Url fonte: http://www.maurizioblondet.it/perche-lultimo-cane-ammaestrato-obbedisce-al-circo-ue/
Questa me l’ero quasi persa. Devo riprenderla dalla UNIAN, l’agenzia di propaganda del regime golpista di Kiev “Il parlamento italiano [dei nominati] , nella risoluzione intitolata ‘Direttive della politica estera europea e italiana nel contesto dei recenti sviluppi mondiali’, ha raccomandato al governo [non eletto] di prendere misure per assicurare l’applicazione degli accordi di Minsk, che devono diventare il prerequisito per la possibile ripresa delle normali relazioni tra Italia e Russia”. Sono gli accordi di Minsk che Kiev viola sotto gli occhi degli osservatori OSCE – che non vedono i quotidiani bombardamenti e l’ammasso di armamento pesante sulla frontiera col Donbass – ma nella neolingua burocratica, significa questo: è Mosca che deve rispettare gli accordi. Il succo è che il parlamento ha approvato il prolungamento delle sanzioni alla Russia, come ci ha ordinato la UE, di altri sei mesi fino al 31 gennaio 2017; e dopo, ancora una volta, a prolungarle deciderà il Consiglio UE, non noi. Ha ratificato come sempre. La richiesta del 5 Stelle di levare le sanzioni è stata bocciata.
Insomma il governo Renzi si è rimangiato le velleità parolaie di spingere la UE a rivedere la politica di sanzioni anti-Mosca. Prego notare: siamo rimasti gli ultimi ad obbedire a una Commissione UE a guida tedesca che – incapace di tutto – smolla su tutti i settori per di mantenere la finzione che esista ancora una UE. Che ha appena subito il Brexit cadendo in confusione. Che si becca male parole e rifiuti da Ungheria,Polonia, e persino dalla piccola Austria per la dissennata politica d’immigrazione e per la ridicola e vergognosa posizione verso il neo-dittatore turco; che viene insultata, ricattata e minacciata ogni giorno da Erdogan. Infine, che ha consentito anche a Spagna e Portogallo di sforare il deficit oltre il cretinissimo 3 per cento (un privilegio che Parigi ha sempre avuto), e praticamente ai due latini concede di far quel che vogliono del loro debito. Solo noi, agli ordini delal UE, eseguiamo come un cagnetto da circo ammaestrato: salta qui, seduto! Cuccia!
Solo a noi il banchiere tedesco Weidmann, il capo della Bundesbank, intervistato in ginocchio dal Corriere, continua a dire i suoi Nein! E a far le bucce al nostro sistema bancario: “Un banchiere centrale che sui problemi di un partner straniero non dovrebbe profferir parola” (così Giulio Sapelli) e invece ci dà ordini. Rovinosi per la nostra economia e le nostre banche, di cui chiaramente vuole il disastro. E in cambio di cosa? Di nulla. Nessun approfondimento dell’unione monetaria, nessun trasferimento, nessuna soluzione ‘europea’ a problemi bancari che riguardano le banche europee, mica solo le nostre.
Da lui abbiamo ricevuto solo la ripetizione delle formule dogmatiche della fede monetaria che ormai, persino la commissione indipendente del Fondo Monetario ha riconosciuto sbagliata e pregiudiziale: un totem a cui “abbiamo sacrificato la Grecia”, hanno ammesso, perché era l’euro che volevamo salvare. Non ci ha guidato l’oggettività tecnica, bensì una serie di pregiudizi e la volontà ideologica.
Varoufakis almeno ha chiesto (invano) le dimissioni di questi tecnocrati che hanno mostrato tutta la criminale incompetenza del regime – appunto – tecnocratico – che i globalismi vogliono imporre al mondo. In Italia, la Sinistra non ha ripreso Varoufakis. Anzi nemmeno i grandi media hanno dato la notizia col titolo giusto, ossia che non nascondesse l’informazione ai non addetti ai lavori. L’abbiamo dovuta trovare sull’ottimo Imola Oggi:
http://www.imolaoggi.it/2016/07/30/fmi-ammette-scrificata-grecia-per-salvare-euro/
Siamo l’unico cane ammaestrato che ancora risponde scodinzolando agli ordini di Juncker. E della Merkel. E si sente onorato che ci sia “un italiano” alla BCE. Il noto “italiano” di Goldman Sachs che ha svenduto i beni del Tesoro italiano in anni lontani, e a quello deve la sua carriera sovrannazionale.
