Elezioni siciliane: quante bugie. I chiarimenti necessari

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Massimo Paolucci
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di Massimo Paolucci – 1 settembre 2017

Lo confesso: a leggere le dichiarazioni sulle prossime elezioni regionali in Sicilia dei massimi dirigenti del Pd e i sermoni di alcuni commentatori politici c’è da rimanere senza parole.

La narrazione è stupefacente! In Sicilia – questo è il racconto – ci sarebbe un centrosinistra in corsa verso la presidenza delle regione con un forte candidato civico che viene frenato dai soliti (rancorosi) nemici di Renzi, i quali si starebbero assumendo la grave responsabilità di “regalare” l’isola a Grillo o a Berlusconi.

Vorrei (sommessamente) ricordare che, secondo gli ultimi sondaggi, il candidato del centro destra ha il doppio dei voti di quello del binomio Pd-Alfano e 6/7 punti di vantaggio sul candidato dei Cinque Stelle.

Sono numeri così impietosi che meriterebbero un supplemento di riflessione. Un gesto di responsabilità, un ripensamento.

Appare evidente che la polemica nei confronti di Articolo Uno è assolutamente pretestuosa. L’alleanza Renzi/Alfano non ha alcuna possibilità di vincere (arriverà terza) non per colpa degli irriducibili estremisti di sinistra che negano il sostegno a Micari, ma per effetto di politiche sbagliate, che porteranno il Pd ad un risultato disastroso. Non svelo un segreto se ricordo che attualmente il Partito democratico viene dato più o meno al 12%.

Sul punto della rottura del centrosinistra siamo alla metafisica. Come fanno Speranza e compagni a rompere una alleanza mai nata? Per favore, non capovolgiamo la realtà: sono Renzi e Faraone che hanno deciso di allearsi con un pezzo di centrodestra e di mettere in soffitta una qualsiasi ipotesi di alleanza con le forze del centrosinistra. Ma davvero ci si illude di occultare questa Caporetto, scaricando le colpe su altri?

Si cerca di nascondere maldestramente queste elementari verità con la foglia di fico del candidato civico. La foglia è però troppo piccola per coprire le tante magagne e contraddizioni. Civico può essere un candidato che non presenta un programma in netta discontinuità con il passato ed accetta compagni di viaggio protagonisti di scelte e comportamenti (politici e morali) lontani mille miglia dal civismo?

Rompere il centrosinistra alleandosi con Alfano è, tra l’altro, una risposta profondamente sbagliata alle prevedibili difficoltà elettorali. È una scelta miope, sia perché si regalano praterie ai Cinque Stelle (è già partita la “campagna” contro l’ammucchiata e gli impresentabili), sia perché tantissimi uomini di Alfano sosterranno il candidato del centrodestra. Infine, miope perché senza le primarie non c’e un candidato civico, ma semplicemente un nominato dalle segreterie dei partiti.

Mi auguro che nei prossimi giorni si faccia chiarezza sul tema delle alleanze. Ecco qualche domanda a cui rispondere:

L’accordo con Alfano è una scelta regionale, limitata alla Sicilia, o, come molti sostengono, è l’anticamera di un accordo nazionale per le prossime elezioni politiche?

Io penso che sarebbe gravissimo se la Sicilia venisse “utilizzata e sacrificata” sull’altare di un accordo nazionale. E poi: quali sono i termini dell’intesa Renzi-Alfano? Prima dell’estate liti e insulti. Adesso, all’improvviso, la pace.

Cosa è successo? Renzi ed il Pd devono sgombrare il campo anche da un “odioso” sospetto che circola non solo nei palazzi romani: c’è, tra Renzi e Alfano, un patto sulla legge elettorale? Garantire la governabilità e contrastare una eccessiva frammentazione della rappresentanza non sono più una priorità del partito democratico?

Senza primarie, con un simile pasticcio nelle alleanze e con una evidente confusione programmatica, la scelta delle forze che non si riconoscono in questa operazione è obbligata: dare rappresentanza politica ai tanti siciliani che non si rassegnano all’idea che non c’è più differenza tra destra e sinistra anche nel governo delle nostre regioni.

Altro che minoritarismo! Qui non si tratta di chiudersi in un angolo, in una ridotta identitaria. Qui si tratta di rivolgersi ai tanti elettori e militanti che credono in una politica in netta discontinuità, per il lavoro, il territorio, la legalità. Si tratta, insomma, di occupare un grande spazio politico, dal quale il Pd ha traslocato.

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