I “migliori”

per mafalda conti
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
I “migliori” in demagogia
Ho risentito la dicharazioni di Draghi sui giovani che, con quale faccia, si sarebbero vaccinati senza nemmeno vergognarsene un po’, mentre gli anziani muoiono! Ma, dico, se questi giovani appartengono a categorie specifiche come sanitari e insegnanti che cosa dovevano fare, passare la mano? Ma non è ancora chiaro che medici, infermieri, insegnanti hanno assunto il vaccino anche per ragioni di interesse pubblico, ossia contenere il contagio in possibili focolai come gli ospedali e le scuole?
Dunque, se Draghi proprio voleva fare una menata sul tema dei giovani, avrebbe dovuto indirizzarsi in altre direzioni, tra quei trentenni, quarantenni che si sono vaccinati appartenendo a categorie inserite in lista dalle regioni senza che ve ne fosse una particolare ragione (avvocati, funzionari pubblici, persino seminaristi) o addirittura hanno saltato la fila perché amici degli amici. Distinguerei dunque, invece di fare un pastrocchio comunicativo.
Siccome credo Draghi non volesse, spero, buttarla in caciara in termini demagogici, allora devo dire che non c’è niente di peggio di un capo del governo che è bravo a fare i conti economici ma non sa proprio nulla di politica-politica e nemmeno sa comunicarla adeguatamente. Perché, vedete, se bastasse la tecnica a risolvere i nostri mali, a che servirebbe la democrazia, a che servirebbe parlare di “opinioni”, basterebbero appunto i “migliori” (filosofi o scienziati), ai quali il popolino ignaro dovrebbe affidarsi mediante un atto di fede.
Questi “migliori” li coltiveremo in batteria come i polli, crescerebbero bravi e forti e poi succederebbero ai “migliori” precedenti, in una catena di sapienza infinita. Se così fosse dovremmo ammettere che i problemi hanno una sola soluzione, e che c’è una sola scienza politica esatta, per cui sarebbe tempo perso avere idee, opinioni, dibattere, confrontarsi su ogni singolo tema, tentare di convincerci reciprocamente, contarci in una elezione, insomma far funzionare una democrazia. Potremmo occuparci d’altro, tanto c’è chi si occupa di noi, come i medici della nostra salute e gli ingegneri dei ponti. Così i “migliori” del nostro destino pubblico.
Le élite (perché questo sarebbero, alla fin fine, i “migliori”: i campioni delle élite) non avrebbero la necessità di convincere il popolo, di fare sparate demagogiche, di giocare al populismo, e potrebbero concentrarsi alla ricerca della soluzione dei problemi senza essere disturbati dalle chiacchiere democratiche. Sarebbe un mondo più ordinato, più “scientifico”, senza ignoranti buzzurri che si permettono pure di offrire la loro opinione non richiesta.
Il governo Conte, diciamolo, era invece un governo politico, né dei migliori né dei peggiori, e il suo premier tutto era meno che un demagogo, anzi: i 209 miliardi di euro del Recovery sono frutto del suo impegno diretto. Con Draghi siamo entrati, invece, nella fase in cui sono caduti gli steccati politici e si è badato al “sodo” economico, chiamando appunto i “migliori” al governo. Una specie di rivoluzione passiva, una sorta di chiamata alle armi delle classi dirigenti, pronte a calare sul “malloppo” senza mediazioni. Vedrete, l’Italia ce la daranno indietro quando avranno “smazzato” i soldi, e spartito la loro destinazione. Poi il nostro Paese non interesserà più a Lor Signori. E lo restituiranno, finalmente sazi, al mittente.
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