di Alfredo Morganti – 1 settembre 2017
“Deve cambiare la comunicazione, bisogna rappresentare la questione immigrati in modo razionale, evidenziare i punti deboli nella gestione, i suoi tempi lunghi, fornire dati economici, spiegare che non c’è un’invasione che toglie il pane alla gente. C’è un fenomeno epocale che va governato, con una grande progettualità, con i piani di aiuto ai Paesi di provenienza, con l’Europa che si prende le sue responsabilità. Mi è piaciuto il video di Saviano su Repubblica. Non amo sempre l’uomo ma in questo caso ha smontato efficacemente le menzogne della destra, i luoghi comuni. Non è una tragedia se Sesto San Giovanni dovrà accogliere 100 immigrati. La tragedia vera è di quei poveretti che vanno in mare e vengono ricacciati nei lager della Libia. Si è rovesciata totalmente la scala dei valori”.
Sono parole di Massimo Cacciari oggi a ‘Repubblica’. Considero Cacciari un mio maestro. È un pensatore geniale e anticipatore. Non apprezzo da tempo le sue posizioni politiche, e non l’ho mai nascosto. Stavolta però la sua intervista è perfetta, coglie il punto, e soprattutto spiega che sarebbe compito della sinistra dire le cose come stanno, senza scimmiottare la destra, senza giocare sul campo avversario con le regole dell’avversario stesso. Perché altrimenti così ci si consegna mani e piedi all’odio, alla violenza, al populismo che vede nei neri il capro espiatorio di una crisi che morde da dieci anni almeno il nostro Paese. Le migrazioni non sono uno scherzo, un fatto congiunturale a cui penserà la guardia costiera libica e amen. Ci troviamo di fronte a eventi epocali, che non siamo attrezzati a comprendere nella loro natura epocale e di fondo.Qual è il punto, allora? Perché si scimmiotta la destra invece di fare il lavoro razionale di informazione al Paese di cui parla Cacciari? Perché la sinistra ha sostituito il pensiero con la chiacchiera, l’azione politica con la comunicazione, e per di più comunica pure alla male e peggio, in modo contraddittorio e a proprio discapito. Senza pensiero (senza teoria, cultura politica, formazione, studio), affidandosi solo ai guru, agli spot, alle controversia sui ‘social’, alle piattaforme digitali, non solo si è ridicoli (perché questo è) ma si mollano le armi della critica e del pensiero che nei momenti di svolta sono assolutamente essenziali. Pena la perdita di autonomia politica! Tal che poi si scimmiotta e si fa la destra per conseguenza logica, perché non si dispone di un proprio punto di vista, che sia qualcosa di più del tweet buttato lì al volo o delle dichiarazioni intempestive e fuori da ogni grazia di Dio di qualche ministro. Alla fine, nel vuoto di pensiero e di idee, conta solo vincere le elezioni, ma è così che si finisce per perderle.
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L’intervista a Massimo Cacciari di ALESSANDRA LONGO http://www.repubblica.it/politica/2017/09/01/news/massimo_cacciari_il_dovere_della_sinistra_e_reagire_a_tutte_le_bugie_della_destra_-174371124/
ROMA. Che cosa fa la sinistra di fronte all’esplosione di violenza verbale, a certe pulsioni xenofobe, razziste della destra? Chiederlo a Massimo Cacciari significa avere risposte tranchant (incluso un attacco a Minniti) tipo questa: “Registro una deriva estremamente pericolosa. La sinistra, chiamiamola così, non reagisce più alle menzogne degli avversari. Anzi, semmai cerca comportamenti che possano soddisfare costoro. E così non li fermerà, così perderemo le elezioni”.
Cacciari, la questione immigrazione avanza come un incendio che divora ogni ragionamento…
“E’ vero. Siamo passati da una fase di comprensibile timore di fronte all’evidente aggravarsi del problema, con un’Europa impotente e il nuovo protagonismo della destra xenofoba ad una fase – quella di adesso – in cui subiamo passivamente le palle che sparano dall’altra parte. Non c’è reazione, tentativo di controbattere e razionalizzare. Al contrario si cerca di tradurre in “moderatese” quello che certa destra urla in modo forsennato”.
Clima brutto.
“Prevalgono parole di odio e violenza. Ed è tipico delle grandi crisi di regime. Le orecchie si chiudono, l’ascolto diventa impossibile. Subentra la logica dell’amico/nemico. La crisi non è più in mano di chi governa. Non sottovaluto la situazione. Siamo in un’epoca di trasformazioni radicali che generano paure e disagi. Dico però che la cosiddetta sinistra non fa nulla per contrastare questo clima”.
Cosa dovrebbe fare?
“Deve cambiare la comunicazione, bisogna rappresentare la questione immigrati in modo razionale, evidenziare i punti deboli nella gestione, i suoi tempi lunghi, fornire dati economici, spiegare che non c’è un’invasione che toglie il pane alla gente. C’è un fenomeno epocale che va governato, con una grande progettualità, con i piani di aiuto ai Paesi di provenienza, con l’Europa che si prende le sue responsabilità. Mi è piaciuto il video di Saviano su Repubblica. Non amo sempre l’uomo ma in questo caso ha smontato efficacemente le menzogne della destra, i luoghi comuni. Non è una tragedia se Sesto San Giovanni dovrà accogliere 100 immigrati. La tragedia vera è di quei poveretti che vanno in mare e vengono ricacciati nei lager della Libia. Si è rovesciata totalmente la scala dei valori”.
Il ministro Minniti dice di aver temuto per la tenuta del sistema democratico nel momento di massima crisi migratoria.
“Ma scherziamo. Se così fosse vorrebbe dire che l’attuale sistema democratico è marcio e allora merita di finire! Non bisogna temere di perdere voti e creare un clima parossistico. Così vince la destra. Bisogna rappresentare bene la questione. La politica deve essere razionale non è fatta per dire alla gente: “hai ragione”, non deve ascoltare le domande e ripeterle. Deve dare risposte e indicare prospettive”.
Però bisogna anche rispettare il senso di inquietudine della collettività.
“Certo, per questo serve una buona comunicazione della politica. Bisogna smontare le menzogne che seminano il panico. La percezione di insicurezza non è creata solo dal problema immigrazione. Siamo un Paese con il 35 per cento di giovani disoccupati,
con milioni di individui in miseria, con il Meridione in mano alla criminalità organizzata. Se il Pil fosse schizzato al 15 per cento, le reazioni della gente ai migranti sarebbero molto diverse. Ma la realtà un’altra. E allora vince chi grida di più”.