Fonte: Lucia Del Grosso
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di Lucia Del Grosso – 23 ottobre 1016
Oggi Serra, steso sulla sua Amaca, se l’è presa con Raniero La Valle per questo concetto affidato a Micromega: “La Costituzione renziana è il punto di arrivo di una restaurazione il cui fulcro consiste nel trasferire la sovranità dal popolo ai mercati”. E perché? Perché questo scippo di sovranità è già stato perpetrato per culpa in vigilando delle generazioni precedenti e non sarebbe giusto, secondo Serra, caricare di questa responsabilità chi oggi è chiamato alle urne per scegliere tra un NO e un SI’.
E si chiede pure, per sbeffeggiare Raniero La Valle (che il cielo ci conservi questo grande vecchio), se c’era bisogno di fare una riforma per fottere un popolo già fottuto.
Quindi che intende Serra, che è già stato tutto fatto e non ci rimane altro che ratificare?
Esempio eccellente di pensiero supino (non è colpa sua, la posizione più comoda sulle amache è quella). Deve avere mutuato questo strano orientamento costituzionale da Violante: le costituzioni non servono a definire le modalità di esercizio della sovranità popolare e l’equilibrio tra i poteri, ma ad assecondare le logiche di chi comanda al momento. Comandano i mercati e la finanza? E allora bisogna adeguare la Costituzione alle esigenze di velocità delle decisioni richieste dai mercati. E così abbiamo anche la risposta al quesito, nelle sue intenzioni retorico, di Serra: sarà pure già stato fottuto il popolo, ma così lo fottiamo meglio e definitivamente, in maniera che non si rialzi più.
Quindi Serra, siccome secondo lui la sua generazione non si è assunta la responsabilità di contrastare questa deriva, non se la devono assumere neanche le successive: non sia mai dovessero riuscire dove non è riuscito lui e i suoi coevi, che figuraccia! E’ come dire che siccome una generazione si consegnò al fascismo, quella nata dopo non doveva fare la Resistenza.
Serra appennicato sull’amaca è una curiosa variante della vocazione degli intellettuali italiani alla renitenza alla leva: in genere si manifesta con un mix di fatalismo e autoassoluzione, mentre Serra si presenta addirittura in caserma per costituirsi: sono un fallito, la mia generazione ha perso, ora tocca a voi, comunque facciate avete la mia benedizione, purché mi si sollevi da questo senso di colpa. Farebbe quasi tenerezza, se non fosse che con la sua indolenza si assume un’ulteriore responsabilità: quella di frenare un’opposizione alla normalizzazione ordoliberalista.
Dalle colpe del passato ci si può emendare, è nel presente che vive la nostra responsabilità.