di Fausto Anderlini – 1 maggio 2017
Camelloporco di Primo Maggio: animale di saldi principi ma arditamente post-euclideo
Giro l’angolo di piazza maggiore ed eccoli i gazebo. Non vedo Si (si saran svegliati tardi) ma ci sono quello dei socialisti, di Rifondazione, dei comunisti italiani….tutti schierati con ordine e in mezzo a loro Articolo 1, l’ultima apparizione alla sua prima. Molta gente festosa e di buonumore nei paraggi. Socializzo coi camelloporci ivi assiepati e penso: “solo tre anni fa mai avrei immaginato che mi sarei trovato in questa compagnia. Banchetto fra i banchetti. Come in un suk della diaspora, frammento di una composita cianfrusaglia umana….” Cionondimeno non sono malinconico. Fra esuli, naufraghi e altri sradicati in fondo ci si vuol bene. Viene il momento in cui le vecchie diatribe possono anche lasciare il posto al sentimento empatico che origina da una condivisa humana conditio. Anzi: a ben pensarci questo sentimento di fratellanza nella precipitazione (vera e propria comunanza nella sfiga) potrebbe essere il lievito psicologico per mettere insieme, quando sarà il momento, qualcosa che non sia una litigiosa esposizione di banchetti o un mercatino dell’usato tirato su alla belle e meglio. E va da sè che bisognerà mettere molto ingegno per organizzare al meglio il caravanserraglio dove alloggeremo di qui alla fine del tempo.
All’angolo del voltone del Podestà in separata solitudine il banchetto del Pd, Sotto il tendino un gruppettino di giovani imbarazzati mentre armeggiano con scatole di garofani (più tardi si aggiungeranno alcuni stipendiati della fu ‘Federazione’). Intorno c’è una patetica indifferenza. Nessuno si ferma, nessuno li contesta, cosa che in passato avveniva spesso, anche a testimoniare, nel litigio, una qualche comunanza parentale. Dà l’idea immediata di un corpo estraneo, impegnato in un rito che forse non lo riguarda più.
Il centro-sinistra è definitivamente fracassato. Malgrado gli sforzi dei media di regime di indorare le primarie d’Aprile come una sorta di ‘insorgenza’ democratica, sino a cubitare le prime pagine con statistiche un tanto al chilo e ogni genere di peana, laddove c’era un tempo in cui i prezzolati vedevano solo militonti messi in fila dall’apparato (La Repubblica in testa), il significato immediato è stata una secessione consumata da una maggioranza sediziosa. Nella vergogna e nell’artifizio, cioè senza neppure il coraggio di dichiararsi. Un addio senza ritorno al centro-sinistra, ovvero la surrettizia rifondazione del Pd come partito centrista di regime. Dove gli Orlando, i Cuperlo, i prodiani dal volto umano e altra compagnia hanno figurato come ultimi animaletti espiatori. Sebbene un centro per nulla ‘moderato’, bensì aggressivo, pseudo-carismatico, supponente e revanchista, intriso di sciovinismo personalistico. Com’era Forza Italia dopo la crisi del ’96. Verrebbe da dire più repubblichino che diciannovista.
E siccome questa è la realtà non c’è proprio nulla da festeggiare in questo Primo Maggio, sebbene una cosa è certa. La sinistra che rinascerà attorno al camelloporco, se tale sarà e quindi capace di rivendicare una utilità effettiva per i ceti sociali di riferimento e per la democrazia in generale, dovrà definirsi per opposizione a questo ‘centro’. In un sistema multipolare allearsi col centro per ‘fermare’ la cosiddetta destra è privo di senso. Bisogna prendere sul serio la pretesa di autosufficienza del Pd che pure sappiamo essere un gioco tattico in attesa di programmati rendez-vous nazarenici. Essa è infatti il presupposto ideologico di inedite aggregazioni. La faccia gelida e cattiva, finalmente sinistra, del veltronismo. Perchè un ‘centro’ che si costituisce esiliando da sè come male assoluto ogni barlume di sinistra non sarà per nulla degasperiano. Sarà un centro che guarda a destra. Da cui deriva un corollario che ci riguarda: non ha più alcun senso una sinistra che guarda al centro. E’finita l’epoca in cui si incrociano gli sguardi percorrendo lo stesso asse attrezzato. E con essa ogni visione euclidea della politica.
Perciò, una volta precisato il proprio profilo ideologico e programmatico, socialmente rivoluzionario e costituzionalmente conservatore, il camelloporco dovrà fare valere i propri principi alleandosi altrimenti. Ci sono spazi immensi e a latitudini inesplorate animali mostruosi da addomesticare. Abbiamo bisogno di giovani pionieri avventurosi che ambiscono non alle cariche ma al dominio di nuovi mondi per affermare, nel caos che ci circonda, una diversa umanità di sè stessi. Mentre noi, la vecchia guardia, prepariamo i cestini da viaggio e ci mettiamo fiduciosamente in attesa del loro ritorno dai fronti. Davanti ai banchetti, magari impegnati in un accanito torneo di briscola. In fondo il caravanserraglio dei camelloporci è pur sempre una Stalla del Popolo.