Buttati nel gorgo della destra

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Daniele Borioli

 di Daniele Borioli – 17 maggio 2018

Manca solo il nome del premier, ma ormai è fatta. E se parte non mi farei illusioni che duri poco. L’ho detto: considero l’esito politico di questa vicenda il più funesto possibile. E considero un falso ideologico l’asserzione per cui questo è “quello che volevano gli italiani”. Su quella che sarà l’azione del governo, per quanto riguarda la coincidenza tra le cose scritte e le cose che effettivamente saranno fatte, il giudizio non può che essere sospeso, e trovo infantile dire ora “tanto non ce la faranno”. In attesa di capire come il mio partito deciderà di orientare l’opposizione e ricostruire la propria identità e il proprio rapporto con la società italiana, voglio solo sottolineare un nodo politico e valoriale che reputo dirimente per le ragioni anche esistenziali che mi hanno portato, molti anni fa a scegliere la strada dell’impegno. E questo nodo è contenuto nell’aperta rivendicazione del Ministero degli Interni da parte della Lega. Una richiesta che a mio avviso la vera cifra del governo che nasce: fare dell’odio sociale verso i migranti, che è stato il carburante dell’avanzata leghista, il nucleo ideologico su cui fondare la terza Repubblica. È questo il ceppo che alimenta i sovranisti in tutta Europa e in tutto il mondo: da Orban a Trump a Erdogan. E poiché questo oggi avviene in Italia, Paese fondatore dell’Europa e snodo essenziale della cultura democratica occidentale, è prima ancora quest’ultima a subire un colpo micidiale, prima ancora del Pd. Le cui sorti mi stanno molto a cuore, ma non più di quelle dell’Italia e della democrazia occidentale.

Sono cresciuto ritrovando nella folla che dallo sfondo del “Quarto Stato” avanza verso il proscenio e si fa popolo, le ragioni sociali fondative della democrazia: il protagonismo degli ultimi. In questo tempo difficile, mi ostinavo e mi ostino a vedere quella folla che si fa popolo, contemporanea versione dell’opera del grande Pelizza da Volpedo, nei migranti che strappati al fondo del mare cercano di farsi popolo laddove questa speranza può avere corso. So bene che per molti, per i più probabilmente, questo è l’ultimo dei problemi. Ma devo dire che poco mi importa. A volte le ragioni più profonde stanno a lungo in minoranza, non per questo smettono di essere ragioni. Nel giorno per me più nero di tutta la mia esperienza politica, raschio dal fondo della rabbia tutta l’energia per andare avanti. Con rinnovata radicalità

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