di Lucia Del Grosso – 10 settembre 2016
E’ quasi imbarazzante dover commentare l’intervista di Napolitano a Repubblica.
E non solo per la marcia indietro sull’Italicum approvata con il voto di fiducia (e non mi ricordo il Presidente Emerito tanto loquace con i giornali quando si trattava di frenare quello scempio). Oramai tutti danno per scontato il colossale errore, anche se non mi spiego come Napolitano possa lamentare “Non c’è respiro, non c’è visione ampia, manca lo sguardo lungo e soprattutto scarseggia il senso di responsabilità”. Azz! Non ci voleva lo sguardo lungo e nemmeno tutte le diottrie, bastava non essere presbiti per vedere una realtà vicinissima, e cioè che già le elezioni del 2013 avevano dichiarato il bipolarismo morto e defunto.
E non ci voleva la vista d’aquila nemmeno per rendersi conto che le larghe intese centrodestra-centrosinistra per avviare le riforme, scopo dichiarato, e per proseguire le politiche di Monti appiattite sui diktat europei, scopo implicito, avrebbero avvelenato il Paese. Tanto più se la regia è affidata a Renzi, che non è capace di tenere unito il suo partito, figuriamoci il Paese. Eppure Napolitano dall’ampia visione ne ha favorito la resistibilissima ascesa. L’ha mai chiamato per dirgli: “Che cos’è questa stravaganza di silurare uno del tuo stesso partito? Bel modo di ricucire il distacco tra cittadini e istituzioni”?
Sa il lungimirante Napolitano, che ora si stupisce dell’infuriare di una guerra sul referendum costituzionale, quanto male ha fatto quella squallida vicenda al sentimento del Paese e quanta sfiducia nelle istituzioni ha prodotto?
Ma poi, domando a Napolitano dall’occhio di lince, è respiro, visione ampia, ecc. ecc. costruire una strategia imperniata su un populista come Renzi, sguinzagliato a raccontare balle per acquisire consenso su riforme squisitamente di destra per neutralizzare il populismo verace? E quanto poteva durare questa mistificazione, di cui Il nostro ex Presidente non può dichiararsi semplice spettatore, senza che deflagrasse la personalizzazione e la violenza dello scontro? Non pare, al binocolo munito Napolitano, che è un po’ tardivo questo richiamo al merito del quesito referendario?
Ma c’è qualcosa di ancora più inquietante nella concezione della democrazia dell’Emerito Presidente, ed emerge esplicitamente nel passaggio sull’accordo Letta/Quagliarello di sottoporre comunque a referendum il testo che fosse stato approvato. Si chiede se non sia stato un errore, Napolitano. Eggià, meglio fare le riforme senza popolo, disse quello che le affidò ad un populista.
Imbarazzante, Presidente, molto imbarazzante, collezionare tutte queste contraddizioni e però chiedere di approvare questo pasticcio nel merito e nel metodo senza fiatare.