Sinistra Italiana… non c’è sprint

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=2135

di Lucia Del Grosso – 15 agosto 2016

Immagino che quello “Sprint” che campeggia sul manifesto della Festa di Sinistra Italiana che si terrà prossimamente a Pescara voglia intendere ciò che la parola significa in tutti i vocabolari, cioè “scatto in prossimità dell’arrivo”.

Mi sono persa qualcosa? Sinistra Italiana, alla quale ho aderito dopo aver lasciato il PD per più che ovvi motivi, è nell’imminenza di un approdo? Su quale lido, porto o pista di atterraggio?

E qual era la rotta o il piano di volo?

In attesa che ci sia svelata la sorpresa a Pescara provo ad esprimere le perplessità, accompagnate da preoccupazione, che mi ha suscitato il manifesto.

Quando si avvia un progetto politico la domanda da farsi non è tanto “chi sta con noi” (SEL, i fuoriusciti dal PD, i centri sociali, gruppi di ambientalisti …….), ma “perché questo nuovo soggetto? Quale rappresentanza deve dare?”. Se si sbaglia domanda c’è la matematica certezza di non fare un partito, che vive di persone che si sentono rappresentate e per questo sono disposte a dare il proprio contributo, ma un’operazione di riposizionamento di ceto politico, che prima era sotto la bandiera di SEL o del PD e dopo sotto quella di Sinistra Italiana. Peggio: l’ineluttabile esito è quello di confezionare né più né meno un brand da spendere nel marketing politico, come un nuovo marchio di tonno nel mercato dei prodotti in scatola. Il tonno sarà anche di migliore qualità, ma il mercato con le sue regole sempre quello rimane.

Ma mi era parso di capire che la posta in gioco era ricostruire una cultura politica di sinistra in Italia da cui partire per riprendere le battaglie politiche sul lavoro e la democrazia.  E che contestualmente cambiasse le regole della politica volgendo il modello attuale dei partiti-involucri-vuoti-senza-contenuto riconoscibili solo dal leader del momento in un sistema partecipato di conflitto tra diverse rappresentazioni del futuro. Ed è condicio sine qua alla credibilità del progetto la riconoscibilità in un’identità anche simbolica.

E’ evidente che l’avere privilegiato il momento della “chiamata a raccolta” sotto una sigla rispetto a quello della elaborazione politica ha prodotto quel capolavoro che è Sprint, che può stare indifferentemente sul manifesto di un partito di sinistra, di centro, di destra, come anche sul materiale pubblicitario di una stabilimento balneare.

Mi chiedo: sono già stati stampati i manifesti? C’è già stata un’anticipazione di spese? In caso contrario chiedo, da aderente a Sinistra Italiana, di ripensare la comunicazione per la Festa a Pescara prendendo come riferimento i temi discussi nelle varie iniziative che ha tenuti Sinistra Italiana.

Mi chiedo anche: l’ombrellone e slogan insignificante annesso sono opera di un’agenzia di comunicazione?  Nel caso, chi ha vagliato il manifesto, dato che Sinistra Italiana è ancora destrutturata e non è stata formalizzata una catena di responsabilità? E’ stato, nonostante l’incompiutezza organizzativa, sufficientemente condiviso?

E ancora: quando la comunicazione politica assume una rilevanza preponderante rispetto ai contenuti è evidente che il risultato non può essere che qualcosa di colorato che però non fa appello a nessun sentire della comunità-partito. Sarebbe il caso di avviare una riflessione sulla “voracità” della comunicazione che fagocita il pensiero politico. La comunicazione deve essere cura di compagni creativi e non di agenzie esterne: almeno sanno quello che vogliono dire.

Non siamo ancora allo Sprint, c’è ancora tanta strada da fare.

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