Fonte: La Stampa
Nella sua lunga vita politica Rino Formica ha affrontato verifiche e rimpasti con giganti come Moro, Andreotti e Berlinguer, non ha mai lesinato espressioni dissacranti e oggi il vecchio dirigente socialista calibra di nuovo una delle sue pennellate: «Questa verifica somiglia a una manfrina perché tutti sanno che non si può aprire una crisi mentre è in discussione il Bilancio dello Stato. Poniamo che nelle prossime ore prendano atto che non c’è più intesa, a quel punto che dicono agli italiani: annunceremo il divorzio il 3 gennaio? Ma attenzione all’incidente: si sta ballando sul cornicione di un grattacielo».
Rino Formica ha iniziato a far politica nel 1944 a Bari in casa Laterza un giorno che da lì passò Benedetto Croce, e nel corso dei decenni ha partecipato a decine di verifiche, sempre con lo spirito tagliente che si ritrova oggi: a 93 anni legge all’alba tutti i giornali e continua a fare le telefonate “giuste”.
Partendo dal presupposto che non tutto quello che si faceva prima era bello e giusto, qual è la differenza tra questa verifica e quelle della Prima Repubblica?
«Mai nel passato si era aperta una verifica senza che nessuno dichiarasse la necessità di superare l’assetto esistente. Tutti vogliono la verifica ma quello che c’è non si tocca. Ma allora che verifica è? Di cosa? Del programma? Ma avete bisogno di una verifica per ritoccarlo? Avete il Consiglio dei ministri, aggiustate lì quel che serve. È un misto di rituali antichi e di una religione rinnegata: la democrazia».
Se è manfrina, l’esito è noto?
«No. Può accadere di tutto perché la situazione è oggettivamente esplosiva e l’incidente è dietro l’angolo. Nel 1876 lo storico passaggio dalla Destra alla Sinistra, che covava da anni, esplose in Parlamento su un incidente procedurale: la presentazione di un ordine del giorno sull’ordine dei lavori».
Il presidente del Consiglio ha qualche virtù di alcuni dei suoi predecessori?
«Conte è un monocolo in un mondo di ciechi ma anche un ambizioso sfrenato che ha capito l’importanza del vuoto che lo circonda. Spera che il vuoto duri all’infinito ma non ha compreso che il vuoto può presto trasformarsi in un buco nero. E chi cade nel buco nero, non può sapere dove finisce».
Renzi le pare che abbia trovato gli argomenti giusti per determinare maggiore “democrazia” nella coalizione?
«A suo tempo Renzi ha vinto un terno al lotto che non ha saputo utilizzare, scambiando i giochi dei ragazzi della via Pal col gioco della politica. Tre palle e un soldo. È incapace di essere una guida: non ha la fiducia neppure del suo circolo di una volta. Ma quando perdi la fiducia degli amici e poi anche in famiglia, figlio mio, come puoi pretendere che te la diano gli altri?».
Anche voi vi dividevate su ideologia e sesso degli angeli, ma una disputa come quella sul Mes se la ricorda?
«Credo che abbia maggiori responsabilità chi, avendo una convinzione, non trova il coraggio di battersi. Più “colpevole” Gualtieri rispetto a Di Maio. Il ministro dell’Economia dovrebbe dire: poiché penso che il Mes vada preso e non se ne fa nulla, al mio posto venga il signor Di Maio. In politica il coraggio della decisione è fondamentale».
Per voi l’Europa stava sullo sfondo, stavolta pesa
«Non hanno ancora capito quanto pesa. La novità è questa: stavolta i fondi europei non sono solo un indebitamento dello Stato italiano, del quale gli altri si possono disinteressare, ma sono un indebitamento degli Stati europei. Si può pensare che la Germania che dovrà essere donatore netto, davanti a prenditori netti dissipatori, starà a guardare? Non è possibile! Arriverà una forma di potere parallelo: una nuova sovranità europea».
Nella Prima Repubblica cambiava un governo all’anno: superata questa crisi, la “storia” ci dice che Conte arriverà in carrozza sino al rinnovo del Capo dello Stato?
«La vera crisi, non la crisi finta di questi giorni, esploderà nel primo semestre del prossimo anno. Alla crisi sociale ed economica si sommerà una scadenza non rinviabile: l’elezione del presidente della Repubblica. Tutto quello che è stato rinviato, tanto, esploderà. Una guerra di veleni. Chi non si prepara avrà brutte sorprese».
Cosa intende?
«Alcuni sottomarini sono già partiti».