Sull’attenti, come vecchi soldati, a sostegno di Draghi

per Urlife
Autore originale del testo: Livio Ghersi

Sull’attenti, come vecchi soldati, a sostegno di Draghi.

 

Il Presidente Mattarella ha conferito a Mario Draghi l’incarico di provare a formare un nuovo governo. Per quanto mi riguarda, ho sempre pensato a Draghi come a un possibile, futuro, Presidente della Repubblica. Mi auguravo, invece, che, nell’immediato, non venisse coinvolto nelle miserie e nelle piccinerie della politica italiana. Il Parlamento che è stato eletto nel marzo del 2018 ha una composizione tale che nemmeno un Cavour, un Bismarck, o un Gladstone, redivivi, potrebbero riuscire a far prevalere un chiaro indirizzo politico.

Consideravo un pericolo ed un errore un coinvolgimento intempestivo di una personalità come quella di Draghi, proprio perché penso il peggio possibile dei nostri sedicenti leader politici, dei nostri sedicenti attuali partiti politici, del nostro ceto parlamentare, considerato nella sua media.

Gli strateghi del Partito Democratico, con in testa il Segretario Nicola Zingaretti, il Vicesegretario Andrea Orlando e il “pensatore” Goffredo Bettini, coltivano l’idea di ricostruire un’ampia alleanza di “centrosinistra” insieme al Movimento Cinque Stelle e a Liberi e Uguali. Con il piccolo problema che il Movimento Cinque Stelle esistente nella realtà è ben differente da quello che il Partito Democratico vorrebbe fosse. Così, mentre si anticipa l’esito di processi che richiedono tempo e che potrebbero anche produrre sorprese, l’effetto immediato è quello di portare all’interno della linea politica del Partito Democratico le incertezze e le contraddizioni della linea politica del Movimento Cinque Stelle.

Io che sono di formazione liberale penso poi che, comunque, un’alleanza tra PD, Cinque Stelle e LeU non sarebbe un “centrosinistra”, ma una sinistra “sinistra”. Vedo elementi caratterizzanti che non condivido, che non intendo sostenere e che anzi, finché avrò vita, mi impegnerò a combattere. Mi riferisco, in particolare, alla visione assistenzialistica nella politica economica, alla indifferenza rispetto alla crescita del debito pubblico, alla propensione ad un’accoglienza illimitata nella politica dell’immigrazione; più in generale, ad una filosofia politica improntata all’assolutizzazione ed all’esaltazione acritica dei valori dell’uguaglianza e della solidarietà. Una filosofia che tende ad azzerare ogni logica meritocratica e di cui si possono misurare i concreti effetti nello sfascio della scuola pubblica.

Tra le memorabili frasi pronunciate dagli strateghi del Partito Democratico merita di essere ricordata quella secondo cui mai e poi mai esponenti del PD accetterebbero di far parte di un governo del quale fossero membri rappresentanti di partiti “sovranisti” ed antieuropei.

Anche qui c’è il piccolo particolare che non si sa cogliere la differenza fra un governo con un preciso indirizzo politico ed un governo chiamato, invece, a fronteggiare un momento storico particolarmente difficile, in cui si richiede – la razionalità richiederebbe – che tutte le forze politiche, senza rinunciare a pensarla ciascuna secondo i propri valori ideali, si sforzino di lavorare in modo unitario nell’interesse del Paese, per portare avanti tre o quattro obiettivi, esattamente individuati, in modo da superare le più urgenti difficoltà. Ovviamente, non per sempre, ma per un periodo temporale precisamente delimitato.

In termini non politici, ma bellici, si parlerebbe di “tregua”.

I tre o quattro obiettivi sono facili da enunciarsi: al primo posto il piano di vaccinazioni contro l’epidemia del Covid-19; e la presentazione alle Istituzioni dell’Unione Europea, nel prossimo mese di aprile, di un Piano di impiego delle ingenti risorse finanziarie che l’Unione Europea è disposta a darci in prestito, a condizioni di assoluto favore, per consentirci di riavviare una effettiva ripresa economica. Detto Piano non può essere un libro dei sogni, non può risolversi in “aria fritta”, come avrebbe detto Ernesto Rossi; ma deve contenere l’indicazione di investimenti in progetti concreti, fattibili, tali da generare valore aggiunto e nuova ricchezza, nel medio periodo. Con l’indicazione di alcune, indispensabili, riforme strategiche, delineate in modo altrettanto preciso.

Un governo “istituzionale”, sostenuto per dovere patriottico, è, per definizione, un fatto straordinario, concepito per fronteggiare difficoltà straordinarie. Il Partito Democratico dovrebbe avere sufficiente cultura politica per comprenderlo.

I poveri parlamentari del Movimento Cinque Stelle, invece, fanno fatica: per loro l’obiettivo politico più elevato che oggi si possa concepire è quello di riaffermare in ogni modo che è stato ingiusto togliere al Presidente Giuseppe Conte la poltrona di presidente del Consiglio dei Ministri. Nostalgia, rimpianto, risentimento. “Fiat iustitia, pereat mundus!“. Anche se qui viene in considerazione una concezione molto casereccia della giustizia, che coincide, guarda caso, con l’interesse dei parlamentari del Movimento a far durare il più possibile questa Legislatura e a continuare a detenere in essa significative posizioni di potere (all’interno del governo, delle commissioni parlamentari, senza dimenticare gli incarichi di sottogoverno). Per la serie: quando ci ricapita?

