130 miliardi di promesse elettorali

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Gian Franco Ferraris

di Gian Franco Ferraris, 2 gennaio 2018

In questo inizio di campagna elettorale emerge chiaramente come Berlusconi, Salvini, Renzi, Di Maio le stanno sparando grosse: meno tasse per tutti, via la riforma Fornero  e pensioni minime a 1.000 euro, via gli immigrati, lotta alla criminalità, ecc.

Sono promesse mirabolanti a cui non credono neanche loro. Il debito pubblico è talmente elevato che chiunque di loro vinca le elezioni eseguirà i diktat di Bruxelles; è evidente che ritengono gli italiani degli sprovveduti che credono alle loro panzane.

La realtà è molto diversa se solo si pensa che a prescindere da chi governerà, già prima dell’estate si aprirà il confronto con Bruxelles per circa 4 miliardi di correzione e che nella prossima legge di Bilancio una decina di miliardi dovranno essere recuperati per impedire l’aumento dell’Iva previsto dalle clausole di salvaguardia. Il Sole 24 ha dimostrato con facilità quanto siano decisamente stonate le voci di Renzi, Salvini e c. affannati dal bisogno di accrescere il consenso tra gli elettorii quanto referendum sull’Euro che di tanto in tanto il M5s tira fuori dal cilindro per poi fare marcia indietro il giorno dopo.

La vera domanda è: gli italiani credono a queste balle?

In questo quadro, tutti i giorni i mass media italiani attaccano Bersani, D’Alema e Grasso che sono persone stimabili e rispettabili, che non hanno mai raccontato balle agli italiani, e sono trattati dai giornali come se fossero i responsabili della crisi in cui versa l’Italia e considerati velleitari estremisti mossi solo da astio personale verso Renzi.

Se prevalgono le pulsioni di morte, gli italiani voteranno uno dei suddetti fanfaroni, se invece prevalesse lo spirito di sopravvivenza Grasso e Liberi e Uguali dovrebbero prendere un sacco di voti, perchè pur con tutti i limiti che possono avere, si distinguono enormemente dalle altre forze politiche e leader in campo.

E’ curioso che mentre i vari leader le sparano grosse, nel silenzio della stampa blasonata, Paolo Gentiloni che presiede un Governo  che, sulla carta, dovrebbe occuparsi solo degli affari correnti, ha fatto un bel mazzo di nomine blitz in gran parte delle partecipate dello Stato a partire dalle ferrovie. Basta scorrere l’elenco dei nominati per comprendere che il Giglio magico è ancora vivo, in quanto la partecipazione alle varie Leopolde è considerato un titolo di merito.

Il bello è ancora da venire, Berlusconi ritiene che negli ultimi giorni di campagna elettorale troverà nel cilindro di Mandrake il coniglio che gli consentirà  la tradizionale rimonta,  ma questa volta gli imitatori Di Maio e Renzi sono pronti a spararle ancora più grosse  allo scopo di recuperare quei tre o quattro punti percentuali che consentirebbe a entrambi un futuro politico – una questione di vita o di morte – Ahimè!


da Huffington post

Nel discorso di fine anno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato chiarissimo: “Servono proposte realistiche e concrete, necessarie per la dimensione dei problemi del Paese”. Un appello rivolto alla politica che si prepara alle elezioni del 4 marzo. Il Sole 24 ore ha fatto un check dei costi delle proposte avanzate dai partiti e l’importo, per difetto, è tutt’altro che orientato al realismo, come auspicato dal capo dello Stato: 130 miliardi.

Il Sole ricostruisce così le promesse elettorali dei partiti e i relativi costi, iniziando dalla flat tax:

“Il centrodestra con Lega e Fi in testa puntano sulla flat tax, ossia su una aliquota unica (per Salvini al 15% per Berlusconi al 20%) che sostituirebbe quelle previste attualmente per l’Irpef. Un’operazione da circa 40 miliardi che, secondo i proponenti, verrebbero in parte recuperati grazie all’emersione del nero o dalla rivisitazione delle agevolazioni fiscali”.

Onerosa anche l’operazione sostenuta da Silvio Berlusconi, cioè portare le pensioni minime a mille euro al mese: il costo è pari a circa 18 miliardi. Cara a Forza Italia è anche l’abolizione dell’Irap: farlo, tuttavia, implica un costo di 13 miliardi.

C’è poi il reddito di cittadinanza proposta dal Movimento 5 Stelle: sempre secondo le stime del Sole, l’istituzione di questa misura costerebbe circa 15 miliardi.

Tra le promesse elettorali onerose anche quelle del Partito Democratico. Scrive ancora Il Sole:

“Anche Matteo Renzi spinge sulla leva fiscale oltre che sul mantenimento del bonus degli 80 euro. La proposta del Pd è però più ‘modesta’ nei numeri (circa 15 miliardi) rispetto a quella del centrodestra e punta alla rimodulazione delle aliquote per favorire soprattutto le famiglie con figli”.

Storia a parte per la promessa delle promesse: l’abolizione della riforma delle pensioni targata Elsa Fornero. A proporla è il Carroccio. Il costo? Circa 140 miliardi.

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