Fonte: avvenire
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Ancora sulla cancellazione del debito: ci pare utile approfondire la questione e riprendere la proposta dell’economista Charles Wyplosz, citata nell’articolo di Andrea Baranes Più debito per uscire dalla crisi
Le Banche Centrali hanno un potere enorme che non abbiamo forse ancora imparato a sfruttare appieno. La loro attività produttiva è in pratica automaticamente in utile, grazie ai proventi da signoraggio che derivano dall’emissione di moneta. E ha l’ulteriore pregio di avere un valore controciclico: in caso di crisi finanziaria che distrugge moneta il suo valore aumenta. Le Banche Centrali sono i Superman dell’economia, capaci di sopportare perdite potenzialmente enormi (come avvenuto quando si sono caricate di titoli tossici nei bilanci), mentre l’unica kriptonite che può arrestare il loro potere di stampare moneta illimitatamente è l’inflazione, un pericolo più remoto per i Paesi ad alto reddito in tempi di globalizzazione per via della pressione competitiva sui mercati reali esercitata dai Paesi poveri ed emergenti. Una riflessione aperta da tempo è legata alla possibilità di sfruttare questo immenso “potere”, per liberarci dal macigno del debito pubblico. Appartengono a questo dibattito il progetto di Alberto Quadrio Curzio di trasformare le riserve auree di Bankitalia in garanzia per eurobond, o la recente polemica sul decreto-Bankitalia e sull’uso delle risorse da signoraggio dell’istituto.
Un nuovo stimolo al dibattito arriva dal P.A.D.R.E., il progetto di ristrutturazione politicamente sostenibile del debito dell’eurozona (Politically Acceptable Debt Restructuring in the Eurozone). Il progetto, lanciato da uno dei più noti economisti europei, Charles Wyplosz, attraverso l’autorevole vox.eu (http://www.voxeu.org/article/padre-plan-politically-acceptable-debt-restructuring-eurozone) merita una riflessione approfondita. Per capirne qualcosa partiamo da quella misura che avevamo concepito come estrema ratio all’apice della crisi dello spread del debito italiano. Allora si pensava che, se i mercati esteri ci avessero completamente abbandonato, sarebbe stato possibile “costringere” gli italiani a utilizzare la loro ricchezza liquida (largamente superiore in volume all’intero ammontare del nostro debito pubblico) per acquistare l’intero debito ristrutturato in titoli con tassi d’interesse moderati, ma comunque in grado di far crescere il valore della loro ricchezza.
Il progetto P.A.D.R.E. si basa su di un ragionamento simile, ma sostituendo alla ricchezza liquida degli italiani le spalle larghe della Bce. In sostanza l’Istituto di Francoforte potrebbe finanziarsi a tassi moderati, emettendo obbligazioni sui mercati, per acquistare l’intero debito pubblico dei Paesi dell’eurozona e trasformarlo in una perpetuity senza interessi. In tal senso la Bce si assumerebbe l’intero onere della ristrutturazione, ma potrebbe farlo in base proprio alla sua capacità di assumere perdite potenzialmente enormi. Gli Stati sarebbero così chiamati ad estinguere il loro debito soft con la Bce nel tempo, semplicemente rinunciando alle risorse da signoraggio. E in questo starebbe la sostenibilità politica del progetto: non vi sarebbe alcuna mutualizzazione dei debiti né trasferimento di risorse tra Paesi. Il progetto, inoltre, non implicherebbe la monetizzazione del debito e quindi il rischio di creare inflazione sarebbe scongiurato. Il rischio di scatenare il cosiddetto “azzardo morale” degli Stati (ovvero il ritorno di una gestione “allegra” della finanza pubblica) sarebbe scongiurato da meccanismi di garanzia che implicherebbero il ritorno al vecchio regime del debito qualora gli Stati nazionali violassero le severe regole di spesa a cui dovrebbero vincolarsi accettando il piano. Insomma, ci sarebbe sempre un Fiscal Compact da rispettare, ma con pesi molto più leggeri sulle spalle dei Paesi.
Tra la versione drastica dove gli Stati sono immediatamente sollevati dalle spese per interessi e le risorse da signoraggio progressivamente estinguono il loro debito con la Bce (per noi ci vorrebbero più di 200 anni!) fino a versioni più soft dove ci si incontra a metà tra questo estremo e la situazione attuale, sono possibili tante modalità diverse di realizzare il piano. Si tratta di un’idea da valutare attentamente in tutti i possibili risvolti (accoglienza sui mercati, effetti sul tasso di cambio, fattibilità tecnica e praticabilità politica, effetti sull’”azzardo morale”). Vale pertanto la pena di continuare a riflettere sulla sua sostenibilità tecnica data l’importanza della posta in gioco e l’effetto incredibile che sollevare il macigno potrebbe avere sul rilancio delle economie europee e sul bene comune.