La pandemia in crescita si sta intrecciando con una crisi politica mondiale, il cui epicentro sta negli USA di Trump

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Raniero La Valle
PER UN SISTEMA DI GARANZIE
La crisi della pandemia, in allarmante fase di crescita, si sta intrecciando con una crisi politica a livello mondiale, il cui epicentro sta negli Stati Uniti di Trump. La miscela che ne risulta segnala una situazione di massimo pericolo che rende ancora più manifesta la necessità di mettere in sicurezza la convivenza umana istituendo un ordinamento giusto presidiato da una Costituzione mondiale.
È sempre più chiaro che le attuali sovranità in lotta tra loro non possono garantire il buongoverno della Terra. Questa situazione è aggravata da quanto accade in America, dove, in piena competizione politica per una rischiosa elezione presidenziale, Trump e la Casa Bianca – negazionisti! – vengono colpiti dal virus col rischio, dati i personaggi in campo, che reagiscano in modi incontrollati e inconsulti. Lo stesso Trump aveva ventilato l’ipotesi di una crisi istituzionale nel caso non fosse stato rieletto, facendone carico a brogli annunciati e dati per certi ancor prima dell’evento: minaccia a cui aveva reagito il Pentagono, dando corpo al fantasma di un inaudito intervento dell’esercito nella vita politica degli Stati Uniti, come se questi fossero una qualunque Repubblica sudamericana. Il Paese stesso si è mostrato intriso di violenza, perfino con la recrudescenza degli odi razziali, mentre una campagna elettorale devastante offriva lo spettacolo di un duello televisivo tra il presidente e lo sfidante democratico in cui tutti gli osservatori hanno visto un degrado infamante della democrazia e della politica.
Quel confronto tra Trump e Biden si è aperto proprio con una negazione formale dei principi dello Stato di diritto, che ha negli istituti di garanzia lo strumento di tutela dei diritti e delle aspettative di tutti contro gli abusi del potere. La Corte suprema è negli Stati Uniti il massimo di questi istituti di garanzia e all’accusa di aver nominato una giudice di parte proprio allo spirare del suo mandato senza attendere le nuove urne, Trump ha replicato che avendo vinto le precedenti elezioni poteva fare ciò che voleva. Il che è appunto la negazione stessa della cultura delle garanzie.
Una tale gestione del potere in uno degli Stati più potenti e armati della Terra, tanto più all’ora del suo declino, ha ricadute di indubbia gravità sul resto del mondo. Si ripropone il rischio già sperimentato all’inizio del secolo quando la destra al governo impostò il programma della militarizzazione dello spazio per meglio dominare la Terra e annunciò di voler instaurare il “nuovo secolo americano”, ovvero un’obbedienza planetaria,cosa che finì nella devastazione del Medio Oriente, nell’incentivo all’estremismo islamico e nel terrorismo generalizzato.
Le ricadute negative delle pretese di dominio globale e del contrasto al diritto internazionale possono anche oggi essere molto gravi. Basta pensare a quanto accade in Brasile dove è in corso, col patrocinio di Trump, una catastrofe politica, sanitaria, economica e sociale, “la crisi peggiore di tutta la storia del Brasile” ha detto il leader dei contadini Joào Pedro Sedile che partecipò agli incontri dei movimenti popolari col papa; in Brasile è oggi all’attacco il neo-liberismo più sfrenato e Bolsonaro (un altro negazionista colpito dal virus) sta privatizzando tutto, dalla Petrobras alla Caixa economica federal, al Banco do Brasil, all’acqua, alle foreste, alle risorse minerarie, all’Amazzonia. Oppure si pensi al tentativo americano di intimidire papa Francesco e bloccare il processo di conciliazione con la Cina. O ancora si pensi al piano congiunto con Netanyahu per l’annessione a Israele delle terre palestinesi, in base ai diritti storici rivendicati dagli ebrei a partire dalla Bibbia; ma la “Civiltà cattolica” spiega nel suo ultimo numero che la Bibbia può avere una tutt’altra lettura, e che “le rivendicazioni ebraiche nei confronti della terra vanno viste anche alla luce dell’esilio del popolo palestinese dalla sua patria e dalle sue esperienze di discriminazione e occupazione nelle terre oggi governate da Israele”.
È chiaro peraltro che se la tempesta incombe da Occidente, non certo rassicurazioni vengono da Oriente; e l’Europa stessa che sembrava ravvedersi sotto la spinta del Covid, deve ora fare i conti con i suoi sovranisti dell’Est mentre continua a sbarrare i suoi mari ai migranti, sicché il mondo intero appare immerso nella tormenta.
Perciò è necessaria una risposta politica. Innescare un processo per il varo di una Costituzione della Terra può essere una tale risposta. L’instaurazione di un sistema di garanzie a livello mondiale – dalla garanzia della pace a quella della salute, della difesa dell’ambiente, della libertà di migrare – sarebbe l’obiettivo stesso di una tale Costituzione . Le proposte di un nuovo ordine mondiale fondato sulla fraternità umana contenute nell’enciclica “Fratelli tutti” di papa Francesco vanno nella stessa direzione, fino a proporre un nuovo paradigma della convivenza umana sulla terra.
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