Stress Test: una farsa per metterci sotto
Si vede da come la BCE ha condotto i famigerati stress test. Anche questo m’era un po’ sfuggito, recupero copiando dall’ottimo Iceberfinanza di Andrea Mazzalai, e dai commenti di Giulio Sapelli, uno dei pochi che non le mandano a dire nemmeno quando lo cercano i mainstream.
Vediamo: lo stress test pretende di vedere come sostengono le banche specifiche condizioni di crisi. Ebbene: quello confezionato dalla BCE ha simulato i rischi di un rialzo dell’inflazione e ritorno della sfiducia dei mercati sui debiti pubblici sovrani – due eventualità irreali, specie la seconda, dato che la BCE compra i debiti pubblici a man bassa e i tassi sono zero – mentre ha escluso la simulazione: cosa succede alle banche in un prolungato periodo di deflazione e di tassi [tenuti artificialmente] sottozero, che devastano la redditività delle banche?
Insomma: la BCE ha escluso dallo stress test la situazione presente, quella reale e concreta in cui ci troviamo, e per la quale le banche italiane sono piene di crediti andati a male: per forza, dopo otto anni di deflazione non curata, di asserti salariali e perdita di mercati a favore della Germania. Quindi, sono stati solo una farsa. L’ennesima farsa europea, come titola Mazzalai.
http://icebergfinanza.finanza.com/2016/08/01/stress-test-ennesima-farsa-europea/
Inoltre: la BCE ci ha fatto le pulci sui crediti in sofferenza (i nostri), ma non ha detto sostanzialmente nulla su come svalutare i derivati – un grumo “opaco” ha scritto Onado su 24 Ore, perché si tratta di “titoli privi di mercato”.
Soppesate bene la frase: titoli privi di mercato. Significa che nessuno è tanto scemo da comprarli. E nessuna delle banche che li detengono osa nemmeno mettere in vendita, perché farebbe scoprire che quei preziosissimo attivi che ha nei bilancia valore 100,valgono – quanto? 3? 1? Meno ancora? Nessuno lo sa. E BCE non chiede.
Il valore ‘dichiarato’ [cioè sognato: a quel ‘valore’ l’avevano comprato, i dementi] dei titoli derivati in pancia a 29 banche europee era nel 2014 “7 trilioni di euro”, ossia 7 milioni di miliardi, “il doppio degli Stati Uniti”, e “il valore netto riportato in bilancio superava di 20 volte quello americano”. E in Europa i derivati rappresentano il 20 e passa per cento del patrimonio delle banche, contro il 13 per cento delle banche americane. E come mai la BCE tace? Perché sono le banche tedesche ad essere piene di questi attivi. Di Deutsch Bank e Commerzbank si sa già; adesso s’è scoperto che anche la Bremer è strapiena di titoli tossici sui noli marittimi – deprezzati alla depressione mondiale che ha fatto crollare quelle previsioni. Ben note a qualunque dilettante guardasse il Baltic Dry Index, ma che hanno sorpreso gli specialisti – la Bremer essendo la specialista dei noli navali (altro esempio i quanto i tecnocrati siano più sapienti di tutti noi). Ma ancora non basta:
“Le sei maggiori Landesbanken tedesche hanno bruciato un terzo del loro patrimonio all’inizio della crisi” per aver investito – geniali – nei subprime americani”. Da allora, per 7 anni hanno dichiarato un utile di 0,2 % (in chimica, si parla di “tracce”; in statistica, è sotto l’errore statistico: il +0,2 può essere anche un -0,2) difatti “ nel 2014 sono in rosso”.
