di Alfredo Morganti – 10 gennaio 2018
Ci sono quelli che dicono: vedete come fa presto la destra a unirsi, vedete come quando c’è da vincere fanno fronte? Molti lo usano come monito verso la sinistra ‘che si divide’, che è perdente, che litiga, che non è unita nel momento in cui si tratta di gareggiare per ‘vincere’. Ci sono quelli come Ezio Mauro che proprio non capiscono perché non si facciano una telefonata il PD e LeU, non si alleino in Lombardia e altrove per ‘vincere’. Vai a spiegare che quando c’è un abisso in mezzo l’alleanza sarebbe solo debolezza, non forza. Vai a dire che è sui contenuti che ci si allea, sulle scelte di prospettiva, e non sulle chiacchiere o sugli incitamenti a ‘vincere’ o sulle telefonate da fare. Non c’è alleanza in astratto, ma sulle cose concrete e sulle svolte programmatiche.
Poi succede che la famosa destra ‘vincente’, a ogni piè sospinto litighi sui punti programmatici oppure sul leader candidato alla premiership. Sono uniti per vincere, ma dimenticano di esserlo sui contenuti effettivi, che è poi quello che conta. Uniti opportunisticamente, ma-anche divisi sulle cose da fare, insomma. Quel che capisco della vicenda è questo: che Berlusconi punta a ‘vincere’ con la Lega, per poi allearsi con Renzi con la scusa che ci sarebbero troppe differenza programmatiche con Salvini. Un po’ quello che farebbe Renzi con LeU se si telefonassero, oppure si alleassero alla cieca, nel solo intento di ‘vincere’, di ‘potere per il potere’, o dessero retta a Ezio Mauro: il toscano andrebbe a intascare seggi uninominali nelle urne per scegliere, poi, Berlusconi alla prima occasione di larghe intese. Trucchetti del genere li capiscono pure i polli. Molto meno persone di una certa cultura.