Un caffè per Ezio Mauro

per Gabriella
Autore originale del testo: Corradino Mineo con introduzione critica di Gabriele Pastrello
Fonte: facebook

di Corradino Mineo, con introduzione critica di Gabriele Pastrello

RIPORTO ALCUNE TESI QUI  ESPOSTE IN UN ALTRO MIO POST. L’IDEOLOGIA DI EZIO MAURO CONSISTE NEL RIMUOVERE LE CONSIDERAZONI CHE NON SOLO IO FACCIO QUI, MA CHE SONO COMUNI A TUTTI I COMMENTATORI ‘REALISTI’. PURTROPPO MINEO COMBATTE MAURO SULLO STESSO TERRENO DI FRITTURA MISTA IDEOLOGICA E HA PERSO UN’OCCASIONE, LUI CHE HA AUDIENCE NAZIONALE DI CONTRASTARE MAURO SULL’UNICO PUNTO SERIO CHE CONTA: NON PUO’ ESISTERE NESSUNA STRATEGIA DI RICOSTRUZIONE DELL’AREA DI INFLUENZA DEL PATTO DI VARSAVIA. CIOE’ L’AREA IMPERIALE DELL’URSS. QUINDI QUELLE DI MAURO SONO BALLE, E PERICOLOSE. PER I MOTIVI CHE IO ILLUSTRO DI SEGUITO. L’IDEA CHE PUTIN POSSA AVERE COME OBIETTIVO LA RICOSTITUZIONE DELL’AREA DEL PATTO DI VARSAVIA E’ PURO DELIRIO. STALIN LO FECE NEL CORSO DI UNA GUERRA MONDIALE, IN CUI I CONFINI SONO FISSATI DA DOVE ARRIVANO GLI ESERCITI. E SICCOME QUELLA CINTURA DI STATI: POLONIA, CECOSLOVACCHIA, UNGHERIA ROMANIA E BULGARIA ERA UNA CINTURA RIVOLTA (DOPO LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE) IN FUNZIONE ANTI-SOVIETICA (TUTTI CON REGIMI DI DESTRA E POI ANCHE FILO.NAZISTI), LA ROVESCIO’ CONTRO L’OCCIDENTE (IDEA OTTOCENTESCA A MIO PARERE, DELLA CINTURA DI STATI CUSCINETTO, MA ERA LA SUA). PERSA LA TERZA GUERRA MONDIALE (FREDDA) LA CINTURA E’ STATA DI NUOVO RIVOLTATA CONTRO LA RUSSIA. MA NON BASTA.

IN REALTA’, FINITO IL CONFRONTO IDEOLOGICO, GLI USA SONO PASSATI SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITA’ ALLO SCONTRO GEO-POLITICO. LA RUSSIA E’ TROPPO GRANDE, SE SI RIPRENDE PUO’ RIDIVENTARE UNA POTENZA MONDIALE CONCORRENTE. MEGLIO MORTA: MEGLIO A PEZZI (POSSO MANDARTI UN DOCUMENTO STRATFOR, THINK TANK DELLA CIA CON QUESTE TESI). DA CUI TUTTA LA POLITICA DI DISSOLUZIONE DEI VECCHI LEGAMI DI VARI STATI ASIATICI CON MOSCA (GEORGIA, ARMENIA, ETC, ETC.). QUESTA POLITICA E’ STATA POSSIBILE CON YELTSIN PER L’ESTREMA DEBOLEZZA RUSSA. PUTIN E’ STATO SCELTO DA UN ACCORDO TRA FAZIONE YELTSINIANA E GORBACIOVIANA PER CONTRASTARE QUESTO PROGETTO. L’IDEA CHE PUTIN VOGLIA RI-ROVESCIARE LA CINTURA E’ PURO DELIRIO (ALIMENTATO DAI POLACCHI). MA GLI USA NON HANNO MAI RINUNCIATO AL PROGETTO PERSEGUITO FIN DALL’INIZIO. E’ DAL 2004, DALLA COSIDDETTA RIVOLUZIONE ARANCIONE (UNA BUFALA) CHE LA BATTAGLIA PER L’UCRAINA SI E’ RIAPERTA. OBIETTIVO DI PUTIN ERA IL CONSOLIDAMENTO DELL’AREA RIMASTA INTORNO ALLA RUSSIA CON UN PATTO ECONOMICO CHE E’ DELLO STESSO TIPO DEL NAFTA. PER LA RUSSIA E’ LA PARTITA DELLA SOPRAVVIVENZA. GLI USA PER IMPEDIRLO STANNO CERCANDO, IN VIOLAZIONE DEGLI ACCORDI POST-89, DI PORTARE ANCHE L’UCRAINA, STATO CHE DOVEVA RESTARE ‘NEUTRALE’, NELLA SFERA ANTI-RUSSA. LA RUSSIA STA CERCANDO DI IMPEDIRLO. TUTTO QUA.

