A muso duro

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 9 novembre 2017

Nel PD sono apertissimi i giochi di chi vorrebbe derenzizzarlo, e aprire così le porte a una coalizione con la sinistra e il civismo. Renzi è andato benissimo sino a ieri, quando garantiva potere e sottopotere. Nel PD ci si scaldava il cuore coi due ‘40%’ (il primo fasullo, il secondo perdente) e si tirava avanti, certi che la storia sarebbe stata lunga (“Gli scissionisti? Ce ne faremo una ragione”, si diceva). Oggi, con le fiamme dei sondaggi avversi alle spalle, Renzi non va più bene, è diventato divisivo, o meglio perdente. Una specie di rospo mai diventato principe e che non va più né su né giù. C’è chi invoca i padri nobili (Prodi Letta e Veltroni, sembra un supergruppo rock: PLeV), chi spera in una specie di rinsavimento del toscano, chi invoca quelli che fino a ieri erano traditori, gufi, perdenti, minoritari, rancorosi, ecc. L’effetto sul gruppo dirigente del PD è quello del marasma fantozziano: salivazione azzerata, mani due spugne. Non è aria per andare in paradiso, tant’è che l’inferno è vicino. Questo tentativo di derenzizzazione, che appare sempre più come un’operazione di bonifica sopraggiunta quando la contaminazione ha ormai superato la soglia da tempo, appare altresì ingenua, per almeno due ragioni.

La prima, perché è da sciocchi mettere in discussione radicalmente e platealmente la leadership del partito sull’orlo del voto. Se accadesse il PD si spaccherebbe in due, rendendo la sconfitta, per adesso solo annunciata, come del tutto certa. La seconda, perché Renzi non si presterà mai e poi mai al gioco. Per indole politica (capisce appena di tattica e nulla di strategia), per carattere personale (sommare narcisismo a presunzione è micidiale) e soprattutto perché è un tipo che preferisce giocare di anticipo, e prima che gli portino via il pallone se lo porta via lui. I segnali macronistici di questi giorni (l’idea cioè di rovesciare il guanto del PD portando la ‘personalizzazione’ del partito agli estremi) sono indirizzati agli oppositori interni, gli ex amici che vorrebbero da lui un passo indietro. Dice loro: se non la smettete, vi rubo il giocattolo. Attenti, aggiunge, perché fate la fine del PS francese, rimanete in due. Le aperture di Renzi, peraltro, sono tutta scena, e così l’invocazione delle coalizioni, a meno che non siano costruite attorno a lui, come la banca. Il suo ‘movimento’ non è più espansivo, ma implosivo: dopo il Big Bang della Leopolda oggi siamo al Big Crash. Una specie di compimento finale della personalizzazione politica: l’uomo solo ma non più al comando. L’uomo solo per davvero. Con l’obiettivo di ridurre la politica a una specie di seconda pelle cucita e foderata su di sé.

Certo, se la membrana del PD non riuscisse a contenere i sommovimenti interni e tendesse a lacerarsi, ne vedremo delle belle. Ma ciò accadrà perché chi tiene i fili non avrà saputo tenerli a dovere, come era nel suo intento. Un pessimo burattinaio insomma. È probabile, invece, che qualcosa accada dopo il voto, anche perché molti presagiscono la prossima legislatura come breve e rissosa. In questo senso, la campagna elettorale potrebbe riprendere già subito dopo i risultati elettorali, senza soluzione di continuità e a danno del Paese. Questi incoscienti volevano il vincitore la domenica stessa del voto, si ritroveranno invece con le stesse elezioni di prima e nel prosieguo della campagna: produzione di comizi a mezzo comizi, in pratica. E la sinistra? Costruisca il nucleo di una possibile risalita, apra gli occhi sul disastro PD ma faccia in modo che le macerie non le cadano in testa, guardi in prospettiva e lavori su idee, contenuti, cultura politica, senza dimenticare che la leadership non è un optional. Si apra al Paese come nella sua storia migliore. Non si tratta di ‘arrabattarci’ in fretta e furia per vincere chissà che, ma di dotarsi di rappresentanza e di ‘forza’ politica come si trattasse di una sorta di accumulazione originaria. Nel caos del dopo voto, nel teatrino che ne sortirà (a meno che la destra non faccia boom e conquisti una montagna di uninominale – si sappia che io odio l’uninominale, i premi di maggioranza e lo spirito ‘vincente’!), servirà la barra diritta di una sinistra forte della sua tradizione, ben piantata nel presente e nelle sue atroci disuguaglianze e con “lo sguardo dritto e aperto nel futuro”, come diceva il grande Pierangelo Bertoli tanti anni fa.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

1 commento

Mario Tomasucci 9 Novembre 2017 - 21:03

Hai finito? Bene,bravo 6+

Rispondi

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.