Fonte: La Repubblica
di ALESSANDRA ZINITI e FRANCESCO VIVIANO per www.repubblica.it – 13 luglio 2018
“Sta per iniziare lo sbarco dei migranti che sono a bordo della nave Diciotti”. A darne l’annuncio il premier Giuseppe Conte, dopo una giornata convulsa e i contatti avuti anche con il capo dello Stato. Il premier fa sapere che è stata completata l’identificazione delle persone a bordo “con particolare riguardo a quelle a cui risulterebbero imputabili le condotte che configurano ipotesi di reato”. Nei prossimi giorni proseguiranno gli accertamenti e l’ascolto di tutti i testimoni.
Appena rientrato a Roma da Bruxelles, il premier Giuseppe Conte ha ricevuto la chiamata del presidente Mattarella sulla vicenda della Diciotti. Subito dopo ha chiamato Salvini e Toninelli per risolvere la situazione. Pronta l’inversione di marcia anche dello stesso ministro dell’Interno che per tutta la giornata aveva negato il via libera allo sbarco: i migranti potrebbero sbarcare “nelle prossime ore, mi auguro in nottata”, ha detto arrivando alla festa della Lega a Barzago, ribadendo che lo sbarco avverrà “appena raccolti tutti gli elementi che permetteranno di indagare e poi di arrestare chi ha commesso episodi di violenza”. Anche perché “prima scendono, prima testimoniano”. Anche se fonti interne al Viminale fanno filtrare “stupore” per l’intervento di Mattarella e “rammarico” per la decisione della procura di non disporre fermi.
Due indagati per violenza privata
Due migranti indagati. E solo per il più lieve dei tre reati ipotizzati nel rapporto presentato alla Procura di Trapani dagli investigatori dello Sco e della squadra Mobile. Nessun arresto. Ibrahim Bushara, sudanese, e Hamid Ibrahim, ghanese, sono indagati solo per violenza privata in concorso continuata e aggravata in danno del comandante e dell’equipaggio del rimorchiatore Vos Thalassa, che domenica li ha soccorsi insieme ad altri 65 vicino a una piattaforma petrolifera.
Caduta l’accusa di dirottamento
La ricostruzione dei fatti contenuta nelle informative di polizia, basate sulle testimonianze dell’equipaggio, raggiunto ieri a bordo dagli investigatori, e dagli stessi migranti sulla nave Diciotti della Guardia costiera, ha al momento escluso che a bordo del rimorchiatore possa essersi consumata una rivolta o addirittura un tentativo di dirottamento, come aveva paventato il ministro Salvini. A chiamarla la Guardia costiera era stato il comandante della Vos Thalassa, preoccupato di non poter più gestire l’ordine a bordo dopo che i migranti avevano capito che sarebbero stati riportati indietro.
Il procuratore Alfredo Morvillo ha affidato alla Mobile ulteriori accertamenti per ricostruire esattamente come siano andate le cose, ma certamente nulla lascia pensare, come aveva chiesto a gran voce Salvini, che possano essere effettuati dei fermi. Bisognerà vedere adesso cosa farà Salvini, che aveva negato l’autorizzazione allo sbarco in attesa dei provvedimenti della magistratura. Intanto le organizzazioni umanitarie presenti al porto chiedono di velocizzare le operazioni di sbarco e di consentire almeno di far scendere i bambini a bordo. E della sorte della Diciotti si interessa anche il capo dello Stato: Sergio Mattarella segue con attenzione la vicenda della nave bloccata al porto di Trapani, e ha avuto anche contatti con il premier Giuseppe Conte. Mentre il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli prova a smorzare i toni: “Le indagini vanno avanti, nessuno minacci i nostri lavoratori. Se il pericolo paventato a bordo non corrispondesse al vero, lo dirà la magistratura”.
