Aida allo specchio

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Ahmad Shamlu

 

Le tue labbra,

Soavi come la poesia

Mutano il più sensuale dei baci

In tale pudore

Che un cavernicolo

Ne giova per divenire uomo.

 

E le tue guance,

Con due solchi obliqui

Che tracciano il tuo orgoglio

E il mio destino.

Io che sopportai la notte

Senza essere armato dell’attesa del mattino

 

E dai postriboli della compravendita

Riportai integra, una superba verginità.

Mai nessuno con tanta spietatezza

Si levò a uccidersi

Come io mi abbassai a vivere.

 

Il tuoi occhi, il segreto del fuoco

Il tuo amore,

Il trionfo dell’uomo

Quando si affretta a contrastare il destino.

 

Le tue braccia,

Un angolo dove vivere,

Un angolo dove morire,

Una fuga dalla città

Che con mille dita

Insulta volgarmente

Il candore del cielo.

 

La montagna nasce dalle prime pietre

E l’uomo dai primi dolori.

 

In me c’era un prigioniero tiranno

Che non si abituava al canto delle sue catene.

Io sono nato con il tuo primo sguardo.

 

Nelle tue maestose movenze

Le tempeste

Risuonano

Con la magnificenza di un flauto.

 

E la melodia delle tue vene

Fa sorgere il sole dell’eternità.

 

Lasciami ridestare dal sonno,

Che tutti i vicoli della città

Sappiano della mia presenza.

 

Le tue mani, la riconciliazione,

Compagne che aiutano

A cancellare l’ostilità dalla memoria.

 

La tua fronte, un grande specchio

Alta e radiosa

Dove le Pleiadi si riflettono

Per scoprire la loro bellezza.

 

Nel tuo petto due uccelli cantano inquieti.

Da quale via giungerà l’estate

Perché la sete renda più gradevole l’acqua?

 

Prima che tu apparissi nello specchio

Guardai dentro una lunga vita

Piansi paludi e mari.

 

Fata con sembianze umane

Il tuo corpo non brucia, se non nel vuoto dell’inganno!

 

La tua presenza è un paradiso

Che spiega la fuga dall’inferno,

Un mare che mi inghiotte

Fino a purificarmi di tutti i peccati e di tutte le menzogne.

 

E l’aurora si risveglia con le tue mani.


Ahmad Shamlu

 

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