La playstation e la realtà virtuale del renzismo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 26 gennaio 2017

Oggi Massimo Franco scrive che la sentenza della Consulta sull’Italicum “è figlia legittima di una stagione di riforme scritte e imposte dal PD in una realtà virtuale”. Proprio così, senza mezzi termini. La penna che scrive non è quella di un gufo, un rosicone, un ‘comunista’ – qui scrive il principale commentatore politico del più grande giornale italiano. Una stagione di riforme imposte dal PD in una realtà ‘virtuale’, dice proprio così. Era chiaro da molto, ma adesso, dopo i reiterati contraccolpi della realtà, è certificato. Per tre anni, insomma, siamo stati dentro un video gioco: la playstation di Renzi e Orfini, insomma. Con gli effetti disastrosi che oggi vediamo. I ragazzi volevano giocare un po’, e adesso siamo serviti per le feste.

Ma Franco fa anche una disanima a 360° dello stato dell’arte. Segnala come adesso si fronteggino due schieramenti. Da una parte quelli del voto subito, senza se e senza ma. Che poi sono gli stessi a cui andrebbe bene tutto: l’Italicum ieri, l’italicum azzoppato oggi, il Mattarellum domani, e chissà cos’altro ancora dopo domani, magari anche il sorteggio o i gironi eliminatori. Dall’altra, invece, quelli che invocano elezioni a scadenza naturale, col Parlamento impegnato nelle tante questioni aperte e il governo libero di lavorare senza ricatti. Le due posizioni, dice sempre il giornalista, non rispecchiano i due schieramenti (ammettendo che esistano ancora) di centrodestra e di centrosinistra. No. Li tagliano trasversalmente, sminuzzando ancor di più la realtà politico-istituzionale già abbastanza divisa, e spesso su questioni tutt’altro che ideali.

Questo è l’esito ‘geometrico’ del triennio renziano. Il sistema politico è a pezzi, diviso e divisivo, smembrato in clan, congreghe, cerchi, fazioni. Tutto meno che partiti, che sarebbero invece la salvezza della politica, oggi ridotta ad affare oligarchico-agonistico. Eppure basterebbe poco per riassestare un po’ le istituzioni e il rapporto di queste con i cittadini-elettori. Si tratterebbe di ristabilire la centralità del Parlamento, spostare l’attenzione dalle regole alle cose, dalla forme alle politiche, dare ‘corpo’ ai cittadini, che oggi sono considerati al più categorie statistiche. Puntare sui partiti: partiti ‘nuovi’ certo, ma solidi, organizzati, democratici, trasparenti, capace di mediare tra istituzioni e società. Pensare le strategie, quindi, senza più tatticismi e politicismi d’accatto. Potrebbero essere proprio queste le parole-chiave di una nuova stagione della politica italiana. Potrebbero. Vedremo.

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