Di fronte alla massima “Fiat iustitia, pereat mundus!“, che, a quanto sembra, fu pronunciata la prima volta da Ferdinando I d’Asburgo, imperatore del Sacro romano impero, successo nella carica al fratello Carlo V, il punto di vista “conservatore” è sempre da preferirsi: il mondo umano non va fatto perire, ma va salvato. E bisogna sempre trovare il modo per salvarlo. Il nostro mondo umano è l’Italia.

Il Presidente Mattarella è convinto che, nelle circostanze date, non si possa andare a elezioni anticipate. Non sono d’accordo. Si intende, non domani; perché questo nessuno lo vorrebbe, salvo qualche sconsiderato. Non si vede, però, perché non si possa votare nel prossimo mese di maggio, o nel mese di giugno. Poi non sarebbe più possibile, perché scatterebbe il semestre bianco e il Presidente della Repubblica, per l’approssimarsi della scadenza del suo mandato, non avrebbe più il potere di sciogliere le Camere, anche se volesse farlo. Davvero si vuole che questo disgraziato Parlamento si trascini fini al 2023? Davvero si vuole che questo disgraziato Parlamento elegga il nuovo Capo dello Stato? Davvero si aspetta, come soluzione risolutiva degli attuali problemi italiani, l’approvazione di una nuova legge elettorale, tutta proporzionale? Affinché le attuali mediocrità politiche possano avere un futuro?

In ogni caso, il Presidente della Repubblica si è espresso. Ha detto, ovviamente, cose molto sensate. Invitando tutti a riflettere sulla gravità del momento.

Di fronte al richiamo del Presidente della Repubblica, Mario Draghi ha risposto come risponderebbe un vecchio soldato: si è messo sull’attenti. Poiché l’uomo è intelligente ed esperto, ha dimostrato di anteporre a tutto l’amore per l’Italia. Accettando il rischio che il suo prestigio, il credito di stima che ha meritato sul piano internazionale, soprattutto nel periodo in cui è stato presidente della Banca Centrale Europea, vengano travolti da partiti che mercanteggeranno fino all’ultimo il loro appoggio in Parlamento e che non esiteranno a scatenare i franchi tiratori alla prima votazione a scrutinio segreto.

Ciò dimostra che Mario Draghi ha qualità umane, ha coraggio, tempra morale; qualcosa che va oltre le sue indiscutibili capacità professionali e conoscenze tecniche.

Patrioti, contro persone piccole piccole. Posto che l’alternativa è questa, anch’io mi metto sull’attenti, come quando facevo il servizio militare di leva nel glorioso Corpo dei Bersaglieri. E correvo, ogni giorno, per chilometri, intorno alla caserma, tra tanti altri bersaglieri, tutti “massicci e incazzati”.

È inutile fare appello al senso di responsabilità della classe politica. Scambiano la responsabilità con la propensione di singoli parlamentari a dare il proprio voto favorevole al governo di turno, in cambio di concreti vantaggi personali. L’appello va fatto ai giornali, cartacei e telematici. L’appello va fatto a tutti gli organi di informazione. Affinché registrino in modo chiaro i nomi di tutti coloro che, a partire da questo momento, si metteranno di traverso per far fallire il tentativo di Draghi. Questi nomi devono risaltare in tutta evidenza, affinché il Corpo elettorale possa riconoscerli e ricordarsene in occasione di tutte le prossime, future, consultazioni elettorali. A qualsiasi livello di rappresentanza. Anche per il Parlamento, comunque, prima poi, si voterà di nuovo.

Da subito, i mercati finanziari hanno risposto in modo positivo alla notizia dell’incarico conferito a Draghi. Da subito, le Istituzioni dell’Unione Europea ed i governi di tanti Paesi del mondo hanno espresso la loro soddisfazione per il fatto che le sorti dell’Italia venivano affidate ad un uomo capace ed esperto.

Si tratta di un capitale di stima, di un credito di fiducia, che valgono più dell’oro. Bisognerebbe che gli italiani comprendessero l’importanza di cogliere questa occasione. Assolutamente unica. Temo che non sarà così.

Vedo tanti politici finti “intransigenti”, i quali evidentemente non hanno chiaro che intransigenza non significa stupidità. Anche noi comuni italiani non siamo poi così stupidi da non accorgerci quando un politico “fa teatro”, come diciamo in Sicilia, e fa appello a quelle che vorrebbero apparire come nobili motivazioni ideali, per difendere i propri, molto concreti, interessi di bottega.

Vedo legioni di franchi tiratori che aspettano il primo momento utile per intervenire.

Se sarà così, ci tengo a precisare pubblicamente che io non sto con loro. Sto con il Presidente della Repubblica. Sto, senza riserve, con Mario Draghi.

Palermo, 4 febbraio 2021

 

Livio Ghersi

 

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