SEI MESI FA ERA POSSIBILE UN ACCORDO CON KIEV SU BASE FEDERALE CON DENTRO ANCHE LA CRIMEA (PUTIN AVEVA CERCATO MEDIAZIONI EUROPEE PER QUESTO, INUTILMENTE). INVECE NO. E HANNO PERSO LA CRIMEA (LA RUSSIA NON POTEVA PERDERE L’ACCESSO AL MAR NERO; PER DI PIU’ CON UN’AREA ABITATA DA RUSSI. IL REFERENDUM E’ STATO UNA PASSEGGIATA, ALTRO CHE INVASIONE; C’ERANO GIA’). ADESSO KIEV POTREBBE ANCORA FARE UN ACCORDO CONFEDERALE CON LO STATO DEL DONETSK. MA SE SI OSTINANO A MINACCIARE LA RUSSIA CON TRUPPE NATO NON SAREBBE IMPENSABILE CHE PRIMA CHE LA NATO ABBIA RACCOLTI E ORGANIZZATI I 4000 UOMINI I TANK RUSSI SIANO QUANTOMENO A ODESSA, SE NON A KIEV. PUTIN NON PUO’ PERMETTERE TRUPPE NATO A KIEV PIU’ DI QUANTO KENNEDY POTESSE PERMETTERE MISSILI A CUBA. MA ALMENO NON SARANNO NEL DONETSK. PERCHE’ QUESTO E’ PROBABILMENTE COME FINIRA’, CON LA SCISSIONE A CAUSA DELLA FOLLIA UCRAINA E DEL DELIRIO IDEOLOGICO OCCIDENTALE (COSA CHE PUTIN NON VOLEVA; MA OVVIO CHE SE L’UNICA SCELTA CHE GLI RIMANE E’ QUAL’E’ IL CONFINE DELLA NATO DENTRO ALL’UCRAINA, LO PREFERIRA’ UN PO’ PIU’ LONTANO, RISPETTO AL CONFINE DELLA RUSSIA). TUSK IMPAZZIRA’ DI RABBIA. MA SE ANCHE SUCCEDESSE NEPPURE ALLORA AVREBBE RAGIONI DI PREOCCUPARSI PER LA POLONIA. I RUSSI NON INVADEREBBERO LA POLONIA NEPPURE SE LI PAGASSERO,. NE HANNO AVUTO ABBASTANZA DI LORO NEGLI ULTIMI SETTANT’ANNI (E NON E’ UNA BATTUTA). – Gabriele Pastrello

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Un caffè di Ezio Mauro

di Corradino Mineo  – 5 settembre 2014

Dirò dopo, brevemente, di Draghi e Renzi. Ora lasciate che mi occupi del Giornale e di un editoriale Ezio Mauro, direttore di Repubblica. “Venti di guerre. Europa fermati”, così apre Sallusti e spiega “Follia Nato: combattere due guerre. Il segretario Rasmussen mette a disposizione l’Alleanza per combattere l’Isis, oltre che l’Ucraina”. La Repubblica, invece, “Ucraina e Iraq. Obama alla Nato: così non basta”. Ezio Mauro scrive che “l’anima imperiale e imperialista della Russia è eterna e insopprimibile”. “Nello stesso momento il Califfato islamista ha un pugnale puntato alla gola…del nemico definitivo, l’Occidente”. Attaccati contemporaneamente su due fronti. E noi, come reagiamo? Abbiamo la Nato, dice Mauro, che però “non può essere protagonista delle due crisi senza una soggettività politica chiara dell’Occidente”.

Tuttavia egli osserva questo Occidente noi “lo abbiamo svalutato come un reperto della guerra fredda… mentre altri (gli islamisti) lavoravano per costruirlo come bersaglio immobile”. Così come ci siamo illusi che l’imperialismo russo potesse venir meno, avendo distrutto l’Unione Sovietica. Intanto, a casa nostra, la politica mostrava tutta la sua impotenza, in crisi la rappresentanza democratica, mentre la “somma delle diseguaglianze sta facendo traboccare il vaso”. E ancora cresce la sfiducia nello stato nazione ma anche e nella legittimità dell’euro, visto che “portiamo in tasca una moneta comune senza sapere qual è la faccia del sovrano che vi è impressa”. “Una parte sempre più larga di popolazione ha la sensazione davanti alle crisi che il mondo sia fuori controllo”. nonché del venir meno di una forte leadership americana. Ecco che, per Mauro, occorre ritrovare una weltanschauung, nell’idea di un Occidente, democratico ma forte.

