Rovesciare il tavolo, ripartire dalla sinistra

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 23 novembre 2017

Ettore Rosato, che è poi il padre del Rosatellum, a fronte di questa formula (3,3 deputati per ogni 1% di voto proporzionale), vorrebbe seminare il panico tra le file della sinistra unita, profetizzando 18 deputati per il suo futuro raggruppamento alla Camera. Ovviamente Rosato ne parla ai ‘suoi’ nel solito retroscena di ‘Repubblica’. Il meccanismo dei retroscena è noto: piuttosto che realizzare una vera intervista, che parrebbe opinione troppo di parte, l’addetto stampa riferisce a un giornalista ragionamenti o commenti del suo capo, presuntamente tratti da una riunione ristretta o da un pour parler coi collaboratori o colleghi di partito. L’effetto di questi retroscena è come vedere dal buco della serratura, come cogliere l’intimità stessa dei ragionamenti politici. Al punto da sentirli più autentici, più credibili, meno opinione e più fatto. Come se bucassimo le mura del Palazzo. In realtà come dicevo, è solo un’intervista camuffata, una velina, una messa in scena, un marchingegno retorico, in breve una specie di teatrino giornalistico d’avanspettacolo (non ci sono solo quelli ‘politici’ di teatrini, eh!).

Rosato, con i suoi numeri che partono da un dato del 5,5% alla sinistra unita, congelandolo come fosse una cifra inamovibile, lancia una specie di intimidazione. E utilizza allo scopo la sua legge elettorale e i meccanismi che ha prodotto. Una legge costruita a tavolino per avvantaggiare PD e centrodestra (uninominale associato a voto non disgiunto) e mettere nei guai gli altri, i ‘piccoli’ e coloro che non intendono coalizzarsi nel solo intento di ‘vincere’ e poi si vedrà. Vuol farci credere che quella legge sia nata dal pero, sotto un cavolo o l’abbia portata la cicogna. E invece no, quella legge è frutto di un complicato rapporto tra PD e, ancora, il centrodestra, che l’hanno votata con uno schieramento trasversale (che è cosa diversa da dire: maggioranza istituzionale per le riforme). Egli vuole nasconderci che essa è stata generata a esclusivo vantaggio dei suoi facitori. Ora, Rosato reclama proprio questo vantaggio e mostra lo ‘svantaggio’ altrui, come se fossero una fatto naturale, un giudizio del destino. E invece no, i 3,3 deputati per punto percentuale, è proprio la formula cui i sostenitori del Rosatellum volevano arrivare, indebolendo la quota proporzionale e regalando l’uninominale proprio ai fautori della legge (ancora: PD e centrodestra, futuri sposi al governo anche grazie a questi meccanismi).

Vogliano dirlo allora che Rosato, il PD e il centrodestra oggi sono in pieno conflitto di interessi? Per il quale, si sono costruiti attorno una legge ad hoc per avvantaggiarsene, e ora vorrebbero pure presentarcela come frutto del destino parlamentare? Un interesse, quello del PD e della destra, che è in conflitto con i meccanismi democratici e di rappresentanza? La cosa davvero subdola, peraltro, è che una specie di algoritmo deciderà tra i vari collegi chi sarà effettivamente eletto (lo scrive ‘Repubblica’ oggi, io così l’ho capito), inaugurando una specie di lotteria di Capodanno tra i dirigenti nazionali dei partiti che concorreranno alle elezioni, a partire da quelli della sinistra unita. Ciò vale ad accrescere l’effetto di spauracchio verso gli avversari politici, mostrando la possibilità della loro non-elezione. Ed è questo, poi, l’intento effettivo di Renzi, e a scalare di Rosato che ne parla ai ‘suoi’ e dell’addetto stampa che ne riferisce al retroscenista di ‘Repubblica’: scatenare la paura, i dubbi, le riserve. Come se noi ci facessimo spaventare dalle intimidazioni, a cui seguirà la immancabile e conseguenziale richiesta di voto utile da parte del PD! Ora è chiaro che cosa portava in bisaccia il soldato Fassino nei suoi incontri con la sinistra: l’offerta di una quota di rappresentanza più alta di quella presunta e minacciata da Rosato, un’offerta ai dirigenti sotto forma di sicurezza della loro rielezione! Altro che Ius Soli o Art. 18. Il renzismo vola basso, bassissimo, raso terra. Offre scranni e pastette in cambio di politica e di alleanze. Bene hanno fatto Cecilia Guerra e Giulio Marcon a rovesciare, educatamente, il tavolo.

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