Autore originale del testo: Antonia Pozzi
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Accoccolato tra le pervinche sfuggi la furia ansante dei cavalli e l’urlo dei cani al sole. Tu sei come il ramarro verde e azzurro che del proprio rumore si spaura e hai cari questi ciliegi appena in fiore, quasi senz’ombra. Tenui profili di colline alle tue ciglia: e all’orecchio così curvo sull’erica riarsa a quando a quando il rombo dei puledri lanciati per la piana. II Con le farfalle raso terra esitavi al fiorire della ginestra: e ad un tratto enormi ali ti dà quest’ombra trasvolante in rombo. Ora ridi, acciaio splendido, all’ombroso imbizzarrirsi dei cavalli, al pavido balzare delle lepri fra i narcisi. III Indugiano carezze non date fra le dita dei peschi e gli sguardi d’amore che mai non avemmo s’appendono alle glicini sui ponti – Ma il fiume è densa furia d’acque senza creste, nel grembo porta profondi visi di montagne: e all’immenso svolto dei boschi trova lieve il vento, tocca le fresche nuvole d’aprile.