Non stava bene l’uomo ucciso dall’assessore a Voghera: era stato sottoposto a TSO
da Globalist
Un uomo che, semmai, andava aiutato vista la sua fragilità mentale acuita dal Covid. Non certamente affrontato con una pistola.
Emergono nuovi dettagli dalle indagini. Youns El Boussetai, il 39enne marocchino ucciso con un colpo di pistola dall’Assessore alla Sicurezza Massimo Adriatici sarebbe stato sottoposto a un Tso (trattamento sanitario obbligatorio) tre settimane fa.
I problemi psichici di cui l’uomo soffriva si erano acuiti in seguito al lockdown. El Boussetai aveva contatti frequenti coi suoi familiari, tutti cittadini italiani, che vivevano in altre città. Il padre a Vercelli, la sorella, che ieri sera è arrivata a Voghera, in Francia, un altro fratello in Svizzera. La moglie e i due figli vivono in Marocco.
Ai familiari El Boussetai, che aveva manifestato problemi psichici negli ultimi mesi, aveva detto che si sentiva ‘a casa’ in piazza Meardo, a Voghera, dove è morto. Qui, diceva ai congiunti, aveva la ‘sua panchina’ e i suoi punti di riferimento ed era conosciuto da tutti.
Sul fronte delle indagini, giovedì 22 luglio è prevista la richiesta di convalida della Procura di Pavia dell’arresto di Adriatici, accusato di ‘eccesso colposo di legittima difesa’. Che potrebbe però non essere accompagnata anche dalla richiesta di convalida della misura cautelare dei domiciliari. Questo significa che i pm potrebbero dare l’ok per il ritorno alla libertà dell’uomo, parere non vincolante per il gip che sarà chiamata a decidere dopo avere sentito Adriatici. Il nuovo interrogatorio, dopo il primo subito dopo il fatto, dovrebbe essere fissato per venerdì 23 luglio.
L’avvocato Debora Piazza, che assiste padre, fratello e sorella del 39enne di origine marocchina, ha affermato che “l’autopsia di Youns El Boussetaoui è stata effettuata senza avvisare, come sarebbe dovuto avvenire, i suoi familiari, tutti cittadini italiani e con una residenza”.