INTERPRETANDO IL FOCUSING

per Filoteo Nicolini

INTERPRETANDO IL FOCUSING

Il Focusing è una tecnica d’integrazione corpo mente sviluppata dalla filosofia dell’implicito di E. Gendlin, la quale invita a prestare attenzione al corpo in modo differente. A volte le persone si disconnettono dal corpo, diventano molto razionali e altre volte invece restano immerse nelle sensazioni che percepiscono. La mente e il corpo sono collegati intimamente, tutto ciò che accade nella mente viene trasmessa immediatamente al corpo e ogni evento che accade nel corpo allo stesso modo viene percepita nella mente. Ci dice Monica Zambelli che ascoltare con attitudine focusing ciò che si percepisce, permette di stabilire un contatto empatico con il corpo, di comprendere il significato delle sensazioni corporee significative, spesso ricorrenti, collegate ad una certa situazione o evento della propria vita nel presente.

Cerchiamo di vederci chiaro in questa interessante proposta terapeutica di auto ascolto detta ’Focusing’’, che significa mettere a fuoco, ovvero concentrare l’attenzione verso l’interno, disposti ad accogliere e ad ascoltare le sensazioni che registriamo. E qui dobbiamo ricorrere a quanto sappiamo dei nostri sensi quando parliamo di sensazioni. Parliamo dei nostri sensi come altrettante finestre affacciate sul mondo. E qui va il focusing a indagare.

Percezione e pensiero vanno a braccetto. La percezione in qualche modo è un impulso a pensare, un processo che si svolge senza la mia diretta partecipazione. Io vi partecipo quando rappresento quello che la percezione mi offre.

La scienza spirituale conosce 12 sensi. Sono 12 ambiti separati e funzionali alla nostra vita, in armonia e interazione. Ne distinguiamo quattro che percepiscono la nostra interiorità corporale, altri quattro che si incaricano di informarci sul mondo a noi esterno, ed altri quattro che sono dedicati a percepire l’interiorità degli altri esseri umani.

I sensi del nostro stato interno sono il tatto, la vita, l’equilibrio e il movimento. E qui vale la pena fare un paio di esempi. Cammino per strada, e passanti frettolosi mi obbligano a slalom, a fermate repentine per schivare chi è poco attento, cosa comune oggi in città, e poi ci sono i monopattini, le biciclette. Oppure, devo difendermi dal pericolo potenziale di ombrelli che si avvicinano minacciosi. Nell’autobus poi, ci si sfiora, c’è contatto con altri corpi che registriamo sottotraccia. Devo salire e scendere, devo fare attenzione a non inciampare. Il tatto mi fa entrare in relazione diretta col mondo e mi dà i confini immediati. Con esso urto, sfioro, tocco, percepisco se essi sono duri, ruvidi, lisci, morbidi. Il senso dell’equilibrio mi permette sapere lo stato di bilanciamento nella gravità, la posizione eretta e così via. Generalmente sono in equilibrio e quindi non lo noto. Ma quando sentiamo di cadere, di scivolare, di essere fuori equilibrio nella gravità, è perché l’equilibrio si è alterato e lo percepiamo. Percepiamo il sopra e il sotto, la posizione assunta.

Il senso della vita percepisce lo stato generale di benessere o disagio del nostro organismo, la stanchezza, il malessere repentino. Esso agisce di una forma poco cosciente, ma lo notiamo subito se abbiamo un disturbo, e cerchiamo di rimetterci restaurando il benessere smarrito. Sentiamo quel disagio o quel benessere continuamente. Esso testa continuamente i processi vitali in noi.

Il senso del movimento ci fa sapere lo stato generale dei nostri movimenti, anche dei più piccoli. Ci fa percepire che le membra del nostro corpo si muovono insieme o separatamente, quando curviamo un braccio o una gamba. A ben vedere, sul bus, per strada, nella metro intervengono tutti e quattro!

Ma non finisce qui, perché ora intervengono i sensi che si aprono sul mondo esterno, essi sono il senso del calore, l’olfatto, la vista o colore, il gusto.

Il senso del calore ci dà la sensazione generale di freddo e di caldo del mondo esterno, di un corpo o dell’ambiente È la nostra antenna sullo stato termico di ciò che ci circonda, e lo sperimentiamo intimamente. Nell’olfatto usciamo un poco in più da noi entrando in relazione col mondo esterno. A volte ci sporgiamo per odorare una pentola, o una padella, o un profumo gradevole, e qui ritorno all’esempio dell’autobus e della metropolitana. Il senso del gusto entriamo ancora più in contatto diretto col mondo esterno.  Col senso della vista o del colore ci estendiamo fino alla superficie degli oggetti, anche se sono distanti. La nostra vista è continuamente stimolata da tutto ciò che ci viene offerto, dal tatuaggio alla pettinatura al vestito di chi ci siede di fronte e così via.

Arriviamo ai sensi che ci pongono in un contatto interno intimo e spirituale col mondo al nostro intorno. Col senso dell’udito si rivela qualcosa dell’interno del corpo messo in vibrazione o di un motore rombante, nel caso del rumore. L’oggetto che emana il rumore è lì nello spazio e l’udito per così dire lo raggiunge e vi penetra, non può sfuggire al rumore se non tappando le orecchie. E oggi il rumore in città è ovunque presente e fonte di continue percezioni e sensazioni, spesso di malesseri inconsci.

