Autore originale del testo: Gian Franco Ferraris
Bella intervista al senatore Andrea Causin, cha ha lasciato Forza Italia per votare la fiducia al governo Giuseppe Conte e ha fondato il gruppo al senato Europeisti-Maie-Cd irriso dai giornalai italiani
- Che cosa ha provato nei passaggi da essere determinante nel sostegno al fiducia al governo Conte alla irrisione dei mass media e all’indifferenza degli ultimi giorni?
Quando si esercita la libertà di vincolo di mandato, se si è persone serie, non lo si può mai fare a cuor leggero. Al di là delle caricature che mi hanno affibbiato i giornalai italiani, perché la parola giornalisti presuppongo un etica professionale che in questa vicenda non si è palesata, ho sempre cercato di svolgere bene il mio lavoro. Da semplice parlamentare, poi come delegato presso l’assemblea parlamentare della NATO e come presidente della commissione d’inchiesta sul degrado delle periferie. La scelta di esercitare la libertà di vincolo di mandato è avvenuta in un contesto preciso: 500 morti al giorno, 20.000 nuovi contagiati, 350.000 imprese chiuse in un anno, 20 miliardi di disavanzo INPS in 8 mesi, 60 giorni di inattività del Parlamento a fronte della necessità di scrivere il Recovery, attribuire 30 miliardi di ristori, e approvare il mille proroghe con provvedimenti legati alla crisi pandemica ed economica. Forse una parola di verità va detta sia sui mass media che sui giornalai che li dirigono. Una verità scomoda che spiega derisione, offese e indifferenza a missione compiuta. I principali quotidiani italiani e network televisivi afferiscono a famiglie, proprietà, gruppi (anche bancari) che da anni non brillano dal punto di vista economico. Alcuni addirittura perennemente assistiti. Mi pare chiaro che i 209 miliardi del recovery sono un boccone irrinunciabile. Sicuramente più a portata di mano con politica prona e commissariata. Non so spiegare altrimenti accanimento, distorsione della verità, linguaggi offensivi inaccettabili in uno stato democratico. Se l’operazione “costruttori” fosse andata in porto, sarebbe stato sicuramente più difficile ipotecare tanto inimmaginabile denaro. Anche perché Conte non è certamente asservito a questi mondi, anzi. Qualcun altro invece lo era, e era anche ben coperto dal punto di vista mediatico. Ma tra qualche mese il gioco sarà palese. Quando i soldi del Recovery finiranno in partite ben diverse da ciò che si attendono gli italiani.
– Ritiene di avere fatto errori? Che cosa le ha detto sua moglie? Come spiega il fallimento del tentativo Conte ter?
Con mia moglie c’è un confronto continuo, su molti aspetti della vita familiare e professionale, ma nessuno invade il campo dell’altra e viceversa. Certamente posso dire di essere fortunato ad avere una famiglia che comprende e sostiene le mie scelte. Ora che è trascorso qualche giorno e guardo ciò che è accaduto con più distacco, ritengo di aver fatto la scelta giusta. Il Conte ter non si è fatto, ma io ciò che dovevo e potevo fare in quel momento l’ho messo in atto con convinzione e senza esitazione. Le cose giuste, non sono giuste solo se c’è un lieto fine. C’è gente che nella storia è morta per fare la cosa giusta, o per evitare grandi errori dell’umanità, che nonostante tutto sono accaduti.
– Chi ha vinto e chi ha perso in questo difficile e singolare passaggio politico e istituzionale del Paese?
Ha perso la politica. Ha perso la democrazia parlamentare. Hanno perso i mass media, che invece di essere obiettivi e liberi, si sono mostrati asserviti. Ha perso anche chi si è prestato a questa operazione, che era iniziata a febbraio/marzo dello scorso anno, e che la pandemia aveva temporaneamente sospeso. Hanno perso i partiti che portano in queste ore il peso delle contraddizioni che hanno dovuto accettare e di cui molto presto saranno vittima. Ha perso la gente e il Paese, che nel momento più drammatico è stato vittima di una paralisi istituzionale di quasi 60 giorni.
– Ritiene che Conte abbia sbagliato a rassegnare le dimissioni senza essere sfiduciato?
Conte è un uomo di grandissima dignità. Poteva non dimettersi, forzare o inseguire altre tattiche. Invece ha scelto la strada dell’apertura della crisi. Una crisi voluta da uno che aveva dichiarato a reti unificate, dopo la sconfitta referendaria di una riforma forzata a colpi di maggioranza, che non avrebbe fatto più politica. Uno che con la “faccia feroce” da lezioni di coerenza agli altri, come se la gente fosse scema.
Insomma Conte ha parlamentarizzato la Crisi, perché anche se tra la costituzione scritta e quella applicata esiste un mare, un leader politico sceglie il campo aperto. E il campo aperto si chiama Parlamento. Qualcuno ha scelto le agenzie, le interviste, le dirette social. Giuseppe Conte ha scelto il Parlamento perché, anche se sfugge ai più, l’Italia è una Repubblica Parlamentare.