E che fa Weidmann? Viene a fare le bucce alle nostre banche e a dare ordini al nostro governo, minacciando.
Lo fa perché glielo lasciamo fare. Orban, Kaczynski, il presidente ceco, il governo austriaco hanno risposto per le rime alla Merkel rinfacciandole i suoi errori. Il circo della UE è in evidente smobilitazione, ha perso la grossa belva chiama UK, l’altra di Ankara ha morso la mano alla Merkel e alla Mogherini, i cavallini dell’Est non vogliono più obbedire a fare il numero previsto dalla clownesca Mutti, i latinos sono lasciati liberi di indebitarsi – tanto Draghi gli compra tutti i titoli.
Tutto lo spettacolo si riduce al barboncino ammaestrato italiano: il solo che salta nel cerchio di fuoco agli ordini di Monsieur (il tizio severo in livrea rossa e stivali da cavallerizzo, con la lunga frusta).
Il perché lo spiega un po’ Sapelli. Parlando en passant di Unicredit, che ha “il tedesco nascosto nel ventre” pronto ad esplodere: una banca germanica, Hvb, “una banca che nessuno voleva perché tutti sapevano che era piena di asset tossici comprati da quello che divenne presidente Unicredit”, ovviamente osannata da Repubblica e dai politici, e da Bankitalia. Il Montepaschi, anch’esso strapieno di derivati per miliardi, acquisti fatti “per mascherare improvvidi acquisti fatti da falsi banchieri e modestissimi massoni”, e poi, certo, anche le sofferenze “perché a Siena un prestito non si nega a nessuno, il credito non si concede, si regala”.
Insomma. Per Renzi e il PD si tratta di ottenere da Monsieur con la lunga frusta il permesso di mettere a carico di noi contribuenti il frutto delle loro sesquipedali incompetenze, delle loro mafie, persino dei loro delitti (Sapelli allude al morto suicidato di cui la moglie affranta chiede giustizia “di fronte a un percorso giudiziario che più lento al mondo non s’è mai visto”); devono coprire gli errori inconfessabili dei loro massoni, che sono anche “modestissimi” persino come massoni, ossia non hanno i numeri per gestire una cartoleria, e si sono presi le banche. Ed hanno più o meno ottenuto il permesso di farlo: ma non con una bad bank vera (che potrebbe persino arrivare a profitto), bensì col fondo Atlante (“Friends of friends o Prodi Boys, chiamateli come volete”, allude Sapelli) ma uno degli ircocervi italioti – centauri pubblico-privati – di cui siamo maestri per nazionalizzare le perdite con artifici giuridici. Atlante infatti “funziona a scappamento ridotto e avrà bisogno di rifornimenti in volo massicci”.
Capito? Facciamo il barboncino ammaestrato, saltiamo sulla sedia delle sanzioni alla Russia, perché il PD, e tutto il sistema dei massoni incompetenti, e non parliamo delle burocrazie inadempienti e incapaci (Bankitalia) possano mettere a carico del contribuente le sue malversazioni e incapacità e omicidi.
Ci stanno tutti, anche gli stranieri – perché “L’Europa ha preferito affidare ai singoli paesi i processi di ristrutturazione: cerotti sulle ferite più gravi ma cronicizzazione dei problemi gravissimi mai risolti”, ha scritto 24 Ore. Fate voi italiani, basta che noi non dobbiamo pagare nulla. Per tradurre il problema, basta un titolo da Dagospia – il media comico-fescennino, il solo livello realistico per raccontare il Paese.
MPS OGGI VALE UN MILIARDO E NE CHIEDE 5 DI AUMENTO DI CAPITALE. IN CASO DI FALLIMENTO, RENZI TORNA A GIOCARE A FLIPPER A RIGNANO. 2. IN PIÙ C’È IL CASO UNICREDIT. IL MERCATO ITALICO NON PUÒ SOPPORTARE DUE AUMENTI DI CAPITALE: 5 MILIARDI PER MPS, 7 PER UNICREDIT. ED OVVIAMENTE LA PREFERITA E’ UNICREDIT.