di questo attacco!