Fonte: il manifesto
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Intervista a Nicola Fratoianni di Daniela Preziosi, 1 febbraio 2017
Nicola Fratoianni, è disponibile a una gestione una gestione collegiale di Sinistra italiana, come le propone Arturo Scotto in vista del congresso?
“Una premessa: l’unità, la collegialità e il pluralismo sono un obiettivo per il quale ciascuno deve fare il massimo dello sforzo. Cercare i punti che uniscono prima di quelli che dividono è la nostra idea della politica. Chi esprime una differenza si deve sentire pienamente cittadino fra noi. Ma questo non può avvenire per un accordo fra gruppi dirigenti. La politica è un processo collettivo, di partecipazione e di confronto. Per quanto mi riguarda, sono proprietario solo delle mie idee. Ad Arturo rispondo: facciamo una discussione e poi costruiamo la casa in cui tutti si possano sentire a proprio agio.”
La risposta è no?
“La risposta è quella che ho dato. Né un sì né un no. Il partito è di chi lo fa. Non vorrei che in nome di un’emergenza elettorale tutto venisse congelato nell’attesa. Il nostro partito ha bisogno di esserci, di immaginare una proposta.”
La nascita della ’cosa’ di D’Alema e il possibile crack nel Pd non cambia nulla per lei?
“Certo che cambia. Ma vogliamo fare un partito la cui natura è l’attesa? O non vogliamo immaginare una proposta per quello che già oggi succede nel paese? Ci confronteremo con quello che accadrà, senza steccati e senza chiusure, a partire dall’analisi di quello che è successo fin qui. E cioè che tanta parte della sinistra ha considerato il liberismo l’unico quadro nel quale esercitare la propria funzione. Da qui si parte: da una messa in discussione radicale di questo punto di vista e da una proposta radicalmente alternativa.”
D’Alema ha parlato di lotta alla diseguaglianza e il lavoro. Non è una revisione critica alla linea del Pd?
“Sono stato tante volte in dissenso con D’Alema, ma da ultimo ho condiviso il suo No e molte delle cose che ho sentito sabato. Resta il fatto che Renzi non è un corpo estraneo al Pd ma il frutto di una stagione ormai in crisi ovunque. Sia chiaro: non voglio fare l’analisi per puntare il dito contro chi ha sbagliato e dire che noi avevamo ragione.”
Anche perché molte di quelle scelte le avete condivise, eravate alleati.
“Non è così, ma sarebbe un discorso lungo. Ora mi interessa discutere di quali sono le risposte necessarie. Ma non c’è solo l’assemblea di D’Alema che ragiona su questo, ci sono molte esperienze con le quali voglio continuare a interloquire, da De Magistris alle esperienze di civismo che hanno riconquistato credibilità alla politica prima ancora che alla sinistra. C’è tutto il mondo dei comitati per il No, oltre a quelli di D’Alema e Calvi, le reti dei movimento. Dobbiamo guardare alle mille sinistre che nascono, vivono, producono.”
La convince l’idea di un nuovo centrosinistra ’derenzizzato’?
“Faccio fatica a utilizzare parole che si sono ormai consumate. Oggi centrosinistra nella testa di molte persone è il governo Renzi. E allora non voglio impiccarmi alle parole ma credo che sia meglio proporre soluzioni che diano passione e speranza di cambiamento.”
Secondo lei centrosinistra oggi fa pensare a Renzi che governa con Alfano?
“Se chiede in giro chi sta governando oggi la risposta più diffusa sarà centrosinistra.”
Non teme un congresso ’fratricida’ alla vigilia del voto?
“Fatico a capire su cosa si possa essere fratricidi. Discuteremo su un documento in assenza di emendamenti che segnalino dissensi incolmabili. Spero che la discussione sia sul che fare e con chi farlo. Superando le dinamiche riproducono vecchi vizi.”
Vi viene attribuita l’intenzione di portare Sinistra italiana verso la marginalità. Tanto più se dovesse nascere la formazione di D’Alema.
“Se qualcuno avesse quest’intenzione avrebbe bisogno di un medico. Il punto è come si fa a riguadagnare lo spazio per un’alternativa. Qui c’è una sottovalutazione di fondo: la politica ricostruisce una credibilità e una forza se mette in campo proposte radicali, radicali almeno quanto la crisi. Se mette in discussione un modello di sviluppo che consuma l’ambiente, il mito delle grandi privatizzazioni. In giro per il mondo tutte le forze che riconquistano credibilità lo fanno a partire da questo.”
Insomma non la preoccupa che nasca un’altra formazione a sinistra del Pd.
“Non posso e non voglio definire qui il quadro elettorale. Non teorizzo un cartello o un’alleanza. In questo paese ci sono personalità ed esperienze che pongono il tema di una svolta radicale: possiamo fare tutti insieme una discussione e misurare le prospettive di un’alternativa? Chi è innamorato di uno scenario fa un errore. La scelta deve essere collettiva e condivisa. E nel caso ne parleremo con D’Alema ma anche con tutti gli altri.”
Perché ancora non dice che si candiderà al congresso?
“Perché non mi candido a niente se non a far parte di un processo collettivo. Decideremo insieme. Il congresso sarà l’apertura di un processo e non la blindatura di un percorso.”