…sono solo due le opzioni: si può essere di sinistra o darwinisti sociali. Una cosa esclude l’altra. Terzo escluso. Chi vuole essere entrambe le cose è incoerente. Il darwinismo sociale è una dottrina per ultraconservatori e non certo per marxisti o progressisti. A onor del vero il darwinismo sociale non dovrebbe essere contemplato neanche da liberali autentici, a meno che non vogliano diventare liberisti selvaggi. Infatti il darwinismo sociale non considera minimamente la solidarietà. Si fa presto a passare da concetti come la selezione, la legge del più forte, la lotta per la vita all’eugenetica e all’eliminazione di chi ritenuto disadattato. Il darwinismo sociale è ancora in voga. È rintracciabile anche nel pensiero di chi dice di essere di sinistra. Eppure lo sanno in molti che la società umana non è solo biologia ma è caratterizzata da più elementi, che con la biologia non hanno niente a che fare. E poi siamo forse animali? Ci dovremmo scannare come animali? Un conto infatti sono gli animali delle Galapagos studiati da Darwin ed un conto sono gli esseri umani. Un conto è la natura ed un altro è la società umana condizionata fortemente sia dalla cultura umanistica che dal progresso tecnico-scientifico. Alcune teorie genetiste farebbero pensare ad un nuovo tipo di determinismo. Ma non tutti gli uomini di scienza sono d’accordo con i fautori della sociobiologia. L’uomo non è frutto solo del suo DNA. Il fenotipo dipende anche dall’ambiente e dal caso. E poi si potrebbe veramente parlare di evoluzionismo? Forse ci siamo evoluti solo dal punto di vista scientifico. Ma dal punto di vista culturale, storico e psichico? Che dire? Il darwinismo sociale ha fornito giustificazioni al colonialismo e all’imperialismo sulla fine dell’Ottocento e dopo ai massacri di Hitler. Al mondo di oggi è un caposaldo anche per coloro che pretendono in economia la deregulation. Lo stesso Darwin non fu mai un darwinista sociale. Si tenne sempre alla larga da simili deformazioni e strumentalizzazioni della sua teoria. L’uomo ha dalla sua parte l’etica perché la società non sia una lotta di tutti contro tutti. Forse l’unico fondo di verità del darwinismo sociale è che molti cercano il massimo successo riproduttivo e probabilmente per questo la crescita sta diventando insostenibile. Personalmente ritengo che in una società liberale e aperta dovrebbero coesistere competizione e cooperazione, ma a quanto mi pare oggi siamo ben lontani da tutto ciò. Dovrebbero esserci libera concorrenza e allo stesso tempo salvaguardia dei più deboli, ma in pratica entrambe le cose finora non si sono realizzate.Ricordiamoci che essere darvinisti sociali non significa essere solo incongruenti concettualmente, ma anche di fatto essere persone che non vogliono uno stato assistenziale. Eppure dovremmo ricordarci che dovrebbero essere garantiti anche i diritti dei più deboli. Esistono dei diritti che sono considerati universali. Sarebbe un controsenso volere uno stato di diritto che garantisca le libertà di tutti e allo stesso tempo volere smantellare il cosiddetto welfare. Sarebbe assurdo! Un conto naturalmente è legittimare la meritocrazia e un altro è giustificare totalmente le ineguaglianze. È forse solo per merito che una ristretta elite fa guadagni stratosferici a discapito della grande massa di produttori-consumatori? Non sarebbe l’ora di vedere che l’ingranaggio può incepparsi da un momento all’altro se non migliorano le condizioni materiali di tutti? Essere darwinisti sociali significa essere miopi. Significa non saper vedere oltre. Soltanto gli ultrareazionari possono abbracciare il darwinismo sociale. Di solito ci sono due tipi di darwinisti sociali: i giovani autoesaltati(dalle letture di Nietzsche e Spencer) e gli uomini di una certa età, ormai arrivati, che hanno una visione edulcorata del mondo e della vita(secondo cui chi si impegna ce la fa). Sarebbe l’ora di finirla. Per vivere in una società veramente democratica un welfare efficiente dovrebbe essere garantito. Il welfare dovrebbe essere la premessa fondamentale della democrazia. Gli industriali e gli economisti credano pure alla mano invisibile di Smith o alla selezione naturale di Darwin, ma dovrebbe esserci un welfare che riesca ad assistere anche i più deboli! A mio avviso non si tratterebbe di dare ad ognuno a secondo dei suoi bisogni o delle sue capacità, ma di garantire prima a tutti un minimo indispensabile per la sopravvivenza! Questa è la condizione ineliminabile senza la quale ogni società aperta fallisce e non si rivela più tale. Se non lo fanno gli individui almeno lo Stato dovrebbe provvedere ad aiutare chi non ce la fa indipendentemente dal motivo per cui non ce la fa. In Italia nella seconda metà del novecento c’è stato molto assistenzialismo, che ha disgustato molti alla fine ed era dovuto ad un senso della solidarietà malinteso e travisato. Oggi alcuni sono agli antipodi. In tempi di crisi economica alcuni sono più cattivi e di manica stretta. In fondo anche affermare che non si può aumentare le pensioni minime o migliorare la sanità perché grava sui cittadini italiani la spada di Damocle del debito pubblico è puro darwinismo sociale. Basterebbe pensare infatti a quante sono le spese militari, che crescono di anno in anno ed incidono pesantemente nel bilancio dello Stato italiano. Sono davvero necessari tutti quei caccia e quei missili? È pura utopia ritenere che queste spese dovrebbero essere ridotte? Credo davvero di no. Sarebbe l’ora di finirla. Non è un caso a mio avviso che di solito i guerrafondai sono anche darwinisti sociali.
Sul darwinismo sociale
Autore originale del testo: Davide morelli
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