A nostra insaputa.

per Luigi Altea
Autore originale del testo: Luigi Altea

Ero poco più di un bambino quando, nel 1958, mio zio, fervente democristiano, mi portò a Sant’Antonio di Santadi, una piccola e poverissima frazione di Arbus, il mio paese.

Si avvicinavano le elezioni politiche e bisognava distribuire alla popolazione i pacchi di viveri della P.O.A. (Pontificia Opera di Assistenza).

Pio XII, a differenza di alcuni suoi successori, non era “comunista”, ed è anche per questo, credo, che giustamente non lo abbiano fatto santo.

Trovammo ad accoglierci un centinaio di persone, praticamente tutti gli abitanti di quella bellissima e desolata borgata.

Terminata l’operazione assistenziale/elettoralistica, mio zio e il proprietario del camioncino  entrarono nell’unica piccola bettola del luogo, per bere un bicchiere.

Mi colpirono le strisce di carta moschicida, penzolanti dal soffitto, densamente popolate da “caccole” nere, che in vita erano state insetti…

Mi colpì anche la tendina dell’ingresso, fatta di catenelle realizzate con tappi metallici di bottiglie di gazzosa, di spuma e forse di birra.

Soprattutto, però, mi colpì l’insegna. Un pezzo di legno annerito dal sole, su cui era stato scritto: SNACK BAR.

Trovavo strano quel linguaggio straniero, in un luogo in cui si serviva il vino da fiaschi impagliati, e in cui si faticava a parlare la lingua di Roma…

Credo che quell’insegna avrebbe fatto infuriare Antonio Gramsci e dopo di lui Pier Paolo Pasolini.

Dopo tanto tempo, ricordando quello SNACK BAR…penso che gli Yenkees, a nostra insaputa, erano già tra noi, erano già dentro di noi…

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