A VOLTE RITORNANO: OVVERO IL NUOVO CONNUBIO ITALOALBANESE (l’ULTIMA VOLTA, NEL 1939, NON è ANDATA BENE…). LE CONTRADDIZIONI DI EDI RAMA

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Kesiana Lekbello
Fonte: Minima cardiniana

A VOLTE RITORNANO: OVVERO IL NUOVO CONNUBIO ITALOALBANESE (l’ULTIMA VOLTA, NEL 1939, NON è ANDATA BENE…)
LE CONTRADDIZIONI DI EDI RAMA

L’ adempimento del debito dell’Albania nei confronti dell’Italia è l’ennesimo enfatico annuncio del primo ministro albanese Rama, che sa molto bene che l’Italia è stata, ed è tuttora, il primo partner economico dell’Albania. Il basso costo della manodopera e un trattamento fiscale molto favorevole hanno stimolato la delocalizzazione di molte aziende, specie nel terziario.
L’Italia detiene, tuttora, una presenza ragguardevole in alcuni settori nevralgici dell’economia albanese, soprattutto nel comparto energetico: a partire dal 2018 la società Snam ha siglato con Albgaz (Albanian Gas Service Company), l’ente nazionale preposto alle forniture di gas, una joint venture per la gestione e la manutenzione dei gasdotti locali, incluso il tratto albanese della Trans-Adriatic Pipeline (TAP). Non da meno, e consistente, è anche la presenza diplomatica dell’Italia, non solo con l’ambasciata a Tirana e il consolato a Valona, ma anche come rappresentanza diplomatica, la più nutrita nel paese delle aquile. Allo stesso modo, la presenza nel sistema creditizio, dove Intesa Sanpaolo risulta il quarto istituto bancario per quota di mercato. Ma, nonostante gli sviluppi e la crescita turistica con il boom nell’estate 2023, gli europei e gli americani continuano a vedere nell’Albania un paese intrinsecamente instabile e corrotto.
Nel 2022, la Corte d’Appello albanese per la corruzione e la criminalità organizzata ha condannato Saimir Tahiri, che ha ricoperto il ruolo di ministro dell’Interno nel governo del premier Edi Rama dal 2013 al 2017, a 5 anni di carcere, ridotti a 3 anni e 4 mesi in seguito al processo abbreviato per abuso d’ufficio. Inoltre, SPAK (Struttura speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata) e la Procura speciale contro la corruzione e la criminalità, nonché l’Unità investigativa indipendente altrimenti nota come Ufficio investigativo nazionale, in collaborazione con le Procure internazionali si stanno occupando dei traffici illegali e fiumi di soldi sporchi riciclati delle organizzazioni criminali che operano in Albania in stretto contatto con le mafie internazionali. Le indagini continuano, ma bisogna ricordare che la SPAK ha indagato e sanzionato per corruzione o abuso d’ufficio magistrati, politici, sindaci e, a metà luglio 2023, l’ex vice premier, Arben Ahmetaj, che dal 2013, quando i socialisti del premier Edi Rama giunsero al potere, ha ricoperto vari incarichi, dal Ministero dell’Economia a quello delle Finanze, per essere poi nominato numero due del governo e braccio destro di Edi Rama; oggi è indagato per corruzione e riciclaggio in una vicenda legata alla costruzione di tre inceneritori. L’ex vicepremier Ahmetaj, in carica fino ai primi di luglio, ha lasciato l’Albania e nessuno sa dove si trova. Ma non finisce qui. Alcuni mesi fa, nel febbraio 2023, l’opinione pubblica albanese, tramite la stampa e i dibattiti in Tv, ha scoperto un altro scandalo di proporzioni internazionali in cui era coinvolto anche il primo ministro albanese Edi Rama. Secondo i dati pubblicati dal Federal Bureau of Investigation (FBI), dal Dipartimento di Giustizia americano e dai media statunitensi e internazionali, il 21 gennaio 2023 è stato arrestato l’alto funzionario dell’FBI Charles McGonigal, accusato di aver violato le sanzioni contro l’oligarca russo Oleg Deripaska, che ha stretti legami con il presidente russo Vladimir Putin, nonché per occultamento, manipolazione e falsificazione di dati per contatti inappropriati con cittadini stranieri, tra cui il primo ministro albanese Rama e due suoi associati che non ricoprono incarichi ufficiali nella Repubblica dell’Albania.
Nella causa intentata contro McGonigal presso la Corte distrettuale di Columbia (Washington), sono stati elencati una serie di fatti relativi ad almeno 5 incontri segreti avvenuti tra il primo ministro Rama e McGonigal, alla presenza di altre due persone che hanno collaborato e agito per conto di Edi Rama: in ballo ci sarebbero 225 mila dollari per influenzare gli sviluppi politici interni dell’Albania. Questo grave incidente è stato reso pubblico, dopo un’indagine approfondita durata due anni, da parte dell’ufficio dell’FBI di Los Angeles contro i due uffici dell’FBI di New York e Washington, già sottoposti a procedimento legale nei tribunali di questi due stati.
