Lavorare per il cigno nero

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 2 ottobre 2018

Ho come l’impressione che il famoso e imprevedibile “cigno nero” sia tale solo per chi non abbia lavorato al suo accadimento. Nulla è figlio di nulla, anche l’imprevedibile ha un padre. Dietro le dichiarazioni di facciata, quelle che dovrebbero rassicurare Europa, mercati, Presidenti, si nascondono Piani B come se piovesse, ormai è evidente. La raccomandazione a tenersi pronti alla fine dell’Euro (perché sennò sarebbe da irresponsabili) è lo stesso che dire: se al cigno nero serve un padre putativo, eccolo qua. Nel frattempo si fanno manovre definite ‘del popolo’, ma che sembrano in realtà manovre nate per ottenere clamorose bocciature europee, e poi patriottiche risposte, e poi rivendicazioni di sovranità sulle quali chiamare a raccolta il ‘popolo’ di cui sopra, sino all’escalation di un conflitto aperto, come un detonatore pronto a innescare un’esplosione e quindi una reazione a catena. Di qui il cigno nero (tutto meno che cigno nero, vista che si lavora affinché possa accadere) e il susseguente Piano B.

Non dimentichiamo che, accanto agli estensori della manovra, ci sono anche quelli che usano questi stessi estensori come teste di ariete con cui sfondare l’Euro senza nemmeno metterci la propria cabeza. Più mi volto attorno e più sento plateali bugie e giochi a rimpiattino. Dicono che questa ‘lucida follia’, questa ‘scommessa’, questa ‘sfida’ (parole degli incauti protagonisti) dovrebbe andare a vantaggio del ‘popolo’. Non credo proprio.

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