Come va, va male. Hanno subito provato a intestare la morte del povero carabiniere a due non meglio precisati nord africani. E immaginerete cosa ne sarebbe nato, in termini di odio, insulti, cattiveria, bugie. Poi, dinanzi ai due americani, hanno subito rovesciato la frittata, e il punto è diventata la droga e soprattutto Roma. “Repubblica”, che sta diventando una specie di tabloid inglese, oggi titola: “Carabiniere ucciso nella Roma della droga”. Un titolo orribile, quanto i post o i commenti di quegli scalmanati che votano Lega.
Ora mi chiedo. Quando, quando sarà davvero che dinanzi alla tragedia, al dolore, alla morte di un uomo buono, si riuscirà a stare in silenzio, un silenzio meditativo, ossequioso, invece delle chiacchiere vane di chi vuole prendere un voto o un lettore in più? Quand’è che la civiltà e l’umanità prevarranno sulla speculazione più disgustosa? Quanto costerà a Roma un titolo di giornale così? Cosa divide la volgarità dei commenti più biechi da certe intitolazioni di prima pagina? La verità è che il silenzio soltanto, e il rispetto, possono consolare dalla morte ingiusta di un uomo buono.