L’affondo di Salvini
Il braccio di ferro si è inasprito stamattina, con le dichiarazioni di Matteo Salvini da Innsbruck: “Non voglio farmi prendere in giro. Finché non c’è chiarezza su quanto accaduto non autorizzo nessuno a scendere dalla Diciotti: se qualcuno lo fa al mio posto se ne assumerà la responsabilità”, ha dichiarato. “O hanno mentito gli armatori denunciando aggressioni che non ci sono state – e allora devono pagare – o l’aggressione c’è stata e allora i responsabili devono andare in galera”.
Stando al titolare del Viminale, i presunti responsabili dei disordini a bordo del rimorchiatore Vos Thalassa devono scendere dalla nave in manette. Ma dall’indagine-lampo effettuata dalla polizia nelle ultime 24 ore in mare non sono emersi elementi tali da giusiticare un fermo: questa la valutazione della Procura, che al termine del vertice del pomeriggio ha derubricato le accuse di minacce e dirottamento, confermando solo la violenza privata.
Il via libera dopo ore convulse
Il via libera all’attracco, comunicato dal ministero delle Infrastrutture guidato da Toninelli, è arrivato alla fine di una mattinata convlusa. Poco prima, intorno alle 12, la nave – che stava facendo ingresso in porto – ha ricevuto improvvisamente l’ordine di fare marcia indietro e di rimanere in rada. Un’impasse di difficile soluzione mentre in altre parti della Sicilia, da Lampedusa a Siracusa, la Guardia di finanza portava a terra altri 83 migranti intercettati in mare, 60 su una barca a vela che navigava in direzione di Noto e 23 intercettati al largo di Lampedusa.
Salvini da Innsbruck non ha arretrato di un passo. Ha chiamato il capo di gabinetto al Viminale: “Come è andata la notte sulla Diciotti? Guarda che io insisterò sul fatto che questi devono scendere da bordo in manette. Altrimenti non sbarca nessuno. Quanti ne hanno beccati?”. Chiusa la telefonata, ha dichiarato: “A quanto pare due sono stati già individuati e altre quattro sono da identificare. Non transigo, sono violenti che hanno dirottato una nave”.
L’arrivo a Trapani del pattugliatore della Guardia costiera era inizialmente previsto per ieri pomeriggio, poi è slittato. E anche oggi le operazioni sono proseguite al rallentatore, per permettere alla polizia di ultimare le indagini ordinate da Salvini. In mancanza di flagranza di reato i poliziotti della Mobile di Trapani e dello Sco sono partiti per raggiungere in acque internazionali il comandante e l’equipaggio del rimorchiatore e prendere le loro testimonianze. Erano stati interrogati a bordo della Vos Thalassa anche i migranti e i due presunti responsabili.
Il presidio delle associazioni
In porto, davanti a una folla di giornalisti e telecamere, da stamattina anche cellulari e macchine della polizia per scortare i migranti fino all’hotspot dove era stato stabilito di procedere con l’identificazione e aspettare le valutazioni dei magistrati. C’è anche un presidio antirazzista della rete ‘Restiamo umani’: i manifestanti indossano le magliette rosse simbolo della campagna a favore dell’apertura dei porti. Aderiscono diverse associazioni, comprese Libera e Cgil che contestano i “muri che qualcuno vuol mettere fra i migranti e le nostre città” e invitano il Movimento 5 stelle a “non farsi trascinare da Salvini”.
L’ultima conta dei morti in mare
Nel frattempo, Msf dà l’ultimo bilancio dei morti in mare: 600 solo nell’ultimo mese, la metà di tutte le morti in mare da inizio anno. “Una strage con centinaia di vittime, mentre non c’erano più le navi delle Ong che potessero soccorrerli”. Per Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per l’organizzazione, “le decisioni politiche dell’Europa nelle ultime settimane hanno avuto conseguenze letali. È stata presa la decisione a sangue freddo di lasciar annegare uomini, donne e bambini nel Mediterraneo. È vergognoso e inaccettabile”.