Compito a casa
Tema: Descrivete come passate le vacanze e quali sono i vostri propositi per l’avvenire
Come sono belle le nostre passeggiate in bicicletta per i dintorni di Torino! Telefono tutte le mattine appena sveglio al mio amico Nando, e ci vediamo poi alle dieci e mezzo, ora nella quale scende infallibilmente. Mi piace quando lo vedo sbucare dal portone, quasi sempre con un vestito diverso dall’ultima volta, ma i colori che in lui preferisco sono il bianco e il rosso vivo, e trovo che gli stanno tanto bene. Allora inforchiamo le biciclette, e Nando, che é più ordinato di me, si rimbocca sempre i calzoni con cura. Ci dirigiamo verso i dintorni di Torino, e pedalando con quanto fiato abbiamo in corpo parliamo soprattutto dei nostri studi, perché noi durante le vacanze riprendiamo sovente in mano i libri, e a Nando in modo speciale piace ritornare con il pensiero ai bei giorni che trascorremmo in iscuola. Io frequento Nando perché so che da lui posso imparare mille cose buone: mai dalla sua bocca escono frasi sconvenienti né quelle sudicerie che purtroppo avvelenano l’anima di tanti ragazzi della nostra età. Con Nando parliamo invece di ricordi di scuola e dei nostri professori, e, pur sapendo, che non bisogna godere del male di nessuno, qualche volta facciamo grandi risate insieme, al pensiero di quei nostri compagni che, non avendo studiato durante l’anno, ora devono trascorrere le vacanze in una stanza buia a preparare gli esami di riparazione. Com’é bello essere stati promossi!
Ma Nando mi fa anche delle confidenze, specialmente dopo una lunga pedalata, quando balziamo di sella sul ciglio della strada, e ci sediamo su un muricciolo al margine del bosco, che é ormai il “nostro” muricciolo. Restiamo così sul margine della strada, e bene in vista, perché che cosa direbbero i passanti se ci vedessero scomparire tra le piante?
Del male bisogna evitare anche l’apparenza, e la gente é già troppo disposta a malignare. Se due ragazzi si nascondono, “ecco” dice il mondo “ne combinano qualcuna, chi sa una monelleria o anche qualcosa di più grave”. E noi abbiamo deciso, una volta per sempre, di non nasconderci e di fare ogni cosa alla luce del sole.
Ma dicevo che Nando mi fa delle confidenze e io gli faccio le mie, e questo ê uno dei momenti più belli dell’amicizia.
Nando mi dice cose che mi lasciano sbalordito, perché intelligente e pieno di cuore com’è, vorrebbe tranquillizzare i suoi genitori e mettere se stesso al riparo dai pericoli della vita. Insomma, parla di sposarsi e gli pare di aver perso già troppo tempo. Io gli dico che aspetti almeno un altr’anno e finisca prima la scuola, ma Nando comincia ad affannarsi e dice che vuol fare come dice. Io so bene che tutti noi ragazzi abbiamo di queste idee bizzarre perché stiamo appunto attraversando l’adolescenza che è già un’età piena di pericoli e di tentazioni, e fortunato chi se la può cavare come c’è la caviamo io è Nando! Ma l’idea di sposarmi, a me non era mai venuta. Gli domando allora sorridendo se già sa chi vorrebbe sposare e cerco di distrarlo come vuole l’amicizia, ma Nando si fa pensoso e i suoi occhi castani si abbassano al livello stradale: “È una scelta difficile, – mi dice, – si tratta di tutta la vita”. E mi espose una sua idea che mi colpì. Egli vorrebbe che nella scuola accanto ai corsi soliti, che frequentiamo ce ne fosse anche uno di fidanzamento, con un professore buono e paterno, come quello che c’impartisce le lezioni d’italiano o come il nostro signor preside, e che il programma fosse distribuito in modo che, senza distrarre gli scolari dalle altre materie, alla fine dell’anno chi si è applicato con profitto e volontà si trovasse sposato. “Pensa come sarebbe bello!” Mi dice. Non vorrebbe però professoresse, e qui lo approvo, perché le donne di qualunque condizione o età non possono che fare del male ad un adolescente. Qui devo confessare un mio pensiero, e lo faccio perché il nostro professore non si stanca di inculcarci la sincerità, soprattutto con noi stessi. Il pensiero è questo: che vorrei cambiare sesso ed essere una compagna di Nando per poterlo sposare io, tanto gli voglio bene. Ma penso che, se fossi una ragazza, non avrei l’occasione di andare con lui in bicicletta, e allora è meglio che sia così e che siamo amici. Tanto più che Nando cambierà certo idea, perché ha tanta vita ancora davanti a sè, e gli dico allora di pensare a studiare, che così compenserà la famiglia ed i professori dei sacrifici che fanno per lui, e un bel giorno saranno i suoi genitori a trovargli una moglie. Allora Nando fa le boccacce, ma è tutto contento.
