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di Luca Billi, 30 aprile 2018
Il 30 aprile 1993 – solo venticinque anni fa – il Cern mise gratuitamente a disposizione del pubblico il codice sorgente di un programma scritto qualche anno prima da un suo ricercatore laureatosi in fisica a Oxford, il britannico Tim Berners-Lee: era il codice del world wide web. Oggettivamente quel giorno ha cambiato le nostre vite.
La rete sta cambiando il nostro modo di pensare? Non lo so, non ho le competenze per rispondere a questa domanda e probabilmente per ora è impossibile avere una risposta, dal momento che la cosiddetta rivoluzione digitale è troppo recente per poter aver influito sulle caratteristiche della nostra specie. Però è un tema che mi affascina.
Credo che la rete stimoli la mia intelligenza. Perché leggo di più. E scrivo di più. Anzi, grazie al blog ho anche ricominciato a scrivere a mano, con la penna su un foglio di carta. Il desiderio di mantenerlo il più possibile aggiornato e l’impossibilità di essere davanti al computer quando ho qualcosa da raccontare, mi ha spinto a recuperare la manualità dello scrivere, che lavorando avevo perduto, perché scrivevo quasi esclusivamente al computer.
C’è comunque un aspetto che mi preoccupa molto. Nonostante quanto dicono molti, internet è uno strumento molto meno democratico di un libro o di un giornale. O meglio, è molto democratico per coloro che ne usufruiscono, ma comporta anche un gran numero di persone che ne sono escluse. Per accedere alla rete non serve soltanto saper “leggere, scrivere e far di conto”, ma occorre un computer, l’energia per alimentarlo e i cavi attraverso cui far passare il collegamento. Per troppe persone internet rischia di rimanere un miraggio. Dovendo rendere attuale la definizione di Marx sul socialismo che deve essere “pane e rose”, io aggiungerei anche la rete, libera, gratuita e per tutti.