di Fausto Anderlini – 30 dicembre 2018
L’arco costituzionale
Censurabile nell’insieme dei contenuti questa finanziaria è un abominio dal lato del metodo. Uno sbrego alla Costituzione. Che però porta a conseguenza, cioè a raccolto, una certa gamma di premesse seminate nel lustro precedente. E’ questo il lascito più oneroso del governo a guida Pd, durante il quale si era giunti a mettere la fiducia persino su una legge elettorale che faceva l’interesse della destra e a promuovere una riforma costituzionale senz’arte nè parte e che ha comunque sdoganato ogni forma di empietà. Sicchè quella che sarebbe una sacrosanta insorgenza d’aula contro lo sfregio finisce per apparire come la cagnara di un branco di coglioni.
Va detto tuttavia che se l’opposizione si è delegittimata da sè questo non abilita e giustifica minimamente le orde governanti. Nè mi sentirei di usare per lo scamiciato Fiano, come mi è capitato di leggere in certi post di sedicenti ‘comunisti’ satirici, gli stessi argomenti che il famigerato Epurator (il fascista Storace) utilizzò a suo tempo per il verde Paissan col quale era venuto alle unghie. ll comportamento dei gialloverdi resta comunque disgustoso e mette in risalto quanto di strumentale c’era nel loro No al referendum.
Del resto della loro infedeltà alla Carta e più in generale alla democrazia parlamentare non c’è neanche da dubitare. E’ una certezza. Alla fine quelli che votarono in fede e coscienza, nonchè coerenza, furono solo Mdp e dintorni. Un milione e duecentomila elettori. Tutto quel che resta dell’arco costituzionale. La Costituzione è stata esiliata e a noi, ormai, non resta che la lotta clandestina.