Com’è bello attraversare in bicicletta la campagna! Le margherite dei prati ci ammiccano e c’invitano, la strada corre liscia tra il verde, e il cielo azzurro riflette la serenità dei nostri pensieri. Qualche volta passano altri gitanti – soldati, operai o famigliole – e sempre quando ci vedono gettano un urlo giocondo che ha il potere di far chinare Nando sul manubrio e di farlo arrossire di felicità.
Ma mi accorgo che voi non conoscete ancora Nando e, prima di concludere, voglio descriverlo. È un ragazzo simpatico e intelligente che, visto di profilo, pare già un uomo fatto, e di faccia invece è giovanissimo, perché ha due grandi occhi che si stupiscono sempre. È sempre molto pulito e ravviato, non come me che dimentico qualche volta di pettinarmi. Solamente a vederlo, io mi sento più buono e volenteroso, e prometto che per essere degno di lui sarò sempre studiosissimo e quest’altr’anno, se il diavolo non ci mette la coda, farò un esame coi fiocchi! Così potremo di nuovo trascorrere insieme le nostre vacanze e impareremo tante cose e saremo felici.
Cesare Pavese
Torino, 22 agosto 1940
da Lettere 1926 – 1950 di Cesare Pavese, Giulio Einaudi editore 1968 pag. 369- 371
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Scherzoso tema scolastico, scritto da Pavese su fogli protocollo a righe coi margini, che mette in gioco le conversazioni con Fernanda (Nando) Pivano conosciuta quella estate. Traspare l’affettività di Pavese e anche quella “sessuofoba” di Fernanda Pivano. Anni dopo Pavese chiese a Fernanda Pivano di sposarlo, senza aver mai tentato di baciarla nè di sfiorarle la mano. La Pivano peraltro, stimolata da Pavese, in quegli anni intraprese l’attività di traduttrice che iniziò facendo conoscere l’antologia di Spoon River (1943).
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Quando Pavese scrisse questo tema, aveva già chiesto una prima volta alla Pivano di sposarlo, il 26 luglio del ’40; glielo richiese nuovamente il 10 luglio ’45; le risposte ricevute: due croci sul frontespizio di FERIA D’AGOSTO.
Effettivamente Pavese andava ad aspettarla ogni mattina in viale Stupinigi, si sedevano su una panchina e lui le leggeva Ungaretti, Montale, le sue… oppure pedalavano lungo le rive del Po e del Sangone chiacchierando.
La foto sotto al titolo è assolutamente estranea al contesto, trattandosi di una scena del film “Il giardino dei Finzi Contini”(1970) interpretato da Dominique Sanda e Lino Capolicchio, dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani.
P.S.Dubito che Pavese abbia scritto “c’è la caviamo io è Nando”; sicuramente sono errori di stampa (magari dell’Einaudi) che vi pregherei di correggere. Grazie