Tra le donne e gli uomini che hanno i miei anni, sono tra i più “occidentali”. Da ragazzo ho studiato Wittfogel  e il dispotismo orientale, credo di sapere quanto Marx debba a Kant e l’Europa alla Rivoluzione Francese (liberté égalité fraternità) e al “Trattato sulla tolleranza” di Voltaire.  Ma, caro Ezio, parlare dell’Occidente come del Sacro Graal, mi sembra pura ideologia. Da più di trent’anni le classi dirigenti americane ed europee non hanno voluto vedere l’avanzata inarrestabile del terzo mondo (ne parlava, inascoltato, anche il povero Berlinguer). Hanno reagito, di bolla speculativa in bolla speculativa, creando denaro col denaro e allargando la forbice tra ricchi e poveri. Detesto i dietrologi, ma già nel 2001, alla fine della bonaccia clintoniana, l’America avrebbe dovuto ridurre le sue aspettative. Invece la guerra contro il nuovo “impero del male” (l’islamismo che avevamo allevato e armato) è stata usata come diversivo. Mentre il crollo dell’URSS consentiva di mettere (malamente) le mani sui Balcani e di chiudere la Russia in una morsa di Repubbliche filo europee (meglio, filo tedesche) e filo Nato.

Intanto lasciavano che la pace promessa tra Israeliani e Palestinesi divenisse un flautus vocis, regalavamo ai tagliagole l’esercito di Saddam (hai letto Valli?), lasciavamo (dopo Ben Laden) che i nostri vecchi fornitori di petrolio, arabi e musulmani, coltivassero, come istrumentum regni, una lettura medievale del Corano, vero brodo di voltura dello jihad. 

A differenza del direttore di Repubblica, io penso che Obama sia l’inevitabile curatore fallimentare dell’Unica Superpotenza, che un certo ritorno all’isolazionismo americano sia da preferire alla riproposizione di avventure imperiali, che debbano essere i musulmani a combattere l’Isis e gli arabi a chiedere libertà ai loro tiranni. Che l’Europa si debba ricostruire partendo dall’Eurozona, per diventare unione politica e democratica, prima che monetaria. E che Putin si debba coinvolgere, come l’Iran, nella ricostruzione di un equilibrio in Medio Oriente, ma dopo aver garantito alla Russia una zona aperta e libera e florida tra noi e loro. Utopia? Possibile. Ma un’Europa così sarebbe per la Cina e il Brasile, per l’India e la Turchia e la stessa Russia, un’occasione. Partner apprezzato, persino invidiato. E l’idea d’Occidente tornerebbe a fondarsi sul secolo dei lumi e del diritto positivo, non su di una lettura superficiale del Medio Evo Germanico e delle Crociate. Il Papa che viene dalla fine del mondo ci propone qualcosa di non troppo diverso.

“Spinta per la crescita”, “Mossa per la ripresa”, “La BCE taglia i tassi, volano le borse”, i titoli su Draghi, che porta i tassi allo 0,05% e compra obbligazioni garantite (non ancora titoli di stato). “Niente soldi, la rivolta di polizia e militari”, “Renzi reagisce”, “Tutti contro Renzi”, quelli sul fronte interno. La verità è semplice: Draghi può pilotare una svalutazione dell’euro (lo sta facendo) ma le politiche economiche spettano ai governi dell’euro zona, che devono concertarle. Renzi si è arreso all’evidenza delle casse vuote e dei tempi lunghi per le riforme, ma il suo stile e le incaute promesse generano frustrazione, e proteste. Anche nel Pd. Ironico Bersani si è chiesto se “i nuovi senatori nominati nelle regioni debbano portare la cravatta”. Caro Pierluigi, se tu non fossi rimasto in silenzio e Gotor e Finocchiaro non avessero tenuto il moccolo a Renzi, il paese non avrebbe perso 3 mesi a discutere di una riforma Costituzionale, inutile inchino all’uomo solo al comando.

Infine, non c’è che fare, la Quinta Repubblica agonizza e “il 18 Brumaio” di Manuel Valss durerà lo spazio di un mattino. L’amante tradita di François Hollande si è vendicata facendo sapere come l’erede di Mitterrand disprezzi i poveri “senza denti”, un ministro appena nominato, costretto a lasciare perché aveva il vizio di non pagare le tasse. Solo una rivoluzione o una guerra ci salverà dal grottesco. Cosa preferire?

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