Nell’ascolto musicale siamo trasportati fuori dallo spazio, laddove i toni non rappresentano nulla di materiale. È l’inaudibile reso udibile: la musica è nella nostra coscienza l’unica esperienza reale che crea il suo proprio spazio dove non si applicano le regole del mondo fisico, creando il suo proprio tempo. Sempre che non interferiscano rumori.

Ma c’è di più. Noi percepiamo il suono in una maniera ancora più intima quando il suono acquista significato, quando è articolato in parole.

La percezione della parola è qualcosa di molto distinto della semplice percezione del suono. Di una persona che mi parla in una lingua sconosciuta ascolterò certamente i suoni ma non si rivelerà a me il significato intrinseco delle parole pronunciate. La percezione del suono e la percezione della parola sono cose distinte. Nel suono percepiamo l’interiore del mondo esterno, ma penetriamo ancora di più nel mondo quando il suono è articolato, quando si trasforma in una parola piena di significato. Chiamiamo questo senso il senso del linguaggio o della parola.

Proseguendo in questa direzione possiamo addentrarci ancora di più nel mondo esterno a noi con il senso del pensiero. Esiste una differenza tra la percezione delle sole parole, cioè dei suoni significativi, e la vera percezione del pensiero che si veicola con quelle parole. In altre parole, nella viva relazione con la persona che emette le parole possiamo immediatamente trasportarci per mezzo delle parole dentro la sua anima che sta là pensando, di questo essere capace di rappresentazioni mentali, e ciò richiede un senso più profondo del semplice senso che percepisce la parola, richiede il senso del pensiero, il senso che percepisce il pensiero altrui. Di una persona che si dirige a me, capisco col senso del linguaggio quello che dice e col senso del pensiero capisco quello che mi vuol dire, il suo pensiero. Facciamo una continua velocissima separazione inconscia tra l’ascolto della voce e la comprensione di quello che le parole ci dicono. A volte, a me capita di udire una voce sgradevole, altre una voce armoniosa e dolce. Anche la comprensione del pensiero può esserne influenzata se c’è disagio o armonia.

C’è infine il senso che ci rende capaci di sentirci uniti all’altro essere che ci parla; con esso, cominciamo a sentirlo come uno di noi, affine a noi stessi. Ciò avviene quando percepiamo l’individualità unica di colui che ci parla e di cui stiamo percependo il pensiero.  È il senso dell’Io.

Qui dobbiamo subito distinguere tra il senso dell’Io che percepisce l’Io di un altro essere e la conoscenza o vissuto del nostro proprio Io. Quando parliamo del senso dell’Io, parliamo della capacità umana di percepire un altro Io, fatto che va distinto chiaramente dalla conoscenza del nostro proprio Io che invece deriva dal vissuto e dall’introspezione.

Sarebbe ingannevole ritenere che all’incontrare una persona noi ne deducessimo l’Io dai gesti, dalla mimica e altre condotte, come se fosse una conclusione istintiva o incosciente. In verità, così come percepiamo un colore o un odore, noi percepiamo l’Io di un altro essere appena incontrato per mezzo del suo pensiero. E il pensiero si veicola con le parole. Così come il colore agisce su di me, l’Io dell’altra persona agisce su di me per mezzo del senso dell’Io quando esso a me si rivela attraverso il suo pensiero.

Abbiamo un polo dello spirito, dove si trovano i maggiori contenuti spirituali per chi vuole conoscerli. Esso include la percezione del suono, del linguaggio, del pensiero e dell’Io altrui. Sono di carattere prevalentemente conoscitivo. Per contrapposizione, dal senso del calore al senso del movimento abbiamo il polo della materia. Il centro del polo della materia lo abbiamo tra olfatto e gusto, come è facile immaginare

Siamo “svegli” allo stesso modo nei 12 sensi? Tra il senso dell’udito e quello del linguaggio siamo molto svegli; tra il movimento e l’equilibrio siamo molto addormentati, cioè quanto vi accade è generalmente sotto la soglia della coscienza. Tutti gli incontri per strada, nella folla, sulla metro sono fonte di innumerevoli sensazioni che rimangano lì come impigliate. Mentre tra parola e udito c’è il massimo dell’attenzione, le orecchie per così dire sono sempre attente e spalancate! Gli occhi vedono i colori, se aperti, ma con una coscienza più attenuata.

I sensi del calore, del gusto, dell’olfatto, della vista sono sensi di un carattere più sentimentale, appartengono al polo del sentire. Hanno infatti lo scopo di farci sentire qualcosa dentro l’anima, una interiorità non corporale. Infine, il tatto, la vita, il movimento e l’equilibrio formano i 4 sensi della volontà, perché sono fondati sulla realtà corporea che è lo strumento per espletare gli impulsi di azione.

Il focusing ci dice che il corpo è sempre in interazione con l’ambiente circostante ed è in grado di cogliere un gran numero di sottili sfumature che non sempre riusciamo ad esprimere a parole. Il corpo conosce queste sfumature e le sa identificare molto bene; attraverso le sensazioni veicola dei significati importanti per il nostro benessere. Questo sapere interiore lo chiamiamo sensazione significativa. Riconoscere il messaggio, ascoltarlo veramente è tutto quello che serve per provare un profondo sollievo. Questo sollievo nel corpo porta a nuove creative e inaspettate direzioni verso il nostro benessere. Il focusing è uno dei modi di accedere alla vasta conoscenza del corpo e alla possibilità di cambiamento, di creare una relazione di fiducia con il corpo, di udire tutte le sue voci, anche quelle più sottili. Sarà che ne potranno trarre beneficio le persone affette dalla sindrome di accumulatore seriale?

FILOTEO NICOLINI

Immagine: Nancee Clark, RING

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