Tebe dalle sette porte, chi la costruì?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

Tebe dalle sette porte, chi la costruì?

Dice così una notissima poesia di Brecht. Ci sono i nomi dei Re sulle porte di Tebe, ma dove sono i nomi di chi la costruì, i nomi degli schiavi, i nomi di chi sollevò le pietre? Vale anche oggi. Dove sono i nomi delle donne e degli uomini che ogni giorno operano nella economia reale, per dare un senso a quella virtuale? I nomi degli infermieri, dei maestri, degli operai, di chi lavora nei servizi, di chi garantisce le pulizie, di chi fa assistenza, di chi porta il cibo e la cura casa per casa. Nei momenti di bufera, tuttavia, la verità viene a galla e non si può più celare dietro i lustrini. Quando scopri, ed è evidente, che a rischiare di più, a contribuire di più, a lavorare di più, a offrire il proprio corpo e la propria mente sono i più umili, i peggio pagati, i dimenticati, quelli che nessuno considera mai. Mentre i benestanti, i ricchi, chi fa lavori ‘importanti’, cool, si fa da parte, in attesa che torni il bel tempo e si possa finalmente uscire di casa. Appuntatevelo. Ci sono milioni di donne e uomini che attendono un riconoscimento non perché siano eroi ma perché lavorano: uno stipendio migliore, una migliore considerazione sociale, un pensiero in più. In sostanza, una società migliore.

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