Il Campolargo non è ancora stato digerito dal proprio elettorato.   Nel Partito democratico due su tre sono contrari all’ingresso di Renzi nel centrosinistra. Alle Politiche la maxi-alleanza avrebbe preso il 48,8% dei voti contro il 43,79% del centrodestra

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alessandra Ghisleri
Fonte: La stampa

Il Campolargo non è ancora stato digerito dal proprio elettorato.

Nel Partito democratico due su tre sono contrari all’ingresso di Renzi nel centrosinistra. Alle Politiche la maxi-alleanza avrebbe preso il 48,8% dei voti contro il 43,79% del centrodestra

Diversi fattori politici hanno portato Matteo Renzi negli ultimi mesi ad aprire un dialogo con l’alleanza di centrosinistra guidata dal Partito democratico. Sicuramente dopo anni di divisione interne, Renzi ha compreso l’importanza della necessità di ricompattare il centrosinistra per affrontare le future sfide politiche elettorali migliorando le chance elettorali. Di fatto un’alleanza con il partito guidato da Elly Schlein potrebbe offrire a Italia viva una piattaforma più solida per avere una buona influenza politica oltre che una maggiore visibilità a livello nazionale. In questi ultimi anni la crescita dei partiti di centrodestra nel nostro Paese e in Europa rende sempre più utile confrontarsi con una risposta unita da parte del centrosinistra per poter competere nei numeri, ad armi pari, nel confronto politico in considerazione dell’attuale legge elettorale.

Le intenzioni di voto degli italiani

 

Questa apertura di Matteo Renzi al cosiddetto “campo largo” progressista, piace solo al 15,1% degli italiani, tuttavia trova un – certo – riscontro nell’area di centrosinistra coinvolgendo positivamente 1 elettore su 3 del Partito democratico (33,2%), il 21,5% degli elettori di Alleanza Verdi e Sinistra e il 35,0% degli stessi sostenitori di Italia viva. Più fredde sono le risposte tra le fila del Movimento 5 Stelle dove il 65,8% non approva questa apertura. Nelle diverse interviste rilasciate in questo periodo, Matteo Renzi ha dimostrato di aver già trovato dei punti importanti di convergenza su temi strategici di opposizione e di governo cercando di facilitare un ritorno alla collaborazione con tutte le parti di centrosinistra, anche annunciando delle possibili inversioni “ad U”. Mentre Elly Schlein non mette veti e vincoli a possibili nuove alleanze, dalle parti del Movimento 5 Stelle – principalmente – emergono più distanze. Messi davanti ad una scelta ad esclusione diretta tra Matteo Renzi con Italia viva e Giuseppe Conte con il “suo” movimento, un elettore su 3 (30,5%) del Partito democratico preferirebbe Giuseppe Conte, mentre 1 su 5 (20,3%) opterebbe per Matteo Renzi; il 31,5% non vorrebbe nessuno dei due in alleanza.

Al momento appare complesso il cammino per una salda intesa, tuttavia le argomentazioni numeriche non sono assolutamente da sottovalutare, perché il risultato delle elezioni risulta essere sempre un combinato disposto di campagne elettorali capaci di mettere in campo tutta la capacità attrattiva dei partititi e dei leader e leggi elettorali fondate su algoritmi numerici che circoscrivono le regole del “gioco”. Ad esempio alle ultime elezioni politiche del settembre 2022 se tutti i partiti di centro sinistra si fossero uniti in un’unica coalizione e cioè dal partito democratico all’alleanza tra Azione e Italia viva, passando per il Movimento 5 Stelle avrebbero raccolto il 48,8% in una somma algebrica nazionale contro un 43,79 del centrodestra, rendendo una battaglia più serrata negli scontri maggioritari dei collegi uninominali. Lo stesso confronto si può applicare ai numeri delle elezioni europee – con legge elettorale proporzionale – dello scorso giugno dove la stessa alleanza chiamata dai più “campo largo” avrebbe sommato il 47,9% dei consensi contro il 47,4% del centrodestra. Non sempre in politica valgono le regole algebriche, tuttavia partecipare ad “armi pari” rappresenta un buon punto di partenza.

Matteo Renzi e prima di lui Romano Prodi, pur avendo storie e approcci politici assai differenti, in tempi diversi hanno compreso che data la crescente polarizzazione della politica italiana e la forza elettorale del centrodestra sono necessarie alleanze strategiche tra le diverse fazioni e rappresentazioni della sinistra italiana per poter competere in maniera efficace alle elezioni politiche. L’unità potrebbe permettere di raccogliere un numero – in somma – maggiore di voti e di presentare un fronte comune su questioni importanti come il lavoro, la giustizia sociale e le politiche economiche. Tuttavia la realizzazione di tali alleanze è complicata da discrepanze ideologiche e storiche tra i partiti, ma soprattutto dai diversi approcci che ciascun leader ha o potrebbe avere riguardo proprio le politiche e i percorsi da adottare. Nelle regioni e nei comuni dove si è creata questa grande alleanza a supporto di un buon candidato, il risultato non si è fatto attendere: si sono condivisi i punti del programma rispondendo alle esigenze del territorio. Laddove invece la fotografia di insieme ha dimostrato essere solo un cartello di parte non si sono avuti successi.

 

A livello nazionale ne rispondono direttamente i leader ed è facile credere che nel pensiero degli elettori esiste un quesito comune di come unire sotto uno stesso cappello Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli, Salis e Renzi… Il 37,8% degli elettori di Italia viva è convinto che non esista più una area di centro mentre nuovi addii di rappresentanti di Italia viva si annunciano di giorno in giorno non condividendo proprio la scelta di aderire al campo largo. Per Matteo Renzi sarà difficile convincere la maggioranza dei futuri possibili alleati perché certi, prima ancora della possibilità che lui rappresenti un’opportunità, che la scelta di tornare a un dialogo con il Partito democratico sia solo un escamotage per salvare la sua posizione politica. Alla festa di Avs (Alleanza Verdi e Sinistra) i leader della sinistra progressista erano tutti sul palco senza Renzi.

Campo largo, il ‘patto della birra’ alla festa di AVS con Bonelli, Conte, Fratoianni, Magi e Schlein

 

Le elezioni nazionali sono ancora lontane – se non accadono imprevisti – e per la politica esiste una vera prateria aperta su cui lavorare, perché il quadro delle previsioni elettorali, realizzate da Euromedia Research per Porta a Porta, dimostra che ancora 1 elettore su 2 non ha intenzione di votare; e allora è utile ricordare che dietro a ogni situazione complicata esiste sempre un’opportunità.

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