La web reputation è attualmente importante per le aziende in Italia ma non sempre per gli individui, anche se sempre più spesso i datori di lavoro fanno surfing su internet riguardo ai candidati. È pacifico e acclarato comunque che gli influencer fanno le loro fortune con concetti come quello di personal branding. Oggi molte persone chiedono aiuto a Google per tutto. Quindi è chiaro che anche per curiosità spesso molti consultino i motori di ricerca per reperire informazioni su aziende o individui. Ma per quanto sia utile il motore di ricerca che setaccia il web anche dagli algoritmi scaturiscono paradossi. Ci sono ingegneri, medici o professionisti italiani che non compaiono su internet, se viene googleato il loro nome e cognome. Ci sono individui del tutto secondari, particolarmente attivi sui social e sui blog, le cui generalità googleate producono una caterva di risultati. Ad ogni modo il lusso di non esserci e di non comparire è per pochi. Talvolta non dipende dai motori di ricerca. Un tempo c’era chi si faceva togliere dagli elenchi telefonici. È un poco come il telefonino. Sono pochi eletti coloro che possono permettersi di non essere reperibili al mondo di oggi. Allo stesso modo la visibilità online è un must per molti. In alcuni casi tuttora in Italia la web reputation talvolta è compensativa. Ci sono persone che vivono esclusivamente per questo come aspiranti/sedicenti artisti e blogger(nel 99,9% dei casi non guadagnando niente o pochissimo), mentre ci sono persone che vivono esclusivamente di questo come le influencer(alcune arrivando a guadagnare cifre stratosferiche). Non tutto è vero quello che si trova su internet. Su TripAdvisor c’è una certa percentuale di recensioni false, fatte dalla concorrenza. Ci sono anche grandi personaggi divisivi che non hanno una grande web reputation. Prendiamone due per ogni schieramento politico nostrano: Diego Fusaro è attaccato e stroncato da blogger e giornalisti di sinistra, mentre Rula Jebreal fino a poco tempo fa era attaccata e criticata da quotidiani destrorsi. Insomma non si sa mai, anche nel web, a proposito di un intellettuale o di un artista ad esempio se le lodi o le stroncature siano ideologiche o meno. Uno dei paradossi del web nostrano è che- come ha rilevato l’autore Franco Del Moro- un tempo diventavano famosi perchè erano bravi ed oggi vengono considerati bravi perchè sono famosi: in fondo se ci pensiamo bene molti sono convinti e dicono che se questa o quella influencer ha centinaia di migliaia di follower su Instagram è dovuto al fatto che è molto intelligente e molto capace. Questo ormai è l’alto livello di rincoglionimento globale a cui siamo arrivati. È una pura e semplice constatazione di fatto. Non c’è alcun tipo di snobismo da parte mia nel rilevare lo scadimento generale a cui noi italiani siamo giunti. Invece per quanto riguarda le influencer, al di là di alcune eccezioni come Chiara Ferragni, il pubblico si riconosce spesso nella medietà e nella mancanza di talento di queste belle ragazze, sempre molto ammiccanti e molto seducenti. Coloro che decretano il successo di queste influencer non sono i massmediologi colti ma una gran massa di ragazzini allupati e anche molti “maschi libidinosi coglioni” adulti come in una celebre canzone di Rino Gaetano. Insomma è sempre più diffuso quello che lo stesso Franco Del Moro, fondatore della ottima rivista letteraria Ellin Selae, definisce “narcisismo patologico”. Ma allo stesso tempo siamo tutti diventati esibizionisti e voyeur. Un altro grande paradosso del web è che la cosiddetta privacy viene ritenuta di primaria importanza(al punto che ogni blog personale deve avere la propria informativa sulla privacy osservando il gdpr del 25 maggio 2018) e contemporaneamente, nonostante una recente legge che inasprisce le pene arrivando fino a mandare in galera i carnefici, il revenge porn è sempre diffuso perché il web è un mare magnum e non sempre le vittime sono a conoscenza della diffamazione aggravata online perpetrata ai loro danni. Il web, nonostante mille paletti teorici, è ancora un territorio selvaggio. All’inizio c’era molto cyber-ottimismo. Molti erano come si suol dire tecno-entusiasti, ma oggi tra dipendenze da internet, oligopolio di alcuni colossi del web, nefandezze del dark web, falle della cyber security, fake news e altre stranezze è ormai assodato che internet non è neutrale, assopisce le coscienze come la televisione e non aumenta la democrazia: al massimo è una enorme discarica in cui ognuno getta il peggio di se stesso o nei casi più disperati il suo sos, che non verrà raccolto da nessuno. Molti cercano di dare il meglio di loro stessi alla rete, arricchendola di contenuti, ma è tutto inutile: tutto cade nell’indistinto, nel piattume generale; il livello medio dell’attenzione degli utenti è molto scarso; il web è sempre più dispersivo. In definitiva bisogna stare attenti a quello che si scrive, si pubblica e si fa su internet perché rimane sempre una traccia. Una leggerezza da giovani può dare il via a delle trappole infernali. Infine come diceva un tempo il mitico Bruno Pizzul ci vorrebbe di tanto in tanto “meno internet e più Cabernet”.
“Meno internet e più Cabernet”…
Autore originale del testo: Davide morelli
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