Fonte: IlSudEst,it
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di MARIANNA STURBA 18 agosto 2018
I poveri sono un problema! Non un urgenza a cui dare una risposta, ma un fastidio da arginare con la possibilità di poter infliggere pene.
Sì perché se non ce la fai a provvedere a te stesso non hai il diritto di chiedere aiuto.
Certo “prima gli italiani”, accanendosi sul fenomeno migratorio, sbandierando che l’elargizione di somme per l’accoglienza non ci permette di assistere i nostri poveri, ma contemporaneamente vietando a chi è nel bisogno di chiedere aiuto. E non ci basta avere grazie alla Minniti (legge 20 febbraio 2017, n. 14 recante “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”) la possibilità di allontanare l’accattone, vogliamo di più, esigiamo la possibilità di arrestarlo.
Questo non perché si ha in testa l’immagine del poveretto italiano caduto in disgrazia, ma perché nel fondo degli occhi di chi paventa tanto, ci sono immagini stereotipate di Rom e stranieri che danno fastidio. Lo Stigma che diventa legge!
La legge proposta da Nicola Molteni, vuole inserire nel codice penale una nuova fattispecie di reato quella di accattonaggio molesto, che prevede, per chi disturba, la reclusione da 3 mesi a 6 mesi e una multa fino a tremila euro. Se invece si è davvero molesti, se se si provoca “disagio”, il carcere può estendersi fino a 12 mesi e l’ammenda fino a 10.000 euro.
L’assist per questa “geniale pensata” arriva dal 1995 direttamente dalla relazione della Consulta Costituzionale che, dichiarando incostituzionale il reato di accattonaggio, ci dice “il reato di accattonaggio è compatibile con la Carta Costituzionale se chi mendica lo fa simulando infermità o arrecando disturbo in modo invasivo”.
Da qui l’idea che il termine “molesto” potrebbe portare la proposta di Molteni all’interno del Codice Penale.
In molti si pensa che questa sia una assurda forzatura considerando che non mancano norme che, a determinate condizioni, rendono il chiedere l’elemosina un vero e proprio reato.
A configurare reato possono essere le modalità con le quali ciò avviene: ad esempio, sfruttare anziani o disabili per far loro chiedere l’elemosina può configurare il reato di riduzione o mantenimento in schiavitù, di cui all’articolo 600 del codice penale; chiedere in maniera insistente soldi può integrare il reato di violenza privata di cui all’articolo 610 c.p. e utilizzare animali può rappresentarne una forma di maltrattamento penalmente rilevante ai sensi dell’articolo 544-ter c.p.
Si possono anche usare le ordinanze contingibili e urgenti che il sindaco può adottare, quale ufficiale del Governo ex art. 54 T.U. Enti locali, dirette a prevenire e contrastare le situazioni che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi o di illegalità, quali lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, l’accattonaggio con impiego di minori e disabili, o fenomeni di abusivismo, quale l’illecita occupazione di spazi pubblici, o di violenze, anche legati all’abuso di alcool o all’uso di sostanze stupefacenti.
Un aiuto arriva anche dalla Legge Minniti attraverso la quale è introdotta la sanzione amministrativa pecuniaria da 100 a 300 euro per chi pone in essere condotte che limitano la libera accessibilità e fruizione delle infrastrutture ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, in violazione dei divieti di stazionamento o di occupazione di spazi ivi previsti; è sempre la Minniti ad introdurre una modifica all’art. 7 del Codice della Strada che prevede l’esercizio abusivo (anche avvalendosi di altre persone) o l’induzione all’esercizio abusivo dell’attività di parcheggiatore o guardiamacchine, prevedendo una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 3.500 euro.
In caso di impiego di minori o di reiterazione, la sanzione amministrativa pecuniaria è aumentata del doppio.
In ogni caso si applica la sanzione accessoria della confisca delle somme percepite.
Esiste il problema nelle strade di molte città italiane, è evidente e va gestito, ma i modi per farlo sono diversi.
Questa iniziativa sembra dimenticarsi che di mezzo ci sono delle persone (spesso in difficoltà sociale, psicologica o economica) e che, pertanto, la questione va gestita con le dovute attenzioni.
Ci si aspetta dalle massime autorità dello Stato la capacità di mettere in essere “la condotta del buon padre di famiglia” , che non sovrappone il pregiudizio alla reale lettura dei fenomeni, che non ingaggia guerre sante, ma cerca risposte che tutelino tutti e correggano chi sbaglia.
Ci duole notare l’assenza di tale saggezza.