Elena Basile: UN IMPEGNO MORALE: OPPORSI ALLE LOGICHE IMPERIALI, MILITARISTICHE E NICHILISTICHE ATTUALI – qui parla Blair

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Elena Basile
UN IMPEGNO MORALE: OPPORSI ALLE LOGICHE IMPERIALI,
MILITARISTICHE E NICHILISTICHE ATTUALI
II centro-sinistra di tutta Europa che hanno ereditato il cinismo, l’opportunismo dei democristiani nostrani ma non la loro cultura e competenza, ripetono slogan senza fondamento che sono strombazzati da “miti” giornalisti all’opera. In questo quadro la costruzione di un’alternativa è un percorso irto di ostacoli. Opporsi alle logiche imperiali, militaristiche e nichilistiche attuali è, tuttavia, un impegno morale, prima che politico, imprescindibile.
Gli statisti eviterebbero le guerre, qui parla Blair
da Il Fatto Quotidiano

 In un bell’articolo recente di Foreign Affairs si sottolinea come la guerra sia sempre evitabile. Essa è il risultato delle azioni concrete di determinate personalità. La competizione tra l’impero britannico e la potenza in ascesa tedesca dal 1870 al 1914 ha reso inevitabile la prima guerra mondiale quando il Bismark statista dell’equilibrio europeo è stato messo da parte. La Germania Guglielmina si è convinta che la Gran Bretagna non avrebbe permesso il proprio sviluppo economico. D’altra parte una mediocre leadership britannica ha alimentato nella popolazione il timore che i tedeschi minacciassero il benessere e la libertà di Londra.

Sono evidenti le affinità col momento storico attuale: la competizione cino-statunitense. Il dramma di Tucidide che si sviluppa davanti ai nostri occhi. Se avessimo statisti occidentali avremmo la possibilità di evitare la guerra che è sempre una catastrofe umanitaria e i cui risultati non sono mai quelli per cui i popoli sono costretti alle armi. La mediazione economica e geo-politica tra Stati Uniti e Cina è possibile. Include la riforma del multilateralismo e della governance economica globale, il riconoscimento di un’unica Cina, la canalizzazione del risparmio cinese verso il dollaro e l’autolimitazione di Pechino nella competizione in alcuni settori strategici con l’Occidente.

Purtroppo la politica è lontana. Trionfa l’ottica militarista e il breve periodo. Lo stesso accade con riferimento ai due conflitti in corso russo-ucraino e in Medio Oriente. L’invasione ucraina di Kursk in mancanza di un’entrata in guerra aperta della Nato contribuisce all’escalation e moltiplica le sofferenze ucraine. La Russia sta vincendo in una guerra lenta in cui il paragone tra vittime ucraine e russe va da 3 a 1. Non abbiamo dati solidi. Si tratta di analisi tuttavia che hanno un fondamento. Mosca ha una strategia difensiva che limita le perdite e implica un avanzamento lento nella conquista dei territori. Gli analisti più ascoltati in Europa dovrebbero tuttavia comprendere che questo non è un conflitto per la conquista di territori. L’avanzata pagliaccesca ucraina a Kursk non è logisticamente sostenibile e espone a cielo aperto le truppe ucraine a eventuali attacchi russi con droni. La difesa nel Donbass è stata sguarnita e Mosca ha la meglio. Grazie all’escalation occidentale è ormai possibile e legittimo un attacco russo contro centri di addestratori svedesi e polacchi come è accaduto a Poltrava. Se avessimo statisti l’Ucraina non dovrebbe temere il suo annientamento ma potrebbe contare su una leadership in grado di negoziare il bene comune di Kiev, europeo, russo (non atlantista e statunitense). Lo abbiamo ripetuto e non ritorniamo sui possibili termini della mediazione.

Il pessimismo tuttavia è dovuto alla constatazione che le guerre non sono più inevitabili in virtù delle scelte effettuate da personalità politiche. Nella società globale e imperialista americana, il sistema è ormai corrotto a tal punto che soltanto gli individui privi di scrupolo possono andare al potere, recitando il verbo. Se la Harris fosse una persona morale e troncasse gli aiuti militari a Tel Aviv in nome di un cessate il fuoco permanente che salvi gli innocenti di Gaza, i donatori opterebbero per Trump. La Harris sarebbe abbandonata dagli altri politici democratici nel Congresso. Kennedy si è opposto al complesso militare industriale, in tempi in cui c’era ancora un margine di manovra, non eravamo nella fase avanzata del capitalismo finanziario, e non ha fatto una bella fine. Soltanto un movimento federato dei partiti e dei movimenti dell’opposizione di sinistra e (forse di destra) contro le classi al governo che sono marionette dei poteri finanziari e delle oligarchie transnazionali, potrebbe avere una qualche incidenza. Come aveva previsto Marcuse il capitalismo è in grado di plasmare e standardizzare i comportamenti. Assorbe e include in sé ciò che vorrebbe confutarlo. Blair, l’emblema della terza via e della falsa sinistra europea, che ha mentito come Bush sul possesso delle armi di distruzione di massa in Irak, è ancora intervistato sui principali giornali. Forma l’opinione moderata e ci spiega che la guerra alle autocrazie è necessaria per la difesa dei valori dell’Occidente. Non prova alcun rimorso per i 500.000 morti iracheni ed è impassibile di fronte a quelli ucraini e di Gaza. I centro-sinistra di tutta Europa che hanno ereditato il cinismo, l’opportunismo dei democristiani nostrani ma non la loro cultura e competenza, ripetono come Blair slogan senza fondamento che sono strombazzati da “miti” giornalisti all’opera. In questo quadro la costruzione di un’alternativa è un percorso irto di ostacoli. Opporsi alle logiche imperiali, militaristiche e nichilistiche attuali è, tuttavia, un impegno morale, prima che politico, imprescindibile.

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