Fonte: La Repubblica
di Giovanna Casadio per la Repubblica – 6 maggio 2018
«Il Pd non l’ ho mai capito. E credo che sia difficile capirlo adesso. Manca lo spirito di guida, c’ è solo la suggestione del comando». Ciriaco De Mita, 90 anni, è la memoria della Prima Repubblica. Presidente del Consiglio dall’ aprile 1988 al luglio 1989, unico dc a cumulare la carica con quella di segretario del partito, quattro volte ministro, parlamentare dal 1963 al 2008, De Mita offre un’ analisi e qualche suggerimento.
Come si esce da questo stallo, presidente De Mita?
«Dopo il risultato del 4 marzo, in base alla mia lunghissima esperienza, mi sono sforzato di cercare le motivazioni e di anticipare le cose che accadevano. Mi sono reso conto che non si può neppure prevedere. Luigi Di Maio è un ragazzo che pretende di candidarsi a Palazzo Chigi. Ma, per farlo, occorre avere il consenso della maggioranza ed essere avvertito sui problemi da affrontare».
Secondo lei il Quirinale avrebbe potuto dare, o potrebbe dare ancora, l’ incarico a Matteo Salvini, in quanto leader del centrodestra che ha più seggi di tutti?
MATTEO RENZI VS CIRIACO DE MITA SI O NO
«L’ incarico si dà a chi presumibilmente ha la maggioranza. Il presidente della Repubblica ne ha responsabilità. Dalla nomina a presidente del Consiglio fino a quando non ottenga la fiducia, l’ incaricato ha pieni poteri. Potrebbe organizzare le forze armate o le forze di polizia in modo da attentare alla Costituzione. Perciò il capo dello Stato, quando assegna l’ incarico, deve essere certo che il Parlamento darà a costui la fiducia. Se non ha questa certezza, non può farlo».
Quale giudizio dà del leader 5Stelle?
«Di Maio si è inventato presidente del Consiglio cambiando l’abbigliamento, la postura. Ma io non gli ho mai sentito fare un ragionamento, solo delle affermazioni».
E di Salvini?
«Credo che non abbia la conoscenza della complessità dei problemi del Paese. Mi pare uno che voglia tenere insieme tutto e il contrario. Leggo che entrambe le forze politiche, 5Stelle e Lega, vogliono fare un referendum per uscire dall’ euro e non approvare il bilancio della Ue. Non sanno quello che dicono».
SERGIO MATTARELLA E CIRIACO DE MITA
Il passato insegna qualcosa o siamo sull’ orlo di un mutamento di sistema per cui l’ esperienza non aiuta?
«Trovare una strada politica presupponeva una consapevolezza della drammaticità della situazione, così da non rivendicare il proprio particolare. Occorreva che tutte le forze politiche si fossero candidate a superare la difficoltà.
Invece oggi ciascuno parla secondo le proprie opinioni e convenienze».
Resta davvero solo il voto anticipato?
«Si va al voto quando il rapporto tra rappresentanza e pubblica opinione è sfasato. Come si può tornare in questa fase dagli elettori a chiedere il voto? Come può farlo chi ha avuto un mandato che non ha saputo esercitare?».
Si può dire che a Mattarella è toccata una delle crisi più difficili della storia repubblicana?
«Credo di sì. Mattarella ha esercitato i suoi poteri con pazienza, correttezza, notevole intelligenza delle cose. Il suo dovere era creare le condizioni di un governo, dopo un risultato elettorale che era una lotteria. Ha fatto le consultazioni. Le consultazioni le ha inventate il presidente De Nicola per avere la conoscenza di chi presumibilmente ha la maggioranza. Questa maggioranza non si è appalesata. Gli auguro di avere l’ illuminazione giusta per uscire dalla difficoltà».
Il Pd. Lei condivide la linea imposta da Renzi di non mischiarsi nella partita di governo? O è stato un errore?
«Il Pd non l’ ho mai capito. E credo che sia difficile capirlo adesso.
Manca lo spirito di guida, c’ è solo la suggestione del comando. Nella difficoltà delle questioni, Aldo Moro aveva una capacità di lettura convincente e questo lo faceva leader. Del Pd non ha mai condiviso molto. Ero anzi contrario a farlo, ma – dissi – se si fa almeno si sappia cosa si va a fare».