Un rifugio per Mario

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini – 13 gennaio 2018

E così a un anno esatto dalla sua dipartita Mario ha ricevuto l’omaggio del paese che ne vide le gesta: l’intitolazione del rifugio antiaereo scavato nel fianco del poggio su cui sorge la Rocca. L’idea è partita dalla sezione Anpi di Bazzano ed è stata accolta dall’amministrazione della Val Samoggia. Il Sindaco e ‘Doriano’ hanno intrattenuto i molti presenti alla cerimonia con discorsi appassionati. La targa con impresso il nome di mio padre (“Partigiano, medaglia d’argento al valor militare, 1916-2017”) è stata scoperta dopo che una scolaresca era stata istruita sul significato del luogo. Il rifugio, per decenni abbandonato, è stato ingentilito come ‘aula didattica’, anche se l’aspetto resta necessariamente sinistro e c’è da dubitare possa mai conoscere una piena agibilità. Comunque assai meglio di una rotonda o di una via secondaria nel dedalo anonimo della nuova edilizia residenziale. Il passante che dalla piazza s’incamminerà per l’erta che conduce alla Rocca, e dietro di essa, al cimitero, sarà certamente incuriosito dalla strana costruzione e dalle lapidi ivi apposte. Il rifugio consta di uno stretto budello scavato nella collina, con in fondo una diramazione.

L’idea che centinaia di persone potessero ammassarsi sotto quelle volte così basse e in quello spazio così ristretto aumenta la sensazione di claustrofobia che subito prende appena se ne varca la soglia. Il rifugio anti-aereo, per definizione, non ha nulla di rassicurante. Più che dal calore confortante dell’umanità è pervaso dal tremore che serra ogni individuo in una attesa spasmodica. Per sfuggire alle bombe gli abitanti escono di furia dalle loro dimore e si raccolgono nelle viscere della terra come ratti. Una trincea di popolazione civile. Difficile immaginare, in quelle circostanze, una esistenza amena e conviviale. Appena ho visto il luogo ho subito pensato ai disegni di guerra di Henry Moore, con quelle figure addossate sul fondo delle atre gallerie, ieratiche come mummie. In bianco e nero, che è la tonalità tragica della storia, ovvero dei documentari. Tutta la nostra vita è la ricerca di un rifugio che compensi l’agorafobia, un luogo fermo, un focatico, un approdo, un centro di gravità. Mai di un rifugio anti-aereo. Sebbene è lì che oggi alberga la sinistra. Con Mario come sentinella. Mia consolazione.

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