di Francesco Erspamer – 9 ottobre 2016
Qualche segnale positivo c’è. Subito dopo il primo dibattito televisivo fra Hillary Clinton e Donald Trump, per esempio, alcuni superpagati opinionisti sostennero che sì, Trump aveva complessivamente fatto male, ma non nella prima mezz’ora, nella prima mezz’ora anzi era stato più convincente di Clinton, e siccome la gente guarda al massimo la prima mezz’ora, poteva addirittura uscirne vincitore. Pochi giorni dopo in Italia il dibattito sul referendum fra Renzi e Zagrebelsky si concluse, a dire dei pagatissimi giornalisti dei network nazionali e delle grandi firme dei quotidiani, con la netta vittoria del primo ministro. Come mai? Perché aveva sparato cazzate con agressività invece di cercare di argomentare con pacatezza. La ragione e la competenza non bucano lo schermo, ci è stato spiegato con supponenza.
Balle. Nei successivi sondaggi Trump è clamorosamente precipitato e i no al colpo di stato renziano sono cresciuti, sia pure di poco. Sembra insomma che la gente non sia così fessa e superficiale come i giornali cercano di renderla e di farla sembrare: molti americani sono restati davanti ai teleschermi per più di mezz’ora e molti italiani ancora sono in grado di distinguere l’aria fritta dai fatti. Niente si otterrà senza vigilanza, senza rigore, senza organizzazione, senza dure lotte sociali; ma è importante rendersi conto che in tutto il mondo in questo momento i popoli sono molto migliori della classe dirigente e soprattutto dei suoi cani da guardia mediatici.