Le banche europee e il valore del tempo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucrezia Reichlin
Fonte: Il Corriere della sera
Url fonte: http://www.corriere.it/cultura/16_luglio_31/banche-europee-4b47935c-568f-11e6-8307-f119c314f7af.shtml

di Lucrezia Reichlin   30 luglio 2016

I risultati degli stress test sulle banche da parte della autorità bancaria europea erano in gran parte attesi. L’importante ora è saperli leggere. Quei test, che mostrano in che condizioni le banche si troverebbero in scenari molto avversi (ma non probabili), sono un’operazione verità. Servono per capire la reale condizione patrimoniale delle banche e costituiscono quindi un incentivo per manager, regolatori e autorità pubbliche ad agire in modo tempestivo.

L’esperienza del Giappone negli anni Novanta e dell’Europa dopo la crisi del 2008 insegnano che procrastinare azioni di discontinuità volte alla pulizia dei bilanci imbastiscono il sistema e bloccano la capacità delle banche a erogare credito. Il maggiore successo degli USA rispetto all’Europa nel superare la recessione del 2008 è in gran parte da attribuire, appunto, a una rapida iniziativa di riassetto.

Gli stress test 2016 ci dicono che in Europa, dopo otto anni dalla grande recessione, il sistema bancario non è al collasso, ma è ancora fragile. Differenti segmenti lo sono per ragioni diverse – chi per la bassa capitalizzazione, chi per il peso dei crediti deteriorati, chi per l’esposizione ai derivati. Al di là delle speculazioni tra chi è promosso e chi è bocciato, si legge che, nell’insieme, l’Europa, non è ancora uscita dal guado.

Ma c’è anche una implicita graduatoria degli istituti di credito a cui il mercato sarà senz’altro sensibile e che costituirà quindi un potente incentivo per manager e consigli di amministrazione ad agire in modo veloce.

Vengono identificate le difficoltà per i singoli istituti, ma anche un generale problema per il sistema che fa pensare che nei prossimi anni il settore del credito europeo sarà scosso da grandi cambiamenti e da pesanti ristrutturazioni.

Le soluzioni andranno in parte trovate al livello dei singoli istituti, ed é bene che manager e consiglieri siano pienamente responsabilizzati, ma è probabile che, in alcuni casi, pure soluzioni di mercato non saranno possibili senza creare incertezza e volatilità con conseguenze sia per i pezzi buoni del settore sia per quelli cattivi.

Nel 2008, l’iniziativa di ripulitura negli Usa è stata accompagnata da un’azione di sistema che ha comportato la ricapitalizzazione delle banche con fondi pubblici, il cosiddetto TARP. La rapidità di quella operazione e il ritorno alla profittabilità hanno fatto poi si che i cittadini abbiano recuperato i soldi versati per salvare le banche.

L’utilità degli stress test è quindi intimamente legata alla disponibilità di strumenti per la soluzione dei problemi da questi identificati. Oggi in Europa potremmo invocare una soluzione stile TARP solo di fronte a un rischio sistemico che metta a repentaglio la stabilità finanziaria e sarebbe comunque oggetto di enorme controversie.

L’Unione bancaria non prevede una ricapitalizzazione con fondi pubblici a scopo preventivo e il rischio è quindi che un’azione eventuale finisca per essere tardiva e inevitabilmente costosa. Rimangono soluzioni nazionali e il caso Monte dei Paschi farà scuola. Abbiamo trovato una soluzione temporanea che ci permette di guadagnare tempo. Prima o poi, però, si dovrà arrivare ad un aumento di capitale e a scelte strategiche dolorose. Quanto costa questo tempo e quanto costa il ponte che è stato concesso da JP Morgan?

Questa domanda diventa piú rilevante se si pensa che il Monte dei Paschi di Siena possa essere solo la punta dell’iceberg di una situazione in cui molte banche, oggi non soggette a stress test, saranno costrette a scelte altrettanto radicali. Non facciamoci illusioni, non è finita qui.

Il messaggio è che non c’è motivo di gioire né di entrare nel panico, ma, leggendo i numeri dello stress test insieme a quelli delle banche oggi non coinvolte nell’esercizio, dovremmo lavorare – con l’Europa – a soluzioni preventive di sistema. Affinando anche in modo non radicale gli strumenti dell’Unione bancaria si puó oggi pensare ad una formula basata su tre pilastri: ricapitalizzazione, gestione dei crediti deteriorati e riforma della «governance» che preveda l’utilizzo di garanzie pubbliche nazionali in cambio di un monitoraggio e anche una partecipazione alla gestione da parte dell’Europa. Agiamo di anticipo e apriamo un dialogo costruttivo con Bruxelles e Francoforte su questi temi. Ci conviene.

lucrezia

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