Su giornali e Tv si è parlato a lungo di questa vicenda; il giornale albanese Telegrafi ha riportato un articolo del New York Times (13 febbraio 2023), dedicato al caso di Charles McGonigal, in cui ha scritto: “Non vi è alcuna indicazione nell’accusa di Manhattan che McGonigal abbia lavorato per Deripaska mentre era ancora alle dipendenze dell’FBI. Tuttavia, NYT accusa McGonigal di aver accettato almeno 225 mila dollari in pagamenti segreti da un ex dipendente dei servizi segreti albanesi mentre era ancora presso l’agenzia statunitense… per McGonigal è stato avviato un processo giudiziario su questo argomento” (fonte: A2 CNN).
Intervistato dalla stampa, sia per i suoi ex colleghi finiti davanti alla giustizia, sia per il caso McGonigal, il primo ministro Rama ha dichiarato che “la responsabilità è individuale” e il coinvolgimento nell’eventuale corruzione, anche internazionale, non lo riguarda. Può darsi, ma è lui stesso che nel suo libro Kurban (Sacrificio), pubblicato nel 2011, promette la sua discesa in campo per cambiare l’Albania, con l’intenzione di ‘sacrificare’ se stesso per il bene del paese contro la corruzione dilagante, la malavita, il degrado e la povertà portato dal governo Berisha che aveva ridotto il paese tra i più poveri d’Europa.
In un paese dove la corruzione e la criminalità coinvolgono anche i vertici dello stato, l’opinione pubblica esprime pubblicamente la sua indignazione nei confronti della politica e non si sente più né rappresentata né ascoltata, mostrando contrarierà e rabbia nei confronti del primo ministro Rama. Dall’altra parte, l’opposizione cerca di correre ai ripari, seppur lacerata anch’essa dai conflitti interni che la vede divisa tra la corrente dell’ex premier Berisha e quella più liberale di Basha. In questa confusione e degenerazione, da almeno tre settimane la maggioranza socialista ha condotto il Parlamento albanese in un vicolo cieco, rendendone impossibile il normale funzionamento.
I deputati dell’opposizione sostengono che non ci sarà normalità parlamentare finché non saranno soddisfatte le loro 3 richieste: 1. Istituzione di commissioni d’inchiesta; 2. Sostituzione dei membri e del co-presidente della Commissione per la riforma elettorale; 3. Non coinvolgimento del PS negli affari interni del gruppo dei deputati del partito dell’opposizione PD (Partito democratico). Mentre aumentava la polemica in parlamento, il Presidente dell’Assemblea ha seguito le procedure di approvazione sui temi caldi della contestazione e, nel giro di mezz’ora, sono state approvate 10 leggi, 7 decisioni e un atto normativo relativi al bilancio, all’energia, alle centrali idroelettriche, all’UE, alla professione forense, all’esercito, agli stipendi di alcune istituzioni e alla protezione sociale. Lo scandalo ha fatto infuriare l’opposizione e la Garda Nazionale (Guardia della Repubblica) ha fatto irruzione in parlamento; il caos è proseguito anche nei giorni successivi con l’incuranza e la buona pace di Edi Rama, che ha trovato il tempo per venire a Roma a firmare, gagliardo, l’accordo con la premier Meloni. All’indomani, la Garda ha impedito l’ingresso in Assemblea di alcuni deputati del PD a cui si è unito, in una conferenza stampa, anche il leader del partito per la Libertà ed ex Presidente della Repubblica, Ilir Meta, che ha fermamente condannato la militarizzazione dell’istituzione più importante della Repubblica, l’Assemblea dell’Albania. Riporto le sue parole: “L’annientamento dei diritti costituzionali dell’opposizione è un attacco al pluralismo politico e alla responsabilità nei confronti dei cittadini. Il Partito della Libertà sostiene fermamente la posizione dell’opposizione e in particolare: garantire l’istituzione di commissioni d’inchiesta nell’Assemblea; il diritto dell’opposizione di scegliere i propri rappresentanti nella Commissione per la riforma elettorale; garantire l’esame di tutti i progetti di legge che l’opposizione ha sottoposto all’Assemblea e che sono bloccati da anni. I parlamentari dell’opposizione rappresentano la voce di oltre 700.000 cittadini che hanno il diritto di essere ascoltati. Questa grave crisi non si risolve con la Guardia della Repubblica ma con il rispetto della Costituzione e del Regolamento dell’Assemblea, come base del funzionamento della democrazia e dello Stato di diritto”.
Mentre è chiaro a chiunque voglia vedere che i problemi albanesi sono enormi, Rama continua per la sua strada dando prestigio e buon nome all’Albania, come viene scritto su alcuni giornali, che vedono nei summit svolti a Tirana un prestigioso riconoscimento internazionale. Ma noi, cittadini albanesi, comprendiamo perfettamente il principale messaggio politico di ogni summit e/o accordo (stipulato per il nostro bene…) che prospetta il futuro del nostro paese all’interno dell’Unione Europea. Ed è qui che muore, nuovamente, il fascino eterno del Mito: l’Europa è stata rapita!

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