Pd, scegliere la campagna elettorale per liquefarsi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfedo Morganti – 21 dicembre 2017

Stefano Folli su Repubblica oggi spiega come l’insistenza di Renzi a rivendicare le proprie vincenti ragioni nel duello bancario e la resistenza della Boschi a non dimettersi da nulla, contribuiscono a conservare lo status quo e sono un indubbio vantaggio per gli antagonisti del PD. L’irrealtà della leadership piddina è davvero anacronistica, e sembra fatta apposta per contribuire ai successi degli avversari. Nel partito, accanto a tanti dubbiosi, quello che più di tutti sostiene la linea renzo-boschiana è Orfini. I giornali hanno persino definito lui e i suoi la ‘guardia repubblicana’ del segretario PD. Or bene, se tanto mi dà tanto, e se è vero che l’immobilismo di Renzi e della Boschi sulle loro ‘irreali’ posizioni avvantaggia gli avversari e prepara la fine del giglio magico, allora Matteo Orfini sta lavorando davvero per il Re di Prussia, ossia porta acqua agli oppositori. È lui difatti il primo dei ‘conservatori’ del PD, quelli che vorrebbero che le cose restassero così, e Renzi e Boschi si intestardissero sulla linea perseguita sinora. Mi chiedo: si rende conto del favore che fa agli altri (almeno secondo l’opinione di Folli)? Oppure sostiene il Re di Prussia scientemente? C’è o ci fa? Di fatto il destino della leadership gigliesca oggi è radicalmente in gioco, e Renzi si sta davvero giocando tutto. Spingerlo verso il testardo burrone di chi resta immobile (come la Boschi) sulle proprie posizioni, come fa obiettivamente (?) Orfini, non so quanto sia vantaggioso all’ex premier. Quando invece il burrone potrebbe evitarlo, e magari ripartire con una nuova consapevolezza delle forze in campo, della pessima tattica adottata e dell’esito nefasto della battaglia in corso.

La cosa curiosa è che questa crisi estrema della leadership PD è caduta proprio in campagna elettorale, a due mesi e mezzo dal voto. Come minimo intempestiva, di certo micidiale. Cade in questo frangente, perché qui sospinta per prima dal percorso che quella stessa leadership si è dettata e ha imposto alla politica, a partire dal varo della Commissione sulle Banche, la più grande sciocchezza di tutti i tempi. Difficile dare la colpa agli altri se il trappolone te lo sei acchittato da te. Ciò è indice della assoluta incapacità strategica di quel gruppo dirigente, e forse anche della sua povertà tattica. Oggi tutti si accorgono della debolezza del renzismo, Folli scrive parole definitive su questa esperienza anomala della negletta politica italiana. Questo coro è il segnale che siamo a un passaggio politico importante, a una ‘svolta’ come si diceva una volta. La fine di una leadership, di una fase politica, di un ‘tempo’ delle cronache italiane di questi anni. Quale sia il prossimo, molto dipende dalla abilità e dal valore politico della proposta di sinistra unita avanzata da LeU. Mai come oggi la ‘forza’ della sinistra può servire a ‘curvare’ gli eventi verso esiti più fausti. Proprio perché al peggio non c’è mai fine, il rischio è che il peggio si presenti nella sua crudezza di destra alla guida del Paese. Occupare campo e far nascere una ‘forza’ e una rappresentanza di sinistra (in Parlamento, nel Paese) è necessario per contare qualcosa ora che il gioco si fa duro. Per non essere semplici spettatori quando invece servono attori protagonisti e un nuovo copione da interpretare.

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