di Fausto Anderlini – 18 febbraio 2018
Quando avevamo un partito, lo avevamo. Per ogni uso che la situazione imponesse. Al governo o all’opposizione. Eravamo pronti all’una e all’altra prova e sapevamo, con minimo margine di dubbio, che gli eletti si sarebbero comportati alla bisogna. Stavamo insieme. E così faremo anche questa volta, che abbiamo solo Leu. Pochi molti che saremo reggeremo la prova.
Grazie a una legge demenziale servita su un piatto d’argento la destra avrà probabilmente i numeri per governare. Ma c’è da dubitare che i ruoli politici siano chiariti. Il paese, che già viene da cinque anni di alleanze e sostegni anomali, sprofonderà ancor più nel trasformismo. La destra è un coacervo, manca di un pivot, Berlusconi oltre a essere vecchio e inibito sembra essere tenuto in vita come simulacro di sè stesso. Come ai tempi di Breznev. Soprattutto ha una parte impresentabile all’establishment europeo. Andare a nuove elezioni sarà difficile perchè ogni parlamento eletto le prova tutte pur di durare. Sicchè ci sarò bisogno di sostegni che contribuiscano a una governabilità moderata il giusto, spostando l’equilibrio al centro.
Ve li immaginate i Renzi, i Casini, le Lorenzin e tutta la magica compagnia a fare l’opposizione ? Dal Pd si muoveranno intere coorti di ‘responsabili’, come dal Pdl si mossero a suo tempo Alfano, con Verdini & company sotto le insegne di Ala (per non dire delle abili desistenze/convergenze fra Renzi e Berlusconi). La stessa situazione, ma a parti invertite. La poltiglia del trasformismo arriverà alla gola E il Pd ne sarà fagocitato.
Toccherà a chi saprà stare all’opposizione, traendosi dal trasformismo dilagante, ricostruire il tessuto democratico della Repubblica.