Ecco ‘Bob’, ovvero l’eccesso di comunicazione

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 4 maggio 2017

Ho sempre pensato che, per rivolgersi adeguatamente ai cittadini-elettori, fosse necessario attuare delle politiche che rispondessero in qualche modo a domande, bisogni, disagi ed esigenze degli stessi. Non in termini sindacali, di rivendicazione, come se fosse una specie di stimolo-risposta. Ma predisponendo una strategia di interventi che puntasse allo sviluppo e alla giustizia sociale, a partire dalla vita quotidiana e dalle esigenze collettive. Sappiamo, anche, come il ‘No’ al referendum sia in buona parte frutto del voto contrario alla riforma da parte dei più giovani. E abbiamo visto come ai seggi delle primarie si fossero recati soprattutto i più anziani. Ciò, per dire che il PD ha un problema ‘giovani’ non da poco, anche paradossale per certi aspetti, visto che il suo Capo si presenta come il ‘nuovo’ e si parla soprattutto di innovazione, futuro, speranza (se ne parla solo, appunto). Detto ciò, vi aspettereste, com’è normale, delle politiche sagge, adeguate, efficaci, non propagandistiche, per recuperare il gap di consenso del partito verso i più giovani. E invece no.

Anche qui, per i renziani, si tratta solo di un ‘difetto di comunicazione’. La controffensiva sarà perciò condotta a colpi di web, e diverrà una battaglia digitale contro quelli che sembrano detenere il voto giovane, ossia i grillini. E così ‘Bob’, la nuova piattaforma web piddina, è pronta a partire. Il lancio avverrà in coincidenza con la proclamazione di Renzi segretario (sempre che si raccapezzino con i voti espressi alle primarie, e si mettano un po’ tutti d’accordo sulle cifre). La battaglia per conquistare i giovani sarà condotta a colpi di click, e avrà come nemico n. 1 Grillo. Senza perdere tempo a predisporre testi di legge e politiche ad hoc, senza la necessità di rivolgersi ai giovani in carne e ossa, Il PD ripartirà col digitale, as usual, punterà al virtuale, tenterà di bucare lo schermo del PC con le parole e le immagini di Renzi profuse a go-go, come uno sciame d’api.

Siccome non sanno che il punto non è un ‘difetto’ di comunicazione, ma al contrario un suo ‘eccesso’, i renziani provano noiosamente a ripartire nell’unico modo che conoscono, ossia coi cannoni mediali e digitali. Il tentativo è quello di intasare le fibre ottiche, non solo la TV, con tonnellate di giga byte di propaganda, saturando i cavi e, vedrete, pure la nostra pazienza. È la stessa cosa accaduta al referendum: Renzi ovunque. Uno e trino. E l’effetto sarà il medesimo: il rigetto e la nausea. I guru renziani non capiscono che, se fosse solo un problema di piattaforma web, non servirebbe un buon governo, né la politica, ma solo un server molto capace e degli smanettatori accaniti. E invece le cose non stanno così. D’altronde, se al governo sai concedere solo bonus, una buona scuola che è un casino e un jobs act che premia in termini occupazionali solo gli ultra55enni, non è che adesso bastino i frizzi e lazzi della comunicazione web per riparare tre anni di sonno e di sciocca dispersione delle risorse. Non è che la comunicazione totemistica del proprio leader possa surrogare il vuoto prodotto dall’esecutivo. Non è che la disoccupazione decresce, entrando nelle tendenze di twitter oppure ottenendo milioni di like sotto qualche post. Perciò non illudetevi (è il minimo che possa dirvi).

PS: e nemmeno è sufficiente pubblicare un libro intitolato ‘Avanti’. Sembra la parafrasi di ‘En Marche’. E a me ricorda quel detto che fa: “Va avanti tu, che a me me viè da ride”.

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