VENEZUELA E IL MONOTEISMO DEL POTERE
Dopo la pausa estiva, è svanito nella stampa anche l’eco della dura repressione nella Venezuela delle elezioni contese e del massiccio esodo che dura ormai da anni. Volevo parlarne, idealmente rivolgendomi ai miei due nipotini che lì sono nati e vivono, per cercare di stabilire un barlume di discorso, anche se mi risulta difficile trovare le parole, diverse da quelle che userei in un articolo per gli adulti. Sono alla ricerca di un fatto da cui si possa partire, e mi sembra che il tema della paternità abbia a che fare, anche se alla lontana, con quello che state vivendo, il dramma sociale che pur percepite a scuola, nella strada, nell’attività sportiva.
È un tema doloroso della società venezuelana quello delle madri nubili che conducono maternità, educazione e famiglia contando solo sulle proprie forze. Non è un mistero per voi due, lo avete davanti agli occhi. I vostri padri biologici, come si dice ora, si sono volatilizzati da tempo, e fanno apparizioni comportandosi come se fossero delle comete che tornano a farsi vedere in occasioni di compleanni, spesso stimolati da telefonate che ricordino almeno la data fatidica. Ma sono assenze che pesano sull’anima, evanescenze, carenze affettive ed educative.
Da piccoli avete seguito vostra madre e posso solamente immaginare la sofferenza intima causata dalla separazione dal padre naturale che a poco a poco è sgusciato via.
Le persone che studiano antropologia sociale e psicologia hanno analizzato da tempo la figura del padre e della rispettiva carenza nelle famiglie; sono arrivati alla conclusione che in una società mutilata e traumatizzata come è quella venezuelana può affermarsi, nell’intimo di tanti, il bisogno di una presenza paterna simbolica che provveda a tutto, che sia autorevole, riconoscibile, rassicurante. Una immagine maschile ovviamente, incarnata nella mitica figura dell’uomo forte, disinteressato, abnegato, che veglia su tutti e tutte, dalla voce che né ammette discordanze né che la sua Parola possa essere messa in dubbio da chicchessia. Appunto, il gran Padre che dirige la grande famiglia della società. Una tale figura può presentarsi sullo scenario civile frutto anche di circostanze favorevoli, un salvatore della Patria, una persona incorruttibile e dedita al bene. Si produce un abbaglio collettivo. Può succedere, ed è successo. Ne può derivare la costante sottomissione della società e delle sue componenti a una Autorità unica incarnata dal Partito e dal Presidente, che all’inizio della sua fondazione era condotto dalla figura carismatica di Chàvez.
Si è spesso parlato di una Loggia Militare che ha preso allora il potere e lo conserva saldamente. Questa devozione nella Autorità suprema a mio avviso si rinforza ulteriormente sull’esempio della disciplina militare e del comando gerarchico indiscutibile. E se la società si modella sulla guida della struttura militare, appaiono gli ordini da obbedire, il nazionalismo acceso, la coercizione delle opinioni contrarie e critiche, il logorio costante esercitato sui partiti di opposizione, l’auto censura.
Il resto è un corollario tristemente noto: una struttura di potere che poggia sui militari e gli apparati di sicurezza, oltre che su bande armate in funzione di cani da guardia che lo stesso Governo tollera, e finanche su mercenari oriundi dalla Russia. Si vive con la costante paura che, all’improvviso, uomini vestiti da forze dell’ordine possano piombare nell’appartamento, con il volto coperto come dei delinquenti, e portare via qualcuno, senza neanche uno straccio di mandato legale. Sparizioni extragiudiziali, che avvengono senza che nessuno sappia dove quelle persone vengano condotte. Le manifestazioni contro il regime sono continuate e si usano paramilitari stranieri per la repressione; agiscono fuori da ogni principio di legalità. La vita quotidiana a Caracas è scandita come è noto da privazioni materiali che amplificano il senso di disperazione. Le persone cancellano foto e video da Whatsapp, non scrivono per messaggio date e luoghi degli appuntamenti, perché gli uomini del regime di Maduro possono arrivare in qualsiasi momento. La “libertà” diviene il prodotto del dispotismo, l’”indipendenza” invocata sorge sotto il ferreo operato del Padre e perpetua sé stessa. E poi di quale indipendenza si parla, se il Venezuela è apertamente schierato con la Cina e la Russia? Anche per questi paesi vale, eccome, l’autocrazia, il controllo ossessivo sul cittadino. Il Padre, cioè il dittatore di turno, è la voce intorno alla quale si coagula il potere mentre si circonda solo di fedeli accoliti, quali ripetitori passivi. Gode con potere supremo dell’esclusività della parola scritta o diffusa dai suoi mezzi di comunicazione, e quindi perseguita, reprime o espulsa coloro che fanno della parola e del pensiero un uso indebito, vale a dire, che non coincide con la Voce unica. È il monoteismo del Potere, la nuova idolatria.
Ho usato parole forti e mi sono spinto molto più in là di un discorso semplice ed abbordabile da piccoli. Ma è l’inquietudine che prelude la ricerca di un cammino di speranza.
FILOTEO NICOLINI
Immagine: Nancee Clark, Messengers