– Pensa che Giuseppe Conte avrà un futuro in Politica?
Giuseppe Conte è un capitale politico immenso, ma ciò che farà in futuro dipenderà dalla sua passione, dalla sua visione e dalla sua determinazione. In un Paese che brucia le Leadership nell’arco di mesi, è prezioso un uomo con capacità di leadership naturale. Poi ciò che accadrà dipenderà da lui, non da quello che penso io.
– e avrà un futuro il vostro gruppo al senato Europeisti-Maie-Cd?
Il nostro è un gruppo di qualità perché è composto da persone di qualità. Credo che nell’attività del Senato potremo distinguerci positivamente
– Il governo Draghi si limiterà a presentare un Recovery potabile o andrà a modificare, resettare gli assetti degli attuali partiti: La Lega e i pentastellati sono diventati convinti europeisti, il sovranismo diventerà marginale o acquisirà nuova ninfa?
I soldi del Recovery a quanto pare sono miracolosi. Hanno prodotto conversioni miracolose e veloci. Ma da credente sono sempre molto diffidente sulle conversioni, perché quelle autentiche sono poche e nella storia della cristianità ne sono stati protagonisti solo uomini immensi. Penso a San Paolo, Sant’Agostino o San Francesco…non si trattava di villani, ciarlatani o improvvisati. Erano uomini di vitalità e cultura immense per il loro tempo, capaci di comprendere le grandi questioni sociali e di compiere scelte drastiche e radicali. Dal momento che si tratta di altre fattispecie e persone, mi sia consentito di nutrire qualche dubbio. Finiti i soldi, finito l’amore…e torneranno slogan, felpe e urla smodate contro l‘Europa, i migranti e ogni altro problema che si riterrà più conveniente agitare come una bandiera, piuttosto che impegnarsi a risolvere.
– Ancora il governo Draghi si limiterà a gestire la situazione economica nel miglior modo possibile oppure tenterà di fare le riforme: Giustizia, Pubblica amministrazione, tributaria?
Il Governo Draghi governerà fino a che non rimarrà vittima delle contraddizioni e delle finte conversioni di cui è figlio. Da italiano mi auguro che possa portare pace, serenità e sviluppo. Che possa affrontare le grandi riforme di cui c’è bisogno e che possa generare una stagione politica normale. Draghi è una persona di grande qualità e credo sia davvero determinato ad essere un fondatore di una nuova stagione. Poi, ricordo a me stesso e agli altri, che la nostra è una democrazia parlamentare e ogni cambiamento Legislativo o Costituzionale deve vedere coinvolto attivamente il parlamento
– E’ possibile nel prossimo futuro costruire un partito moderato di “peso” o il bipolarismo all’italiana che ormai condiziona la politica italiana da quasi trent’anni è ineluttabile anche grazie a leggi elettorali assai discutibili?
I sacri sanfedisti del maggioritario non hanno più nessuna motivazione da addurre. Il totem della stabilità, del sindaco d’Italia, del “il giorno dopo il voto sappiamo chi ha vinto”…è crollato. 26 anni di maggioritario hanno prodotto crisi, instabilità, mancate riforme, crescita dei sovranisti, stallo dell’economa, perdita di competitività, involuzione dei partiti, coalizioni con forze politiche inconciliabili. Forse il proporzionale può aprire una strada per una stagione politica nuova. A me l’idea del partito del moderati non piace, perché la moderazione non è lo strumento utile in questa fase. Ma un partito post ideologico di buon governo si. Un partito che abbia a cuore l’Europa e la maggiore integrazione europea. Un partito saldo nell’atlantismo. Un partito che abbia come obiettivo le grandi riforme di cui il paese ha bisogno. Un partito del fare che abbia a cuore il lavoro e l’impresa. Un partito che torni a investire sulle giovani generazioni. Un partito che colga il valore delle amministrazioni locali.
– tra i diversi personaggi – tutti assai lontani dal moderatismo del suo idolo Mino Martinazzoli, che vorrebbero egemonizzare il centro moderato con chi è maggiore sintonia: Calenda? Renzi? Mara Carfagna?
Per ragioni diverse con nessuno di loro. È innegabile la loro aspirazione a coprire l’area politica del centro moderato. Ma è altrettanto innegabile che, pur avendo avuto tutti e tre grandi occasioni (chi più chi meno) non ci siano riusciti. Poi tra di loro c’è chi stimo sul piano umano, e chi disistimo profondamente. Ma non credo che su di loro valga la pena soffermarsi.
Draghi sarà il prossimo Presidente della Repubblica?
Lo deciderà il Parlamento. Oggi è importante che svolga appieno il compito di Presidente del consiglio dei Ministri. Che recuperi il tempo perduto durante la crisi e che metta il Paese in sicurezza. Per ciò che gli è chiesto di fare credo che nei prossimi due anni sarà più utile a Palazzo Chigi che al Quirinale
1 commento
Anche Mimo Martinazoli e’ caduto in piedi !